Il progetto nasce in Danimarca dove, grazie alla “Human Library Organization”, si possono letteralmente prendere “a prestito” persone che per mezz’ora condividono la loro storia
Ci sono libri, lettori, cataloghi da cui scegliere e gentili bibliotecari disposti ad offrire aiuto. Proprio come in una biblioteca “normale”. Ma la “Human Library” non ha nulla a che vedere con le “normali” biblioteche. Il catalogo si compone di storie vere, raccontate da persone disposte a mettere a nudo il proprio vissuto, fatto spesso di esperienze difficili, isolamento, pregiudizi, razzismo e discriminazione. Dall’altra parte, ci sono persone disposte a lasciarsi trasportare nella vita degli altri, assumendo nuovi punti di vista e rivedendo, talvolta, le proprie convinzioni.
La Human Library, (o Menneskebiblioteket, in danese) è stata fondata a Copenhaghen, nella primavera del 2000, da Ronni Abergel e suo fratello Dany, insieme ai colleghi Asma Mouna e Christoffer Erichsen. Il progetto internazionale nasce a seguito di un fatto di cronaca a sfondo razzista a cui l’associazione “Stop the Violence” reagì in modo del tutto nuovo e originale, creando appunto una biblioteca vivente. La speranza era che il dialogo potesse aiutare a superare la barriera del pregiudizio di origine etnica, sull’orientamento sesso, sulla fede religiosa o sulle diverse abilità. L’iniziativa ha avuto un enorme successo e dal 2003 è stata riconosciuta dal Consiglio d’Europa come buona pratica e come tale incoraggiata.
Da allora l’esperienza è stata esportata in tutto il mondo, compresa l’Italia dove è approdata nel 2015 grazie all’Associazione Culturale Pandora, che ha iniziato il progetto grazie al sostegno della Biblioteca di San Giovanni Valdarno (Arezzo). Un anno dopo, a febbraio 2016 la Human Library Toscana ha chiuso le iniziative della Regione Toscana per il 15° anno della Festa della Toscana e per l’occasione è stata accolta nella sala storica della Biblioteca delle Oblate a Firenze. Per l’organizzazione degli eventi, scrive l’associazione, «è essenziale il lavoro di ricerca, sensibilizzazione, informazione e formazione di nuovi libri viventi legati al tessuto sociale della città di Firenze e delle zone limitrofe. Una pratica fondamentale per la diffusione del progetto e di questa innovativa metodologia volta a ridurre le discriminazioni, promuovere il dialogo e abbattere il muro del pregiudizio».