Covid-19, le interviste alle aziende: cameo

(In foto Monica Chiari, Head of HR di cameo)

Monica Chiari, Head of HR di cameo, spiega quali aspetti organizzativi e produttivi ha rimesso in discussione l’emergenza coronavirus in cameo

Che impatto ha avuto l’emergenza coronavirus su un’azienda della filiera alimentare come cameo?
Lo abbiamo chiesto a Monica Chiari, Head of HR di cameo, storica azienda alimentare specializzata in torte, pizze e dessert. cameo ha sede a Desenzano del Garda, in provincia di Brescia, e conta circa 350 collaboratori. Presente in Italia da oltre 80 anni, è nota per i suoi preparati che «aiutano milioni di persone a scoprire il piacere di fare, l’orgoglio di offrire e la gioia di condividere ricette gustose».
Seguendo la vocazione racchiusa nel payoff “la qualità è la miglior ricetta”, l’azienda produce e distribuisce sul territorio nazionale oltre 200 prodotti. 

Monica Chiari, quali aspetti organizzativi e produttivi ha rimesso in discussione l’emergenza coronavirus in cameo?

«Da diverse settimane il mondo intero sta affrontando una situazione di emergenza sanitaria, economica e sociale che non avremmo mai potuto immaginare prima. Il nostro paese e la nostra regione in particolare – siamo in provincia di Brescia – sono state colpite in maniera particolarmente pesante.
La nostra azienda, che produce beni alimentari, e che quindi è fondamentale possa rimanere attiva sul mercato, ha messo in campo tutta una serie di azioni per far fronte all’emergenza.

Dal punto di vista produttivo stiamo facendo tutto il possibile per soddisfare le richieste dei nostri clienti e consumatori, che sono straordinariamente elevate in questo periodo particolare.
Grazie al grande impegno e alla positiva risposta dei nostri collaboratori è stato possibile organizzare nuovi turni e giornate di produzione aggiuntive, per soddisfare un maggior numero di richieste. Tutto questo pur avendo rallentato i ritmi del nostro stabilimento produttivo di Desenzano, al fine di garantire le necessarie misure di sicurezza dei nostri collaboratori, anche e soprattutto in questo periodo di emergenza sanitaria.

Come avete coniugato l’aumento della produzione con le misure di sicurezza?

Abbiamo creato delle squadre di lavoro totalmente separate e fatto in modo che non si incontrino mai, nemmeno nella fase di cambio turno.
Abbiamo utilizzato la comunicazione interna, ulteriormente rafforzata, come veicolo di tutte le informazioni importanti da parte del datore di lavoro attraverso canali plurimi: intranet, mail, spazi fisici per chi è in azienda, e un canale YouTube per un live streaming settimanale del nostro Direttore Generale.

Per quasi tutto il personale degli uffici abbiamo invece adottato lo smart working. E a questo proposito, un tema di importante governance in questa fase è il mantenere, nonostante tutto, il contatto con i dipendenti. Il lavoro diffuso da remoto ci chiede di ripensare la leadership e di inventarci, in tempo zero, nuove modalità di approccio alla performance, all’assegnazione degli obiettivi, alla delega e, non da ultimo, alla relazione umana. E lo stiamo facendo.
HR rimane di supporto sia per le tematiche hard e organizzative, sia per quelle soft e di supporto. I manager delle diverse funzioni si collegano regolarmente con i loro collaboratori, anche allo scopo di mantenere il senso di appartenenza che in questa situazione rischierebbe di indebolirsi o perdersi.

Ci stiamo adoperando per far sì che, senza misconoscere la situazione difficilissima che stiamo vivendo, le attività che possono andare avanti proseguano, anche soltanto per aiutare le nostre persone a mantenere una visione a breve termine, che non sia unicamente guidata dall’incertezza e dalla paura.

Come state gestendo eventuali contagi del personale? Come stanno vivendo la situazione i vostri collaboratori?

«La gestione delle malattie, in questa fase, rappresenta un key point per le direzioni Risorse Umane. cameo ha stabilito fin da subito, fin dall’inizio dell’emergenza, di tutelare la salute e la sicurezza dei propri lavoratori adottando delle misure precauzionali che in certi casi andassero addirittura oltre le indicazioni delle autorità competenti. Questo ha aiutato moltissimo a mettere in tranquillità i collaboratori che ogni giorno, anche a crisi inoltrata e tutt’oggi, arrivano in azienda sapendo di raggiungere un luogo sicuro dove poter godere delle più ampie tutele possibili.

Questo approccio ci ha visti collaborare in maniera fattiva con il medico competente aziendale, cui abbiamo anche affidato il compito di uno screening telefonico che faccia da step ulteriore, prima del rientro, in aggiunta alla decisione presa dal medico di base del dipendente».

Secondo lei cosa ci sta insegnando questa emergenza?

«In questa situazione di emergenza sentiamo anche una responsabilità sociale e possiamo dare il nostro piccolo contributo, attraverso i nostri prodotti e i nostri consigli, a tutti coloro che trovano un po’ di distrazione e di serenità mettendo le mani in pasta, con tanta esperienza alle spalle o reinventandosi pasticcieri per la prima volta. Dobbiamo trovare insieme una nuova dimensione di normalità, con cui ci troveremo a dover convivere nei prossimi mesi.

Un grazie particolare va a tutti i nostri collaboratori per il forte senso di appartenenza dimostrato anche in questo difficile momento, a dimostrazione, semmai ne avessimo avuto bisogno, che un’azienda è fatta delle persone che la vivono». 

 

 

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