Una “Capsula” per testare in autonomia la propria salute

Una Capsula durante una dimostrazione
(foto Capsula)

Il test dura solo pochi minuti e aiuta soprattutto a prevenire le patologie legate a stili di vita poco salutari. Lo strumento è già stato utilizzato con successo in spazi pubblici e aziende

Un “health pod” di nuova generazione per entrare in contatto con il proprio livello di benessere, in modo coinvolgente e scientificamente affidabile.

Capsula, nata nel 2019 in sinergia con il Politecnico di Milano, aiuta le persone a effettuare autonomamente una serie di test sulla propria salute, con un focus particolare sulla prevenzione in modo autonomo e che grazie alla sua configurazione modulare, si presta all’uso in molteplici contesti: dall’azienda, come strumento di welfare, al pronto soccorso, dove può agevolare e accelerare il triage.

Lo spazio fisico è di circa due metri quadrati, l’intera procedura si conclude nel giro di pochi minuti ed è alla portata di chiunque.

All’interno delle aziende, Capsula si inserisce perfettamente in un progetto di corporate wellbeing, mettendo al primo posto la prevenzione e portando risultati positivi sia per l’organizzazione che per i lavoratori.

Senza benessere psicofisico, infatti, non c’è benessere aziendale. Inoltre, quando i collaboratori sono in salute, aumenta anche la loro produttività.  Infine, essendo uno strumento legato alla salute delle persone, è un tassello importante all’interno di un percorso di raggiungimento degli SDGs dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, rientrando in particolare nell’obiettivo numero 3.

Abbiamo parlato di Capsula con il Professor Giuseppe Andreoni, direttore scientifico dell’azienda e docente di “Technology and Design for Healthcare” al Politecnico di Milano. 

Professore, da quali esigenze nasce Capsula?

«Questo progetto è nato da una collaborazione tra il Dipartimento di Design del  Politecnico di Milano, dove insegno tecnologie innovative, mirato a rendere la tecnologia per la salute più utilizzabile, più avvicinabile dall’utente finale, con Alessandro Nizardo Chailly, ingegnere biomedico che ho re-incontrato dopo gli anni condivisi sui banchi di scuola superiore, e oggi CEO di Capsula. Con lui abbiamo messo a fuoco l’idea di creare un piccolo ma accogliente spazio privato, da posizionarsi in ambiente pubblico, dove le persone potessero avvicinarsi alla auto-valutazione del proprio stato di salute, con strumenti di qualità medicale». 

«La recente letteratura scientifica indica che l’84% delle patologie non trasmissibili sono correlate ai nostri stili di vita: attività fisica, alimentazione, stress, fumo e consumo eccessivo di bevande alcoliche. Abbiamo fatto una selezione dei parametri misurabili con tecnologie non invasive e che possono fornire un inquadramento del nostro stato di salute nei domini principali: cardiovascolare, forma fisica, metabolismo e nutrizione, e stress, Tale processo abilita la possibilità di individuare i fattori di rischio utili a prevenire l’insorgenza di eventuali patologie. All’utente offriamo anche un report fondato sulla letteratura scientifica di riferimento: anche per questo aspetto è importante la collaborazione con il Politecnico di Milano». 

Cosa possiamo fare con Capsula?

«Il self-test di base con Capsula ha un grande valore soprattutto nell’ambito della prevenzione, che poi è uno dei pilastri della medicina del futuro. Grazie alla valutazione di pressione arteriose, peso e composizione corporea con tecniche impedenziometriche, l’analisi della variabilità della frequenza cardiaca e la misurazione dei prodotti avanzati della glicazione possiamo innanzitutto prendere consapevolezza della nostra salute e avere indicazioni su eventuali azioni migliorative per prenderci cura di noi stessi, della nostra salute e del nostro benessere. Il sistema CAPSULA è poi declinabile in altre versioni più cliniche grazie all’approccio Internet of Medical Things.». 

«Oltre all’aspetto individuale, una delle principali applicazioni è nel settore della prevenzione in ambito di Corporate Welfare: i dati raccolti da Capsula sono anonimi, ma in azienda si possono aggregare per aree/dipartimento. Infatti, in tale settore, gli stili di vita risultano essere importanti per la qualità del lavoro e dell’ambiente fisico e relazionale: per chi si occupa delle risorse umane conoscere le caratteristiche di wellbeing della propria comunità può avere un grande valore, per evidenziare criticità, individuare soluzione e migliorare qualità della vita delle persone e produttività all’azienda».

Come si può misurare lo stress?

«Ci sono precise variabili, quali la frequenza cardiaca e la sua variabilità, o l’attività elettrodermica che permettono di identificare la risposta del sistema nervoso autonomo allo stato di stress».

Lo strumento è già stato testato?

«Ampiamente. Due anni fa, appena usciti dal Covid, sono state installate due capsule in due centri commerciali: era il nostro primo test per valutare se il prodotto era tecnicamente affidabile e soprattutto funzionale dal punto di vista della user experience che prevede l’auto misurazione non assistita, quindi se risultasse semplice da usare e “accettabile” per l’utenza. Il successo è stato incredibile: nel giro di meno di due mesi abbiamo raccolto dati su circa 7 mila soggetti, dai 7 agli 87 anni. La quasi totalità di queste persone è riuscita a utilizzare Capsula e completare in autonomia il processo di misurazione. L’usabilità ha ottenuto il risultato che ci aspettavamo, e in più ci ha aperto un mondo sull’efficientamento dei processi sanitari. Oltre a questo primo test, è già stata usata in molte occasioni, dai programmi di corporate welfare a molteplici eventi».

In quali ambiti si può usare Capsula?

«I principali target sono l’ambito clinico e quello aziendale, del quale abbiamo già detto. In ambiente ospedaliero, ad esempio, abbiamo una soluzione dedicata alla semplificazione del processo di triage per i codici meno urgenti: le persone che arrivano con le più comuni patologie potrebbero eseguire in autonomia le misurazioni classiche, dalla pressione alla frequenza cardiaca, liberando il tempo dell’operatore clinico che potrebbe dedicarsi a compiti per i quali servono competenze più evolute. Un altro uso a cui ci rivolgiamo è nell’ambito della medicina territoriale, per eseguire screening ad ampio raggio o il supporto ai medici nelle case della salute. Il sistema è modulare, in modo che a seconda delle finalità si possa programmare un pacchetto diverso di misurazioni».

A quali innovazioni state lavorando in questo momento?

«Capsula è una realtà in costante evoluzione e aggiornamento. Di recente abbiamo introdotto il “Digital Heath Twin”, il gemello digitale che permette di rendere più fruibile e comprensibile l’informazione clinica, per i medici ma anche per i pazienti. Lo abbiamo già validato con un panel di persone diverse, per verificare l’effettiva usabilità e concretezza».

 

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