Contro la visione binaria e gli stereotipi di genere arriva la voce neutra di Q. Per la sua creazione, elaborate voci di uomini, donne e persone trans
Gli assistenti virtuali hanno solitamente una voce femminile, mentre le macchine in azienda parlano, in genere, con tono maschile.
La differenza è chiaramente frutto di un immaginario collettivo per cui una donna offre aiuto mentre un uomo spiega con autorevolezza. Divisione che sarebbe presto superata con una voce “neutra”, impossibile da attribuire tanto a un uomo quanto a una donna.
E questo è esattamente ciò che hanno progettato i creativi di Virtue, agenzia di marketing di Vice, in collaborazione con gli organizzatori del Copenhagen Pride, il festival delle persone Lgbtq+ . Si chiama Q e parla con voce “genderless”: al momento è solo un prototipo, ma presto potrebbe prendere piede tra i nostri dispositivi di uso quotidiano.
Per creare la voce di Q sono state chiamate a partecipare al progetto una ventina di persone tra uomini, donne e persone trans.
A ognuno di loro è stato chiesto di leggere la stessa identica frase. I tecnici del suono avevano inizialmente pensato di sovrapporre le voci, ipotesi che si è rivelata fallimentare sul lato pratico: ogni persona parla alla propria velocità e scandendo le parole in modo diverso, c’è chi parla ad alta voce e chi sussurra. Questo insieme di motivi rendeva davvero complessa la semplice sovrapposizione.
Gli esperti hanno quindi pensato di lavorare sul timbro di ogni singola voce, ovvero su quella caratteristica che spesso ci porta ad associare a una persona un genere sessuale. Nel dettaglio, i tecnici del suono sono riusciti a rimodulare le diverse voci fino a portarle tutte in un range compreso fra i 145 e i 175 herz. In questo modo la voce risulta neutra, ed è impossibile associarla con certezza a un uomo o a una donna.
«Le aziende che lavorano con la tecnologia» si legge nel sito «scelgono spesso la tecnologia “gender” nella convinzione di mettere le persone più a loro agio. Sfortunatamente, questo non fa che rinforzare una percezione binaria dei generi e perpetuare quegli stereotipi che in tanti hanno lottato per superare».
La voce neutra, quindi, permette non solo di andare oltre lo stereotipo di genere, ma anche di mettere a proprio agio tutte le persone che in questa divisione netta non si riconoscono.
«Q» si legge ancora nel sito «è un esempio di ciò che speriamo ci riservi il futuro. Un futuro di idee, inclusione, opinioni e diverse rappresentazioni».
Leggi anche:
L’inclusione passa anche dal linguaggio | Alexa Pantanella
Strategia Diversity and Inclusion nelle organizzazioni | Luciana De Laurentiis