Hiring, training, retention: ecco le nuove sfide per gli HR

(foto Shutterstock)

Ne parliamo con Raul Mattaboni, AD di F2A, che da sessant’anni aiuta le imprese a migliorare l’organizzazione aziendale a supporto dei direttori HR e dei CFO

F2A ha alle spalle sessant’anni di esperienza proprio in ambito HR e Amministrazione e Contabilità: un’impresa ormai storica, che nella gestione dei processi critici per le aziende ha visto l’evoluzione del settore HR lungo un arco di tempo di oltre mezzo secolo.

La società, oggi guidata da Raul Mattaboni, conta 17 uffici in Italia più due presidi in Albania, oltre 1.000 collaboratori e ha superato i 75 milioni di fatturato nel 2022, con obiettivi di crescita a doppia cifra nel 2023. Ne parliamo con Raul Mattaboni, amministratore delegato di F2A.

Dal vostro osservatorio privilegiato, quali cambiamenti notate?

“Quello che rileviamo è che è cambiato il paradigma che vedeva nel lavoro la prima forma di realizzazione personale. Sicuramente è ancora molto importante ma le nuove generazioni hanno ribaltato le priorità, per molti motivi. E anche le persone con più anni di esperienza stanno cambiando, più lentamente, atteggiamento”.

“Lo stesso ruolo sociale del lavoro sta cambiando: ce lo dimostra la Great Resignation negli Stati Uniti, la cui onda lunga si sta facendo sentire anche in Italia. Il cambiamento è talmente rapido che ancora è difficile trovare un orientamento”.

“La grande sfida, oggi, è trovare i talenti, portarli a bordo e mantenerne alta sia la formazione che la motivazione. Hiring, training, retention di talenti: questi sono gli obiettivi per chi lavora nelle risorse umane”.

(in foto: Raul Mattaboni, AD di F2A)
(in foto: Raul Mattaboni, AD di F2A)

Come vincere queste nuove sfide, dunque? 

“In primis puntando sulla flessibilità. Un nuovo valore oggi molto richiesto e a cui sempre meno professionisti sono disposti a rinunciare. Altrettanto importante è investire sul well-being delle persone e su strumenti di welfare efficaci. La parità di genere e più in generale politiche per l’inclusione, allo stesso modo, collaborano a costruire un ambiente più coinvolgente a livello emotivo, e non solo economico”.

“Questa, del resto, è la vera risposta alle nuove esigenze. Per la mia generazione avere un buon lavoro significava soprattutto avere uno stipendio soddisfacente e una prospettiva di crescita di carriera di lungo termine che ti permettesse una buona qualità di vita. Ma per le nuove generazioni la questione è molto più sfaccettata e l’orizzonte temporale di riferimento per le valutazioni si è accorciato”.

“Per gestire la situazione ci vogliono strumenti, conoscenza, tanta voglia di mettersi in gioco con nuovi modelli gestionali. Anche comunicare è importantissimo: in F2A, per esempio, ogni due mesi si tiene un incontro di due ore durante il quale condivido con tutti i dipendenti le strategie, gli obiettivi, gli avanzamenti di progetto, le novità e i numeri, in totale trasparenza. La comunicazione funziona anche al contrario: i dipendenti possono scrivermi quando vogliono e condividermi pensieri e osservazioni, sul modello della “cassetta della posta” inaugurata dai giapponesi molto tempo fa”.

Quali altre iniziative mette in campo F2A per i dipendenti?

“Siamo partiti con lo smart working nel 2019, quindi prima della pandemia, e quando ci siamo ritrovati obbligati a lavorare tutti da casa il passaggio non è stato così traumatico. Sicuramente però l’esperienza ha lasciato un solco profondo. Pensiamo solo alle riunioni e agli incontri in video: non molto tempo fa sarebbero sembrati strani, oggi sono la normalità”.

“Per quanto riguarda l’organizzazione interna, in F2A abbiamo contrattualizzato la presenza in ufficio per un massimo di 3 giorni alla settimana e investiamo molto sulla formazione e sull’aggiornamento: upskilling e reskilling sono fondamentali in questo mondo del lavoro in così rapida evoluzione”.

“E un altro dei nostri KPI è anche colmare il gender gap: attualmente abbiamo il 40% di donne nel comitato direttivo e anche tra gli azionisti le donne sono poco meno della metà. Raggiungere la parità è una delle sfide più grandi dei nostri tempi perché di fatto i carichi di cura e il peso della gestione familiare pesano ancora in gran parte sulle donne, ma è un obiettivo importante ed è nostro dovere agire con il massimo impegno per trovare strumenti e soluzioni”.

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