La startup nasce per formare giovani talenti, in particolare donne, avviandoli all’ICT. L’obiettivo è quello di creare un vivaio di risorse umane da trattenere sul territorio, connettendole con il resto del mondo tramite smart working
Nei prossimi 4 anni, in Italia, mancheranno circa 300 mila figure professionali del digitale. Per la prima volta, secondo le previsioni, l’offerta di lavoro schiaccerà letteralmente la domanda. Per contro, le donne nell’ICT (information communication technology) sono ancora mosche bianche. Su questi presupposti poggia Edgemony, startup siciliana nata con l’obiettivo di aiutare studenti, professionisti e aziende a colmare il digital skills gap sfruttando a proprio vantaggio la trasformazione digitale che sta cambiando il mondo.
La startup offre percorsi di formazione di alta qualità dedicati ai giovani siciliani. In particolare il progetto “coding women” mette a disposizione 12 borse di studio per formare sviluppatrici donne, collaborando a colmare il gender gap in ambito tecnologico. Edgemony nasce in un territorio difficile, dove la disoccupazione è molto alta: quella femminile, poi, raggiunge il 30%. Come invertire questa tendenza? Secondo Marco Imperato e Daniele Rotolo, fondatori di Edgemony, la formazione, insieme allo smart workingÈ una nuova modalità di svolgimento dell’attività lavorativa, introdotta dalla l. 81/2017 e caratterizzata dall’assenza di precisi vincoli di orario e di luogo di lavoro per il dipendente. More, possono essere gli strumenti giusti per instradare le giovani generazioni verso un settore lavorativo in fortissima espansione, investendo al contempo sullo sviluppo del territorio.
Marco Imperato e Daniele Rotolo hanno maturato entrambi una lunga esperienza in Italia e all’estero. Poi hanno deciso di rientrare sull’isola e dedicarsi ad Edgemony insieme a Ugo Parodi, founder di Mosaicoon e socio della startup. «Crediamo fortemente» spiegano «che la Sicilia possa diventare un polo di attrazione per aziende, professionisti e studenti da tutto il mondo e cambiare per sempre la percezione che la nostra terra ha da parte di chi non è nato qui. Sappiamo anche che sarà molto difficile, ma abbiamo le idee chiare su come farlo accadere. Il primo passo è quello di creare una generazione di persone che abbiano le competenze e il mindset per sfruttare a pieno le opportunità professionali che il digital ci offre ogni giorno».
La formazione di qualità e lo smart working, secondo gli imprenditori, indicano la strada invertire il trend, che vede la Sicilia come terra soprattutto di cervelli in fuga. Due gli obiettivi che si sono posti gli startupper: da un lato, lavorare sull’impatto sul territorio con la formazione di qualità; dall’altro, costruire un ponte con il nord Italia e con il resto d’Europa, agevolando l’inserimento e la connessione dei talenti del sud ad aziende e altri professionisti.