Il nostro comportamento definisce la cultura della nostra azienda. L’invito di Giampaolo Grossi, General Manager di Starbucks Italy, è quindi “live by example”, sii l’esempio che cerchi
Ex calciatore professionista, ex General Manager del Marchesi 1824, locale milanese del gruppo Prada, ma anche ex manager di BiCE, in Florida, e di Alfredo 100, a New York. Giampaolo Grossi, oggi General Manager di Starbucks, ha collezionato moltissime esperienze, di cui larga parte all’estero. «Sono passato dal campo da calcio al campo di caffè» dice con leggerezza. Lungo questo percorso Grossi ha imparato molto. La lezione più importante: mettersi nei panni degli altri, ascoltare con empatia e dare il buon esempio. Specie quando si indossa l’abito da lavoro, perché in quel momento si è prima di tutto l’immagine dell’azienda. E dev’essere un’immagine esemplare.
Giampaolo Grossi è intervenuto alla terza edizione di Agenda 2030, evento promosso da WI LEGAL e SHR ITALIA.
Alla base della cultura aziendale di Starbucks c’è l’amore per ciò che si ha e che si fa. La crescita continua non è dettata dalla necessità di profitto, ma dal desiderio di lasciare un segno. «Il nostro ceo, Kevin Johnson» spiega Grossi «ha lanciato una nuova campagna: people positive, planet positive, profit positive. Tre “p”. Dentro questa idea c’è il concetto del perché l’azienda continua ad espandersi in altre comunità: non c’è la volontà di aumentare il profitto, l’azienda conta già 30 mila punti vendita in 80 paesi. C’è l’idea di portare valori sani in giro per il mondo. È la differenza tra final game e infinite game. Uso una metafora calcistica: se giochi a calcio ogni domenica puoi vincere la partita, puoi vincere anche il campionato, ma quando l’arbitro fischia hai finito. Puoi avere un obiettivo e raggiungerlo, ma non resterà nel tempo. E questo è il final game. Poi c’è l’infinite game, che è la possibilità di tramandare ciò che hai professato nell’arco della tua storia».
Il desiderio di lasciare un segno fa parte dei valori aziendali di Starbucks, e non si riflette solo sugli obiettivi a lungo termine dell’azienda ma anche sul modo di comportarsi e presentarsi che viene incoraggiato nei dipendenti. «Ai miei ragazzi» spiega Grossi «raccomando Live by example. Significa essere l’esempio che tu vorresti vedere negli altri. Una figura iconica che riesca ad ispirare gli altri, su questo dobbiamo lavorare». Un concetto da mettere in pratica tutti i giorni, nelle cose quotidiane: «nella nostra giornata» continua Grossi «noi siamo sia operatori che clienti. Operatori quando indossiamo la divisa, diciamo, ma anche clienti quando andiamo al ristorante, acquistiamo qualcosa, prendiamo il tram. Stranamente, da clienti non siamo in grado di voler vedere cosa vorremmo vivere e cosa possiamo imparare dagli altri. Magari il comportamento di un operatore distratto ci infastidisce, ma non ci accorgiamo che noi al suo posto facciamo lo stesso. Quando lavoriamo nel pubblico ognuno è osservato e visto: dobbiamo tenerne conto e agire di conseguenza».
Anche l’atteggiamento di un buon capo deve essere coerente con le aspettative del suo team: «e soprattutto i giovani» conclude Grossi «si aspettano figure a cui ispirarsi, ma anche da cui essere compresi. Sono desideri diversi rispetto a quelli che aveva la mia generazione e non possiamo ignorarli. Un leader deve essere empatico, capace di ascoltare e comprendere la situazione altrui. Io ci provo tutti i giorni, a volte ci riesco a volte no, ma ci sto lavorando».