L’HR Director deve essere multitasking e lungimirante. Le doti di Gianfranco Cocchi

Gianfranco Cocchi
(In foto Gianfranco Cocchi, HR Director STEF Italia S.p.a.)

L’HR deve saper comprendere le situazioni e rispondere velocemente a settori diversi. Gianfranco Cocchi, HR Director di STEF Italia S.p.a, azienda leader nel comparto logistico, racconta il suo percorso professionale

Gianfranco Cocchi si laurea in Giurisprudenza all’Università di Bologna, per poi entrare nel mondo del credito. Un paio d’anni dopo, conosce il settore della logistica, incontrando la famiglia Bartolini, uno dei colossi nazionali dei trasporti, per poi spostarsi alla Artoni, dove prende il primo contatto con l’ambito HR, e assume per la prima volta la funzione di dirigente HR. Oggi è HR Director di STEF Italia S.p.a., multinazionale francese leader nel comparto logistico.

Ci racconti il tuo percorso professionale? Come sei arrivato ad occuparti di risorse umane?

«Porto con me la passione per l’ambito HR da quando ero ragazzo e mio padre, che lavorava in banca, mi raccontava del ruolo di ‘direttore del personale’, come si chiamava allora l’HR Director. Mi piaceva l’autorevolezza di questa figura, deputata a selezionare i talenti migliori di un’azienda. Il percorso di avvicinamento al mio incarico attuale è stato tortuoso: una volta terminati gli studi, ho lavorato nel settore del credito, e solo successivamente sono entrato nella logistica.

Dopo l’esperienza con Bartolini, sono entrato in Artoni dove son rimasto per 10 anni, e dove ho avuto l’opportunità di cimentarmi con l’ambito delle risorse umane. Nel corso dei primi 5 anni mi sono occupato dell’ambito Organizzazione, metodi, processi e Qualità, di cui ero responsabile, mentre nei successivi 5 li ho spesi nell’ambito Risorse Umane.  Ho frequentato numerosi corsi e conseguito Master dedicati alle HR, mettendomi alla prova nella funzione di HR Director in Artoni: all’epoca l’azienda contava 500 dipendenti diretti e altri 1.200 indiretti, ed era indispensabile individuare una figura professionale che si facesse carico di gestire questa parte dell’organizzazione.

Con il cambio di management in Artoni, insieme ad un gruppo di colleghi e collaboratori sono approdato in STEF, che oggi conta circa 1.000 dipendenti diretti e circa 2.000 collaboratori indiretti, dove abbiamo partecipato ad un cambio culturale molto importante, investendo molto sulle persone, in un momento in cui i risultati in termini di produttività non arrivavano. Una scommessa vincente, che mostra la lungimiranza dell’azienda».

La sede Stef
(foto STEF)

Che attenzione pone STEF alle HR? Come declina il benessere in azienda?

«In STEF consideriamo fondamentale la formazione dei dipendenti, e altrettanto centrale è intervenire con iniziative e percorsi dedicati a fortificare la motivazione dei lavoratori, e il loro senso di appartenenza all’azienda. Dei 100 ragazzi e ragazze assunti, il 35% ha assunto funzioni manageriali: è un’ottima percentuale, che evidenzia come sia possibile fare carriera all’interno di STEF, e quanto le persone lavorino con passione e impegno.

Nel 2015 abbiamo avviato un percorso di fidelizzazione dei lavoratori, dando la possibilità di acquistare una piccola quota di uno dei tre fondi proprietari di STEF. Ad ogni investimento fatto dai dipendenti che acquistano la quota societaria, corrisponde un congruo numero di azioni: ad esempio, per un investimento di 1.000 euro, corrisponde un abbuono pari a 550 euro. La quota può anche non essere piccola, si possono investire anche 18k all’anno, ma il contributo massimo aziendale è di 2.050 euro. Questo, da una parte consente ai lavoratori di trovarsi una discreta somma aggiuntiva ogni anno e alla scadenza del proprio investimento, dall’altro consolida il senso di appartenenza, e ognuno di loro avverte come propria una piccola parte dell’azienda per cui lavora».

Quali strumenti utilizzate per accrescere la motivazione delle risorse umane, specie in un settore così complesso come quello della logistica?

«Riteniamo sia molto importante che chi inizia a lavorare in STEF tocchi con mano ogni mansione, e l’impegno necessario a portarle avanti. La logistica è un comparto semplice, in apparenza, ma molto complesso nelle funzioni interne: si fanno turni di notte, anche sei giorni alla settimana e durante i giorni festivi, assumendosi responsabilità e faticando. Solo chi vive davvero questi aspetti potrà, un domani, essere un manager credibile.

L’impegno e la voglia di migliorarsi sono le leve che contribuiscono ad aumentare la motivazione che, a sua volta, si traduce nella fidelizzazione all’azienda. Inoltre, in STEF non è contemplata la dimensione dello stage: quest’ultimo viene sostituito dal contratto di apprendistato, che in STEF viene retribuito in media il 20% in più rispetto a quanto avviene in altri competitor. Questo contribuisce sia ad aumentare il nostro employer branding, sia a ridurre il turn over. Le persone continuano a lavorare con noi».

Che caratteristiche deve avere, secondo te, un buon HR Director?

«Deve necessariamente saper capire e interpretare persone e situazioni in modo rapido ed efficace. Dobbiamo essere multitasking, adattarci a dare continue risposte velocemente e alle necessità più disparate. Ma, cosa ancora più importante, dobbiamo avere una visione: costruiamo oggi le squadre degli anni futuri, e in questo caso la lungimiranza è una dote fondamentale».

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