Da inclusione a sostegno psicologico: le aziende promuovono la salute

(foto Agenda 2030)

“Be healthy” è un panel su alimentazione, stili di vita sani, condivisione, formazione, cambiamento positivo. Se n’è parlato a Milano, ad Agenda 2020

Dal supporto psicologico al punto tamponi “inclusivo” per i dipendenti non vaccinati. Sono molte le azioni messe in campo dalle aziende a favore del benessere dei lavoratori, oggi considerato sempre più un fattore fondamentale per il buon funzionamento di un team aziendale. Ma “healthy” significa anche benessere psicologico, consapevolezza, iniziative per creare momenti di svago e condivisione

Roberto Zecchino, Vice President HR and Organization Bosch Italy and South Europe, Patrizia Radice, Chief HR Officer di Saras Group e Matteo Motterlini, professore di Filosofia della Scienza all’Università Vita-Salute San Raffaele, ne hanno discusso con Barbara Peressoni, Head of Strategy di WI LEGAL, nel corso del panel “Be healthy” alla terza edizione dell’evento Agenda 2030 promosso da WI LEGAL e SHR ITALIA.

Bosch: iniziative per lavorare sulla consapevolezza e supporto medico e psicologico 

Bosch è una multinazionale con quasi 400 mila collaboratori e altrettante consociate nel mondo, per fatturato di oltre 70 miliardi. Un’azienda di grandi dimensioni, dove, spiega Roberto Zecchinato, «i valori aziendali sono sempre stati considerati fondamentali. Meglio: i valori aziendali sono sempre stati interpretati nel quotidiano. Era il 1937 quando Robert Bosch, con una guerra mondiale in corso,  decise di creare un reparto formazione che sviluppasse, già a quei tempi, un modello organizzativo fondato su una giornata lavorativa di 8 ore. Benessere delle persone è sempre stato al centro». Oggi il concetto di “be healthy” viene interpretato in modo nuovi, con numerose iniziative volte al wellbeing. 

«Lavoriamo molto su formazione, benessere, alimentazione, respirazione. Lavoriamo tantissimo sui genitori». Dice Zecchino. «Non tutti hanno figli», continua «ma tutti siamo stati figli. L’esempio dei nostri genitori, anche solo nell’aiutarci, nel sostenerci nelle tappe di crescita, è noto a tutti. L’iniziativa “genitori consapevoli” ci insegna questo, a riflettere sul ruolo del genitore e sul tipo di relazione da instaurare con i propri figli. In azienda, non posso spronare un team se non riesco a dare un minimo di consiglio ai miei figli». 

Ancora: tra le iniziative messe in campo durante la pandemia spiccano proprio quelle per la salute e per il benessere psicologico. «Il Covid-19» spiega infatti Zecchino, «ci ha portato a confrontarci con un’attenzione per i nostri collaboratori e collaboratrici, per la nostra famiglia, ma per la prima volta anche per noi stessi. Questa terza dimensione l’abbiamo sperimentata per la prima volta. E siamo entrati in una dinamica dove una delle chiavi di successo è stata quella di organizzare gratuitamente video consulting medici ma anche di aiuto psicologico. Consulti semplici e veloci. Non esiste una ricetta unica per il wellbeing, perché ognuno ha la sua velocità. ma è fondamentale dare a ciascuno l’aiuto di cui ha bisogno per aiutarlo a stare bene». 

