La Legge di bilancio ha confermato il Reddito di cittadinanza quale strumento necessario a favore dei nuclei familiari in difficoltà. Nel 2022 aumentano i controlli sui soggetti beneficiari. Regole più severe anche per quanto riguarda la cosiddetta dichiarazione di immediata disponibilità e la perdita dell’assegno in caso di rifiuto di una offerta di lavoro.
A partire dal 2022, chi presenta la richiesta di reddito di cittadinanza si dichiara automaticamente disponibile ad iniziare immediatamente una attività lavorativa.
L’impegno riguarda il richiedente e tutti i componenti maggiorenni del nucleo familiare (tranne gli studenti). I nominativi sono poi trasmessi «ai fini dell’inserimento nel sistema informativo unitario delle politiche del lavoro» per la predisposizione delle offerte di lavoro.
Ciò significa che il richiedente e tutti i familiari maggiorenni devono sottoscrivere – a pena di decadenza – un Patto per il lavoro.
È questa una delle novità più importanti della Legge di Bilancio: i Comuni sono obbligati, nell’esecuzione dei Progetti Utili alla Collettività (PUC) ad impiegare almeno un terzo dei beneficiari del reddito di cittadinanza.
Ciò significa che nell’esecuzione di alcuni progetti di utilità sociale, il Comune è obbligato a far lavorare i percettori del reddito di cittadinanza. Si tratta di attività non remunerata e che non fa sorgere un rapporto di lavoro subordinato.
La ratio è la medesima: offrire uno strumento di sostegno temporaneo, finché il beneficiario non trova una occupazione. Cambia invece il numero di proposte di lavoro che si possono rifiutare prima di perdere l’assegno: dalle originarie tre si passa a due offerte di lavoro.
Deve essere innanzitutto coerente con le esperienze e competenze maturate e poi soddisfare i seguenti parametri:
In caso di part time o contratto a tempo determinato, invece, l’offerta è congrua se riguarda un posto di lavoro entro gli 80 km oppure se raggiungibile in 100 minuti «con i mezzi di trasporto pubblici».
La Legge di bilancio introduce delle misure per limitare l’abuso del fenomeno dei c.d. «furbetti del reddito», ossia di quelle persone che percepiscono il reddito di cittadinanza senza averne diritto.
Deve poi essere controllato con cadenza mensile il rispetto del patto per l’inclusione «al fine della verifica dei risultati raggiunti e del rispetto degli impegni assunti nel progetto individuale».
Una larga parte dei controlli vengono svolti dai Comuni, quale ente più vicino al soggetto beneficiario: devono effettuare controlli a campione sui requisiti dei nuclei familiari, sia al momento della presentazione della domanda, sia durante l’erogazione del beneficio.
Per quanto riguarda i redditi all’estero, l’Inps assieme al Ministero del Lavoro definiscono un «piano dei controlli» e possono contare sull’aiuto dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza.
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