Il progetto propone un supporto psicologico a distanza per i lavoratori che soffrono di ansia e stress a causa delle limitazioni imposte dalla pandemia
La nostra nuova normalità, dominata dallo smart workingÈ una nuova modalità di svolgimento dell’attività lavorativa, introdotta dalla l. 81/2017 e caratterizzata dall’assenza di precisi vincoli di orario e di luogo di lavoro per il dipendente. More, è fatta di molta condivisione familiare, ma spesso anche di impossibilità di ritagliarsi il proprio spazio, di limiti nella socializzazione, di stili di vita che diventano sempre meno sani. Tutto questo comporta stress, ansia e un generale peggioramento nei rapporti interpersonali. Non a caso, a seguito delle restrizioni dovute alla pandemia, sono cresciute in modo esponenziale le richieste di aiuto e i casi di disagio psicologico. Per rispondere a questo fenomeno crescente nascono i “Workie Talkie”: conversazioni a distanza con uno psicologo, mirate a supportare i lavoratori che stanno affrontando situazioni di particolare stress.
Il progetto è promosso da Doctor Now, startup per i servizi sanitari, in collaborazione con il sindacato Fistel-Cisl del Lazio.
Una normale giornata in casa Rossi? Matilde segue le lezioni in dad (didattica a distanza) con il pranzo sulla scrivania. La mamma lavora al computer in salone, con la piccola Erika che le gioca intorno. Il papà si chiude in bagno per partecipare a una call con un po’ di silenzio. Le scene descritte dal breve video che illustra l’iniziativa sono ormai note a tutti. Quella che sembrava una situazione emergenziale è diventata, poco a poco, una nuova modalità di lavoro. Una nuova normalità, che sta portando con sé molti effetti collaterali: in primis, quelli psicologici. Nascono così i “Workie Talkie”, nome che evoca le vecchie ricetrasmittenti, per rilanciare il concetto di una comunicazione a distanza. In questo caso con uno psicologo. Il servizio è rivolto al lavoratore e a tutto il suo nucleo familiare, e offre percorsi su diverse aree tematiche che possono essere individuate insieme al terapeuta che si occupa del primo colloquio orientativo.
Sui numeri legati al disagio mentale dovuto alle conseguenze del Covid-19 ci sono numerosi studi. La società di ricerca Open Evidence ha condotto un’indagine in Italia, Spagna e Regno Unito, da cui è emerso che in Italia il 41% della popolazione è, attualmente, “a rischio salute mentale”, a causa di vari fattori di vulnerabilità socio-economica. La percentuale sale al 46% in Spagna ed al 42% nel Regno Unito. La principale fonte di stress (dati Istituto Piepoli per il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi) è rappresentata dall’emergenza Covid, generando ansia e depressione nel 57% dei casi, seguita dalle questioni economiche (44%) e le condizioni lavorative (37%). La pandemia, dunque, sta mettendo a dura prova la sfera emotiva e psicologica di milioni di lavoratori, con ripercussioni sulla loro salute, sul loro rendimento professionale e sulla loro vita privata.
«Nella nostra cultura – spiega Franco Montagnoli co-founder Doctor Now – accostiamo troppo spesso, erroneamente, la figura dello psicologo a una patologia mentale. Niente di più sbagliato. Lo psicologo è la persona che può assisterci in un percorso di introspezione, per far luce su alcune dinamiche relazionali e/o funzionali che ognuno di noi vive nel suo quotidiano. Non c’è bisogno di un disagio per rivolgersi allo psicologo. Tanto più che il disagio vero, ognuno di noi, lo riconosce a fatica e molto spesso tardivamente, abituandosi a situazioni spesso tossiche, che non ci fanno vivere serenamente i rapporti interpersonali e la nostra vita come vorremmo. In questo momento di profonda trasformazione che stiamo vivendo, l’impatto sulla sfera relazionale delle nostre diverse funzioni è di entità importante e questo comporta cambiamenti, non sempre ben accetti. Sicuramente non voluti, e ne consegue un’invasione della nostra zona di comfort. La figura dello psicologo è, quindi, uno strumento utile alla cura del nostro benessere psicofisico».
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