Saras, benessere è anche inclusione: punto tamponi per dipendenti senza green pass

Questa attenzione allo “stare bene” delle persone, Saras Group l’ha interpretata in molte chiavi. Una di queste, proprio in tempi recenti, è l’inclusione: «in periodo di Green Pass» spiega Patrizia Radice, Chief Human Resources Officer di Saras Group, «abbiamo allestito un punto tamponi all’esterno dell’azienda in modo tale da non lasciare indietro nessuno». Saras è una società che opera nella raffinazione del petrolio. Un settore che, chiaramente, anche in tempo di chiusure non si è mai fermato. Quasi la metà dei dipendenti sono impegnati quotidianamente nella raffinazione o produzione dell’energia e in tempo di Covid-19 garantire la loro sicurezza e la loro salute, fisica e mentale, è diventata la priorità.«Abbiamo concesso flessibilità e lavoro agile dove potevamo, ma chiaramente non era possibile per certe mansioni» spiega Radice «quindi abbiamo cercato di massimizzare l’efficacia delle iniziative già presenti mirate proprio a sicurezza e salute». 

Quanto al benessere psicologico, un fiore all’occhiello di Saras è il Cral aziendale, libera associazione che organizza attività culturali e ricreative. «Organizziamo anche attività sportive e sociali, per i dipendenti e per le loro famiglie» prosegue Radice, «dalle borse di studio ai viaggi. E partecipa quasi il 100% dei dipendenti. Questo è molto importante, perché aggrega e crea ingaggio. È un modo per stare insieme, ed è molto apprezzato».  

Motterlini: «abbiamo l’opportunità di cambiare, e di cambiare in meglio» 

Ma “healthy” è anche un obiettivo raggiungibile semplicemente con qualche piccola modifica alle nostre abitudini. E l’ambiente lavorativo è un luogo ideale dove sperimentare e testare nuovi comportamenti.  «Questo è il momento migliore per il cambiamento», suggerisce Matteo Motterlini: «tempo fa si usava molto la parola disruptive, soprattutto in ambito tecnologico. Il Covid-19 è stato disruptive, ma per le nostre abitudini. Le ha spezzate, cambiate in modo dirompente. Quindi, il momento è ora. E non vogliamo tornare alla normalità di prima, vogliamo tornare ad una normalità migliore. In termini di smart working, benessere, bilanciamento casa-lavoro. Dobbiamo imparare ad alimentarci meglio, seguire abitudini più sane. La pandemia non solo ha rotto i nostri comportamenti ma ci ha fatto scoprire quanto i comportamenti siano al centro. Tutto dipende dai nostri comportamenti: mettersi le mascherine, lavarsi le mani, vaccinarsi». 

Il problema è che risulta difficile cambiare se non sappiamo come fare. «E qui» continua Motterlini «ci vengono a sostegno trent’anni di ricerca nelle scienze cognitive. Spesso noi siamo portati a prendere una decisione o un’altra dal contesto in cui decidiamo. Se dico “questo igienizzante delle mani uccide il 95% dei germi” sembra avere un peso diverso rispetto a “questo igienizzante lascia sopravvivere il 5% dei germi”. La cornice orienta la nostra scelta. Possiamo intervenire sull’architettura delle nostre decisioni e influenzare decisioni virtuose senza neanche renderci conto. Nelle scienze comportamentali si dice che se vogliamo che le persone facciano qualcosa, bisogna andare verso “Est”. L’azione da incentivare deve essere easy, social e timely. La scelta che proponiamo come migliore deve essere semplice, la prima opzione, deve venire spontaneo. Da un piatto più piccolo mangiamo meno, perché veicola la norma sociale che quella è la misura giusta. Deve essere social, perché la socialità è la chiave. E deve essere timely, proposta al momento giusto». 

«Ultimo punto» chiosa Motterlini «dobbiamo abbracciare la cultura della sperimentazione. L’azienda è il luogo ideale dove sperimentare, dove mettere in pratica interventi basati sull’evidenza, sulla provata efficacia. Come prima cosa, quindi, dobbiamo fare leva sui giusti meccanismi mentali per progettare ambienti che incentivano la decisione corretta. In secondo luogo dobbiamo vedere se ci abbiamo azzeccato andando a misurare sul campo l’efficacia dei nostri interventi». 

 

Iscriviti alla nostra newsletter

Ricevi gratuitamente le ultime novità, le storie e gli approfondimenti sul mondo del lavoro.