Massimo Dell’Acqua (Ceo Euronics) e Alessandro Braga (Corporate Transformation Director Talent Garden) ne parlano ad Agenda 2030
Ormai da decenni il mondo (digitale e non) è sempre più in rapida evoluzione. Dall’avvento del Covid-19 in poi, questo cambiamento ha subito un’accelerata che, fino a poco prima, nessuno avrebbe ritenuto possibile. In ambito aziendale queste trasformazioni impongono cambiamenti che stanno già abbracciando la formazione, i processi, la sperimentazione. Ne abbiamo parlato con Massimo Dell’Acqua (ceo Euronics) e con Alessandro Braga (Corporate Transformation Director Talent Garden) nel corso di Agenda 2030 “Viaggio nel lavoro che cambia”. L’appuntamento, giunto alla sua terza edizione, è promosso da WI LEGAL (uno tra i maggiori studi di diritto del lavoro) e SHR ITALIA, una delle più importanti società che si occupano di informazione, formazione e ricerca sui temi giuridici che interessano il mondo del lavoro.
Euronics: la trasformazione digitale e la sfida della formazione
In Euronics, azienda da 350 negozi e circa 6300 collaboratori sul territorio nazionale, la governance è molto complessa. Uno dei punti di forza della catena è la gestione dell’ultimo miglio, ovvero, per un negozio che vende tecnologia, la relazione con i clienti. Attività che la trasformazione digitale ha investito soprattutto sotto due aspetti. «Il primo ‒ dice Massimo Dell’Acqua ‒ riguarda i processi, mentre il secondo riguarda l’accompagnare il cliente nella scelta. Un passaggio, quest’ultimo, non così semplice e scontato: un conto è vendere un telefonino a un 18enne che potrebbe spiegare le specifiche tecniche ai nostri venditori, un altro è vendere lo stesso telefonino ad una persona di una certa età che come sposta la sim si vede sparire la rubrica, e va supportata».
Il covid ha aggiunto una terza sfida: improvvisamente, uno dei paesi con la migliore copertura di smartphone al mondo, ha scoperto di aver bisogno dei computer per supportare DAD e lavoro da remoto. Quindi, dal nulla, la necessità è stata quella di avere anche molto personale formato sulla vendita di pc.
La soluzione di Euronics: creare gruppi di lavoro misti
La soluzione apparentemente più pratica poteva essere delegare questo compito, per intero, alle risorse più giovani. Ma l’azienda ha scelto una soluzione diversa: «Abbiamo deciso di creare dei gruppi di lavoro misti ‒ spiega ancora Dall’Acqua ‒ perché sempre di più le soluzioni vengono fuori mixando la squadra. In secondo luogo, siamo partiti con un progetto di formazione mirato a garantire gli strumenti per affrontare il mondo del business oggi. Abbiamo scelto dei partner nuovi, Talent Garden ed H Farm, e con loro abbiamo scelto dei progetti formativi in grado di uscire dagli schemi tradizionali. In secondo luogo abbiamo messo a disposizione dei lavoratori una piattaforma su interfaccia fruibile al 100% da mobile».
I progetti si sono svolti su due livelli: il primo orizzontale, dedicato a tutti i dipendenti e finalizzato a dare un aggiornamento su temi e trend che riguardano l’innovazione. Il secondo più verticale, legato ad una specifica categoria di lavoratori (i category) per accompagnarli nella nuova “interpretazione” del loro mestiere, alla luce dell’impatto delle nuove piattaforme tecnologiche e delle attività di marketing.
L’innovazione tecnologica, del resto, non ha a che fare solo con supporti informatici di ultimissima generazione. Prima di tutto, è un modo di pensare e di vedere il mondo. Una capacità che l’uomo ha iniziato a sviluppare in un punto piuttosto preciso della propria evoluzione, circa 70 mila anni fa, quando nella natura ha iniziato a trovare strumenti da piegare al proprio servizio. «In quel momento ‒ spiega Alessandro Braga, Corporate Transformation Director Talent Garden ‒ abbiamo iniziato a sviluppare tecnologie. E questa è la specificità più chiara della nostra linea evolutiva, la cosa che sappiamo fare meglio. Con il Covid abbiamo mostrato una capacità di adattamento incredibile, altre specie si sarebbero estinte. Questa capacità di trovare soluzioni nuove, adattandosi alle nuove necessità, è quello che in Talent Garden chiamiamo approccio creativo, o tech creativity».
Come mettere a frutto, oggi, questa capacità connaturata alla nostra specie? Alessandro Braga mette a fuoco tre grandi sfide. La prima è l’accoglienza dei “neonati”, ovvero delle nuove leve, delle giovani generazioni. Creare un dialogo intergenerazionale non è semplice né scontato, ma è essenziale per valorizzare tanto l’esperienza quanto l’inesperienza.
La seconda sfida è quella della sperimentazione. «Qualunque grande organizzazione ‒ continua Braga ‒ ha la sindrome del proiettile d’argento. Il progetto innovativo è ingombrante e carico di costi, quindi prima di sparare il colpo ci penso duecento volte. Ma questo non è il mindset corretto: la mentalità non deve essere quella del proiettile d’argento ma delle palline, tantissime. Non devo cercare l’idea geniale ma delle opportunità, degli spazi di miglioramento. Quello che serve è un piccolo esperimento evolutivo incrementale».
In ultimo: la creatività disciplinata. Braga cita ad esempio una particolare figura della cultura dei nativi americani. «Per certi versi ‒ spiega ‒somiglia a quello che, nella nostra letteratura, è il matto del villaggio. Lui fa tutto il contrario degli altri: per mandato sociale deve dormire di giorno, mangiare cose che nessuno mangia, cavalcare al contrario, vestire da donna se è un uomo. Ma, a differenza del nostro “matto del villaggio”, siede al consiglio dei saggi. Perché è portatore di un’idea diversa. Questa è la creatività disciplinata. Creatività non è permettere a tutti di fare quello che vogliono, ma disciplinare e mettere a frutto le idee come un bene comune».