Green Pass: il tempo di controllo è orario lavorativo?

(foto Shutterstock)

Se i controlli ai varchi di accesso creano lunghe code, l’azienda può essere tenuta a retribuire il periodo di attesa?

L’obbligo dei controlli Green Pass da parte delle aziende ha creato, in molte occasioni, lunghe code agli ingressi degli stabilimenti. Si è quindi posta la domanda: il tempo di attesa per i controlli Green Pass può essere orario lavorativo? La risposta è affermativa: è orario lavorativo se si considera come attività preparatoria. E come tale, va retribuito.

Il caso

Secondo il decreto legge 52/2021, come risulta dalle ultime recentissime modifiche sull’introduzione delSuper Green Pass, le aziende hanno l’obbligo di controllare il possesso di un valido Green Pass da parte dei lavoratori. Il Legislatore indica che i controlli devono essere svolti «anche a campione, prevedendo prioritariamente, ove possibile, che tali controlli siano effettuati al momento dell’accesso ai luoghi di lavoro». Se i controlli vengono svolti durante il turno lavorativo, non c’è dubbio che tale attività rappresenti orario lavorativo.

Il problema si pone nell’ipotesi – suggerita come «prioritaria» dallo stesso Governo – in cui l’azienda effettui i controlli ai varchi di accesso e ciò comporti dei periodi di attesa per mostrare la certificazione verde e per accedere al lavoro. Questo tempo di attesa per il Green Pass è orario lavorativo?  

La definizione di orario lavorativo

L’orario di lavoro è definito dall’art. 1 del decreto legislativo 66 del 2003, secondo cui  per «orario di lavoro» si deve intendere «qualsiasi periodo in cui il lavoratore sia al lavoro, a disposizione del datore di lavoro e nell’esercizio della sua attività o delle sue funzioni».

In attesa dei controlli Green Pass, il lavoratore non è nell’esercizio delle sue normali attività o funzioni e non è nemmeno propriamente «al lavoro», ma si sta preparando ad entrare al lavoro.

Il tempo di controllo è orario lavorativo 

Il tempo di attesa per i controlli può rientrare nell’orario lavorativo se viene considerato come una attività preparatoria e propedeutica finalizzata a rendere la prestazione lavorativa. Il caso che più si avvicina al nostro è quello del tempo di vestizione, che riguarda tutti quei dipendenti che, per lavorare, devono indossare particolari indumenti. 

I Tribunali del Lavoro sono stati chiamati a pronunciarsi se il tempo di vestizione fosse o meno orario lavorativo. La risposta della giurisprudenza è univoca: se l’attività di vestizione, preparatoria della prestazione, è prescritta dall’azienda, per ragioni di igiene e in conformità alle normative del settore, tale periodo di tempo è orario lavorativo. 

L’attesa dei controlli del Green Pass può dunque essere considerata una attività propedeutica? Sì, perché l’obbligo di possedere ed esibire il Green Pass è una condizione, prevista dalla legge, per poter accedere ai luoghi di lavoro. In questi frangenti il lavoratore si mette a disposizione del datore di lavoro, per poter esibire il possesso del Green Pass, ossia per dimostrare di aver i requisiti per accedere ai luoghi di lavoro.

Inoltre, tale attività è eterodiretta perché il lavoratore deve sottostare ai controlli nelle forme e con le modalità previste dalla azienda.

Le conseguenze: è orario retribuito

Se l’attesa per il controllo del Green Pass rientra nell’orario lavorativo significa che anche tale periodo va retribuito. È dunque interesse dell’azienda fare in modo che non si formino code ai varchi di controllo. Non solo.

Anche questo periodo va considerato nell’orario giornaliero, ai fini del conteggio dell’orario ordinario e dell’orario straordinario. Più in generale, il tempo di attesa rileva in tutti i casi in cui si debba calcolare, sotto qualsiasi profilo, l’orario giornaliero e settimanale.

 

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