Le HR come motore delle aziende. Teo Noschese, Chief Human Resources Officer di Nice

img 1: “Teo Noschese, Chief Human Resources Officer di Nice”
(In foto Teo Noschese, Chief Human Resources Officer Nice)

Elasticità mentale, resilienza e capacità di ascolto: le caratteristiche di chi si occupa di human resources secondo l’esperienza di Teo Noschese, Chief Human Resources Officer di Nice

Dopo la laurea in Giurisprudenza all’Università di Bari, e il conseguimento di due Master, rispettivamente alla Luiss Business School e all’Università Bocconi, Teo Noschese è stato HR Director per Iveco, per poi occuparsi sempre di human resources in Alstom Grid e in General Electric. La sua esperienza e la passione per l’ambito HR, lo ha portato in Nice, multinazionale leader nei sistemi di automazione integrati, che ha fatto del benessere organizzativo un imperativo categorico.

Cosa significa occuparsi di Human Resources, e che importanza riveste per le aziende, l’attenzione a quest’ambito?

«La persona è il fulcro, e la base delle nostre organizzazioni. Tutto il successo di un’azienda si basa sulle proprie risorse, sulla capacità di farle crescere e sviluppare in un ambiente di lavoro positivo, capace di formare collaboratori motivati, spinti da una forte determinazione, e da principi etici e valori condivisi con la vision e la mission aziendale».

Qual è stato il tuo percorso di formazione e professionale? Come sei arrivato in Nice?

«Dopo una formazione in ambito giuridico, ho iniziato il mio percorso professionale nelle risorse umane nel Gruppo Fiat e, successivamente, in Alstom e General Electric. Tali esperienze mi hanno permesso di avere importanti ruoli anche all’estero, come ad esempio in Australia, Medio Oriente e America Latina. Quando sono rientrato in Italia sono approdato in Nice, attratto soprattutto dal progetto di crescita e sviluppo dell’azienda a livello internazionale».

Come ti sei avvicinato all’ambito HR?

«Le risorse umane sono, da sempre, una mia grande passione. Ho avuto la fortuna di concretizzare il mio interesse subito dopo la laurea in Giurisprudenza grazie a uno stage in area Relazioni Industriali di un gruppo multinazionale. Da lì è iniziato il mio percorso professionale, che è rimasto a tutt’oggi nello stesso ambito».

Che complessità presenta il vostro settore relativamente alla gestione delle risorse umane? Che competenze richiede l’organizzazione dei ritmi di questo settore?

«È sicuramente una materia complessa che deve essere gestita con la massima attenzione. Le risorse umane sono il “motore” dell’azienda, e da loro dipende il successo dell’intera organizzazione. Fin dalla fase iniziale di recruiting è fondamentale saper individuare i profili più adatti dal punto di vista sia della preparazione che caratteriale, con cui dovrà poi instaurarsi un rapporto di reciproco rispetto e soddisfazione.

Per tale obiettivo, quindi, è fondamentale poter offrire dei piani di formazione e crescita, ma anche saperle motivare positivamente per evitare che ci sia un turnover elevato, che comprometterebbe l’armonia dell’ambiente di lavoro e, di conseguenza, i risultati aziendali».

Che caratteristiche deve avere, secondo te e in base alla tua esperienza, chi si occupa di Human Resources?

«Sicuramente la passione è il primo requisito, poi la capacità di ascolto, la resilienza e, allo stesso tempo, avere quella elasticità mentale che permetta di comprendere e andare incontro alle esigenze di ciascuno. La funzione HR ha, inoltre, l’importante compito di dover essere un modello comportamentale positivo per tutta l’organizzazione».

Come avete tradotto il tema ‘smart working’ in Nice?

«Come per molte realtà, l’introduzione dello smart working è stata, inizialmente, la reazione ad una situazione di emergenza senza precedenti. Le aziende hanno dovuto riorganizzarsi da zero e in fretta, per assicurare quanto più possibile la continuità di business e, contemporaneamente, garantire sicurezza dei dipendenti.

Il modello ha funzionato e, ad oggi, abbiamo mantenuto una modalità di smart working ibrido, che prevede un regime misto tra presenza in ufficio e lavoro da remoto, focalizzando sempre l’attenzione sulle effettive necessità di business e sulla qualità del lavoro svolto dai nostri team. Questo approccio al lavoro ha innescato sicuramente un percorso di profondo cambiamento culturale che, da un lato, richiede un’evoluzione dei modelli organizzativi aziendali, dall’altro un rapporto di reciproca fiducia tra datore di lavoro, management e dipendenti che, in questo modo, possono avere un bilanciamento migliore tra qualità della vita personale e lavorativa.

In questo contesto la tecnologia giocherà un ruolo fondamentale, e avrà l’importante compito di connettere persone, spazi e processi di business con l’obiettivo di innovare, coinvolgere le persone e i gruppi di lavoro e aumentare la produttività».

Come considera Nice il tema del benessere organizzativo, e come lo declina?

«Nice, storicamente, è stata sempre un’azienda pioniera in tal senso. D’altronde, la nostra stessa mission aziendale è “Un mondo senza barriere”, con l’intento di migliorare la qualità della vita delle persone ogni giorno in totale sicurezza e comfort. Allo stesso modo, cerchiamo di far vivere i nostri dipendenti in azienda offrendo ambienti di lavoro ampi, luminosi e innovativi.

Nella nostra sede di Oderzo (TV) abbiamo una mensa interna, una caffetteria e una palestra a disposizione dei dipendenti, oltre ad aree di socializzazione e contaminazione. Organizziamo iniziative e workshop a tema: ad esempio, prossimamente lanceremo un importante progetto di Diversity & Inclusion all’interno del nostro piano di sostenibilità».

In Nice i momenti di formazione, aggiornamento e condivisione sono cresciuti nel tempo. Come li state gestendo in questo delicato momento?

«Il periodo Covid non ci ha fermato, ma abbiamo rimodellato le nostre iniziative di formazione ed erogato quasi esclusivamente training online, sviluppato importanti iniziative, workshop e corsi di formazione via remoto. Il modello ha funzionato, e stiamo continuando a investire in questa modalità».

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