Il benessere psicologico entra in azienda. L’esperienza di Gianmarco Pinto, Business coach psychologist

Il benessere psicologico entra in azienda. L’esperienza di Gianmarco Pinto, Business coach psychologist
(In foto Gianmarco Pinto, Business coach psycologist)

Con il remote working cresce il bisogno di ascolto da parte di manager e collaboratori. Gianmarco Pinto sostiene le HR attraverso il supporto psicologico e la gamification

Mai come oggi le aziende stanno toccando con mano quanto sia importante il benessere psicologico delle persone, siano esse dipendenti, collaboratori, o figure dirigenziali. L’emergenza sanitaria determinata dal Covid ha trasformato anche il mondo del lavoro, modificando la percezione delle priorità nelle persone, e accelerando notevolmente un processo di trasformazione già avviato da tempo.«Vita lavorativa e vita privata non sono mai state separate, in realtà – spiega Gianmarco Pinto, Business coach psychologist e Temporary HR manager  –. Ma con il remote working, le persone hanno visto invadere dal lavoro la propria vita, e in generale abbiamo scoperto di avere altre necessità. Il mondo del lavoro è di fronte ad una vera e propria sfida». 

Di cosa si occupa Gianmarco Pinto

Laureato in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni all’Università di Bologna, Gianmarco Pinto è specializzato nella consulenza strategica nell’ambito HR, e nel supporto alle start up nei momenti di difficoltà, crisi o cambiamento. In particolare, mette a disposizione degli HR manager e dei loro collaboratori, tutta la sua esperienza in qualità di Business coach psycologist, in un momento di trasformazione senza precedenti. Lo fa attraverso due strade che spesso procedono parallelamente: il supporto psicologico nelle organizzazioni, e la gamification.

Il benessere psicologico nelle aziende

Gianmarco Pinto si occupa di creare una cultura manageriale sana all’interno delle organizzazioni, partendo dal presupposto che le persone sono le risorse più importanti. «Il benessere psicologico è diventato uno dei parametri di scelta centrali per i lavoratori –, sottolinea Gianmarco Pinto –. Siamo entrati in un’epoca storica in cui le persone hanno scoperto nuove priorità, e non si tornerà indietro da ciò. C’è la consapevolezza che il benessere psicologico nell’ambito lavorativo non sia affatto disgiunto da quello legato alla vita privata, tutt’altro. Gli HR manager devono fare i conti con una nuova realtà: il Covid-19 ha portato molti lavoratori, a tutti i livelli, a rivedere la propria vita professionale, spesso cambiandola e facendo scelte alternative, nonostante la posizione lavorativa stabile e ben remunerata. Uno scenario stravolto, che mette le aziende di fronte alla necessità di investire nel benessere delle risorse umane». 

Supportare le organizzazioni da un punto di vista psicologico

«Il malessere nel contesto lavorativo da parte dei dipendenti e collaboratori porta a conseguenze pesanti per le aziende –, spiega Gianmarco Pinto –, in termini di riduzione delle performance, aumento dell’assenteismo, elevato turn-over con successiva perdita di professionalità formate importanti. Le aziende stanno comprendendo il cambiamento in atto, e stanno considerando nuovi investimenti in quest’ambito. Con il Covid si sono andati potenziando i servizi di sportello psicologico nelle aziende, ma tutto ciò diventa inutile se non c’è il supporto e la condivisione dell’HR manager». Per questo motivo, Gianmarco Pinto preferisce mettere in pratica le sue competenze in ambito psicologico in modo trasversale, lavorando il più possibile con l’interezza delle organizzazioni, e non solo con una parte di esse. 

«La figura del manager è completamente cambiata, non ha più soltanto un ruolo operativo e gestionale, ma è divenuto un punto di riferimento per le persone, che ha il compito di ascoltare le necessità e le difficoltà dei lavoratori. Io mi occupo di affiancarli per aiutarli a sviluppare queste competenze di relazione, in modo da migliorare sempre di più il clima nel contesto lavorativo, e aumentare le possibilità di crescita delle aziende».

La gamification

Utilizzare il gioco come strumento di apprendimento, piuttosto che di selezione, è uno degli approcci più innovativi verso cui guardano le aziende e gli HR manager.  La gamification può essere considerata come l’impiego di elementi mutuati dai giochi e delle tecniche di game design, in contesti non ludici, nella fattispecie, nell’ambito business. «I giochi rendono le persone più motivate a fare cose che altrimenti non farebbero –, dice Gianmarco Pinto –. Il gioco può essere un elemento vincente, ad esempio nei processi di selezione del personale. Invece di procedere con i colloqui tradizionali o attraverso i questionari, i candidati vengono invitati a giocare ai videogame per valutarne le competenze trasversali, capire che tipologia di leadership possano avere, e molto altro. Personalmente, applico la gamification e il gioco per i processi di selezione e nei contesti di coaching, nella consulenza, o nei contesti formativi, e sempre con risultati soddisfacenti per le aziende.

Iscriviti alla nostra newsletter

Ricevi gratuitamente le ultime novità, le storie e gli approfondimenti sul mondo del lavoro.