Passione per il lavoro e capacità di adattamento. Roberto Zecchino, Vicepresidente Risorse Umane e Organizzazione Bosch

Roberto Zecchino, Vicepresidente Risorse Umane Bosch Italia e Sud Europa
(In foto Roberto Zecchino, Vicepresidente Risorse Umane Bosch Italia e Sud Europa)

Curiosità e attitudine al cambiamento per svolgere al meglio la funzione HR. Roberto Zecchino, Vicepresidente Risorse Umane e Organizzazione Bosch, ci racconta la sua esperienza

Dopo la laurea in Scienze Politiche all’Università degli Studi di Teramo, Roberto Zecchino ha seguito un percorso di specializzazione in Economia dello Sviluppo all’Università di Ginevra, dove ha iniziato a lavorare come assistente, occupandosi soprattutto di formazione legata allo sviluppo internazionale. Successivamente, ha avuto la possibilità di fare un’esperienza in una start up del Gruppo Bosch, a Bari, e nel 2000 si è trasferito in Svizzera, dove ha lavorato nella multinazionale americana AutoDesk. Dalla fine del 2003, Roberto Zecchino è tornato in Bosch in qualità di Vice Presidente Risorse Umane Bosch Italia e Sud Europa».

Come si è evoluto, secondo lei, il ruolo degli HR manager nel corso degli ultimi anni? Cosa è cambiato e perché?

«Il ruolo dell’HR manager si è completamente trasformato, evolvendosi in relazione ad un cambiamento del mondo aziendale. Oggi sono richieste competenze e specializzazioni trasversali. Mettere le persone al centro significa cambiare sistematicamente i processi HR, e le relative politiche di gestione del personale, nonché ripensare nuovi paradigmi di leadership, collaborazione e comunicazione».

(Ragazza al lavoro in Bosch)
(foto Bosch)

Che importanza rivestono la parità di genere, il rispetto della diversity e l’inclusione nella crescita delle aziende, e come incidono nella costruzione di un employer branding efficace, specie rispetto ai lavoratori più giovani?

«Il valore della diversity e dell’inclusione sono particolarmente cari, e rappresentano uno dei pilastri del Gruppo Bosch. A tal proposito, siamo partner delle associazioni Parks-Liberi e Uguali e Valore D, per creare un ambiente di lavoro inclusivo e rispettoso, in cui ognuno possa sentirsi libero di essere sé stesso. L’aspetto della diversity è una delle sfide più importanti per noi. Non è solo una questione di genere, ma anche di generazione, di cultura. In Bosch siamo molto attenti a questi aspetti che riguardano i nostri collaboratori, e le giovani  generazioni  interessate  a  collaborare  con  noi. A tal  fine  abbiamo  avviato  un  numero notevole  di  iniziative  e  proposte, come Women@Bosch, per aumentare la presenza di donne che lavorano nell’ambito ingegneristico e tecnologico. Oppure progetti come NeetON e Allenarsi per il futuro, che hanno come obiettivo quello di formare, orientare e avvicinare i giovani al mondo del lavoro».

Quali sono le iniziative più significative che ha realizzato nella sua esperienza professionale riguardo al tema del benessere delle persone in azienda?

«Sono un deciso sostenitore dei modelli di welfare impostati dalle aziende. Anche noi, infatti, abbiamo sviluppato alcuni progetti molto interessanti che influiscono positivamente sulla work life balance dei nostri collaboratori. Parti integranti della cultura aziendale sono iniziativa, imprenditorialità, fiducia, flessibilità, ma anche trasparenza, collaborazione, meno gerarchie e comunicazione a tutti i livelli. Negli ultimi anni abbiamo diffuso sempre di più  la cultura della flessibilità lavorativa, per permettere ai collaboratori di trovare tempi e luoghi idonei per lavorare al meglio delle loro possibilità. La domanda è: “ci sei?” non “dove sei?”. È ampiamente dimostrato che un collaboratore sereno e in grado di gestire in maniera soddisfacente il binomio vita personale-vita professionale, sia più motivato e più performante».

Come si esprime il benessere aziendale in Bosch?

«Far stare bene i collaboratori è, da sempre, un obiettivo fondamentale dell’azienda. Non esiste una ricetta uguale per tutti: bisogna sempre cogliere la specificità dei dipendenti, rispetto al loro genere, alla loro età, al territorio in cui vivono e al momento storico. Un esempio dell’attenzione alla persona da parte di Bosch, è l’iniziativa relativa alla possibilità di avvalersi, su base volontaria, di video consulti medici/psicologici durante il periodo molto delicato derivante dal Covid-19, oppure le iniziative straordinarie di formazione, di approfondimento e culturali organizzate attraverso i mezzi di informazione intra-aziendale».

Esistono delle caratteristiche o delle doti personali necessarie per occuparsi di risorse umane?

«Per chi si occupa di HR è essenziale possedere una forte passione per il proprio lavoro, solide competenze tecniche e abilità socio-relazionali. A mio parere, penso che sia importante anche il saper lavorare in team, e avere un’ottima capacità di adattarsi al cambiamento, essendo quello delle risorse umane un settore soggetto a continue trasformazioni».

Quali consigli darebbe a chi si trova all’inizio, o in un momento di svolta, del proprio percorso professionale?

«Consiglio di essere sempre proattivi, curiosi, aperti alle innovazioni e avere l’entusiasmo per affrontare le sfide, senza fermarsi davanti ai primi ostacoli che si incontrano. Altrettanto importante, per svolgere al meglio la professione, è coltivare le proprie passioni».

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