Le HR sono il fulcro delle aziende. Andrea Arrighi, Vice Presidente Risorse Umane Lagardère Travel Retail Italia

Vice Presidente Risorse Umane Lagardère Travel Retail Italia
(In foto Andrea Arrighi, Vice presidente Risorse Umane Lagardère Travel Retail Italia

Le HR sono il cardine della crescita aziendale. La storia professionale di Andrea Arrighi, Vice Presidente Risorse Umane Lagardère Travel Retail Italia, come testimonianza di una trasformazione epocale

Laureato in Legge all’Università degli Studi di Ferrara, Andrea Arrighi ha deciso di approfondire i temi legati all’area HR, seguendo un corso di specializzazione alla School of Management Bocconi, che di fatto ha segnato il suo futuro lavorativo e le successive tappe professionali. Andrea Arrighi, oggi Vice Presidente Risorse Umane Lagardère Travel Retail Italia, considera fondamentale il cambiamento in atto in ambito aziendale, che vede al centro il capitale umano, il cui benessere e la cui motivazione sono elementi indispensabili alla produttività di ogni realtà imprenditoriale.

Ci racconti  il tuo percorso professionale, com’è iniziato, e come sei arrivato ad occuparti di Human Resources?

«Durante gli studi universitari mi sono appassionato ai temi del diritto sindacale e ho deciso, quindi, di frequentare un corso di specializzazione in SDA Bocconi sui temi gestionali delle risorse umane. Ho iniziato il mio percorso professionale nell’HR in Montedipe, nell’ambito del Petrolchimico di Porto Marghera, che all’epoca era una grande scuola formativa per chi voleva occuparsi di risorse umane. Lì, da neolaureato, mi sono occupato di Relazioni Sindacali e Sviluppo Organizzativo. Successivamente ho lavorato in Nordica, come Responsabile delle Relazioni Sindacali, e poi in Seima Italiana, Stefanel, AcegasAps, fino ad arrivare in Lagardère Travel Retail, dove ricopro sempre il ruolo di Direttore Risorse Umane».

Come si è evoluto, secondo te, il ruolo degli HR manager nel corso degli ultimi anni? Cosa è cambiato e perché?

«Ritengo che l’evoluzione più significativa si sia realizzata negli ultimi 5-10 anni, ed è connotata da una maggiore attenzione alle “persone”, sempre più considerate come soggetti fondamentali nel raggiungimento degli obiettivi che l’azienda si prefigge. Per anni si è parlato di coinvolgimento, di condivisione e ascolto ma, per lungo tempo, mi sono parse parole vuote, poco vissute. Ora, invece, mi sembra che una nuova cultura si sia fatta strada nei giovani professionisti HR, e nelle aziende. Una visione più moderna e più coinvolgente verso l’unico vero patrimonio che garantisce o meno i risultati all’azienda, ovvero i propri collaboratori».

Che significato ha il ruolo degli HR, oggi, in un’ottica di economia sostenibile?

«Penso che non sia una responsabilità specifica ed esclusiva di chi fa HR nelle aziende, ma un impegno da condividere con le altre funzioni aziendali. Se pensiamo agli obiettivi dell’Agenda 2030, in essa sono contenuti impegni che coinvolgono un ampio spettro delle attività d’impresa. Noi, a livello di Gruppo,  da due anni abbiamo avviato un progetto denominato P.E.P.S. (Planet,Ethics,People,Social), che attraversa e comprende tutti gli obiettivi. Forse, compito dell’HR sarà quello di dare una visione organizzativa ed uno stimolo di coordinamento per il raggiungimento integrato di tutti o molti degli obiettivi dell’Agenda».

Parità di genere, rispetto della diversity e inclusione nella crescita delle aziende: come incidono nell’employer branding, specie rispetto ai lavoratori più giovani?

«Questi saranno i temi emergenti e più significativi nei prossimi anni, e avranno una doppia valenza per le imprese, una interna ed una esterna. Quella interna sarà legata alla richiesta indubbia, e forte che proverrà dalle nuove generazioni assunte dalle aziende, che quali considereranno “fondante” appartenere ad una comunità che creda e si impegni su tali aspetti. Solo le aziende che lavoreranno seriamente, e con convinzione, in questi ambiti saranno in grado di attrarre e trattenere i giovani talenti. Aggiungo un altro tema che per i giovani sarà altrettanto discriminante nello scegliere dove lavorare, e cioè “l’equilibrio vita-lavoro”.

La valenza esterna è legata ai consumatori, ai clienti che poi non saranno altro che le stesse nuove generazioni; saranno disposti a pagare anche di più i prodotti, e a sceglierli con frequenza, purché provengano da aziende sane ed “etiche”. Le aziende percepite poco attente saranno perdenti».

Quali sono le iniziative più significative che hai realizzato nella tua esperienza professionale riguardo al tema del benessere delle persone in Lagardère?

«Lagardere Travel Retail Italia è una delle 112 aziende italiane certificate Top Employer nel corso del 2021, per il terzo anno consecutivo. Abbiamo sviluppato avanzati modelli di training digitali per raggiungere tutti i nostri collaboratori; coinvolto le nostre persone attraverso indagini di clima per comprendere le criticità dell’organizzazione; promosso corsi per le neomamme; avviato lo smart working quando in Italia si era ancora ad una fase embrionale; attivato processi di supporto psicologico in questa difficile fase ma, soprattutto, siamo un’azienda dove la presenza femminile è molto elevata: il 70% delle nostre 1.600 persone sono donne, il nostro Comitato di Direzione è al 43% composto da colleghe, così come il 39% dei Quadri aziendali e il 67% degli store managers. Penso che abbiamo fatto molto, ma tanto altro vogliamo ancora fare».

Quali sono le doti principali che deve avere chi si occupa di risorse umane?

«Un bravo professionista HR, oltre ad avere competenze tecniche maturate, deve possedere alcune caratteristiche o doti particolarmente significative che si identificano nella capacità di ascolto, nel dialogo, nel convincimento e nella sintesi delle diverse opinioni che un’organizzazione esprime nei vari momenti storici».

Quali consigli daresti a chi si trova all’inizio, o in un momento di svolta, del proprio percorso professionale? Quali caratteristiche e competenze portano a un percorso di carriera vincente?

«Ai giovani che vogliono impegnarsi nell’ambito HR direi che è vincente chi sa costruire relazioni stabili e proficue, chi sa essere retto e credibile e, soprattutto, chi è riconosciuto come leader di indiscussa moralità, anche nei momenti complicati e difficili».

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