Covid-19, le interviste alle aziende: Fidia Farmaceutici

(In foto Gianluca Magnani, Corporate HR Director di Fidia Farmaceutici)

Gianluca Magnani, Corporate HR Director di Fidia: «Questa emergenza è un’occasione di grande apprendimento che ci porterà un livello superiore a quello in cui eravamo»

Come sta affrontando l’emergenza coronavirus un’azienda del settore farmaceutico?
Ne abbiamo parlato con Gianluca Magnani, Corporate HR Director di Fidia Farmaceutici, multinazionale italiana con sede ad Abano Terme in provincia di Padova, fondata nel 1946.

Fidia si occupa di ricerca, sviluppo, produzione, marketing e commercializzazione di farmaci, dispositivi medici e integratori alimentari ad uso umano. Ha 1300 collaboratori sparsi in più paesi nel mondo.

Gianluca Magnani, come affronta l’emergenza Covid-19 un’azienda del settore farmaceutico, in prima linea nel combattere la diffusione del contagio?

«Fin dai primi giorni in cui i contagi sono esplosi nel padovano ci siamo trovati nel mezzo della pandemia da Covid-19, perché la nostra sede è situata vicino al primo comune che diventò zona rossa, Vo’ Euganeo.
Dal giorno stesso in cui furono attivate le prime misure governative cominciammo a ragionare su come affrontare la situazione e a prendere subito delle iniziative, evitando la diffusione del contagio, limitando i contatti delle persone, ad esempio sospendendo dall’attività lavorativa i dipendenti che abitano nei dintorni del comune di Vo’.

Agire tempestivamente ha permesso di ridurre in anticipo le occasioni di contatto interpersonale, tanto che ciò che via via il Governo suggeriva di fare, noi lo avevamo già implementato.

Quali misure avete adottato per sostenere i lavoratori mantenendo attiva la produzione di medicinali?

 «Fortunatamente i prodotti farmaceutici sono essenziali, quindi la nostra parte produttiva continua a lavorare a pieno regime.
Ciò che abbiamo fatto fin dall’inizio è stato identificare azioni concrete a supporto dei collaboratori e della collettività, implementando alcune misure di sicurezza dove c’era un rischio di contatto tra le persone, anche attraverso l’utilizzo di dispositivi individuali di sicurezza.
Quanto al resto dei collaboratori, il 95% lavora in smart working da remoto.

Per tutelare i lavoratori abbiamo stipulato una polizza assicurativa per le spese di ricovero e post ricovero collegato a Covid-19 e attivato la cassa integrazione per i lavoratori sospesi, prevedendo però un’integrazione economica a loro favore in modo da garantire lo stipendio al 100%.

 Abbiamo deciso di anticipare parte del premio di partecipazione a collaboratori e lavoratori somministrati, e una parte dei premi ad agenti monomandatari, per cercare di ridurre l’impatto di eventuali assenze di liquidità nelle famiglie, così che tutti possano far fronte ai bisogni che derivano dall’affrontare questa particolare situazione. Non dimentichiamo che queste sono le categorie maggiormente impattate».

Quali previsioni può fare per il futuro prossimo? E cosa, secondo lei, questa emergenza ha insegnato al mondo del lavoro?

 «Intanto cerchiamo di fare la nostra parte consegnando ai Medici DPI (detergenti, guanti, mascherine e occhiali), che attualmente hanno difficoltà a trovare.
Siamo ottimisti perché finora i risultati sono stati buoni, ma vediamo cosa succederà nei prossimi mesi. Certamente ci sarà da ripartire, però siamo convinti che, come spesso accade, si riparta sì da dove abbiamo lasciato, ma anzi da un gradino superiore.

C’è un post molto carino comparso in questi giorni che dice: “Chi ha maggiormente contribuito alla digitalizzazione della tua azienda? Il CEO, il CFO o il Covid-19?”.
Questa emergenza è sicuramente un’occasione di grande apprendimento che ci porterà un livello superiore a quello in cui eravamo».

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