Un contratto di secondo livello, sottoscritto con le organizzazioni sindacali, per permettere ai tanti lavoratori dello spettacolo in situazione di inattività a causa del Covid-19 di svolgere mansioni diverse da quelle abituali: è la proposta offerta da Doc Servizi, la più grande cooperativa di lavoratori dello spettacolo in Italia, che in questo modo sta offrendo una “via di fuga” a migliaia di precari in grave crisi.
«Il segreto del lavoratore dello spettacolo» spiega Demetrio Chiappa, Presidente di Doc Servizi, «è avere un contratto nazionale molto interessante, aperto a tutte le figure discontinue, che prevede il contratto a chiamata in tutti i settori. Questo ci ha permesso di stringere un accordo per fa sì che, ad esempio, i “rigger”, ovvero i professionisti abituati a lavorare sui palchi molto in alto, possano potare gli alberi o lavorare in montagna. Non possiamo prevedere quando avverrà il totale ritorno alla normalità, ma ora sappiamo che da qui ad un anno circa possiamo garantire questa possibilità. Così siamo riusciti a riposizionare le competenze dei lavoratori su altri settori, e riusciamo a mantenere attiva la coop senza disperdere il patrimonio dei soci».
Doc Servizi è un esempio a livello internazionale di cooperativa “boss-less”, ovvero “senza capo”. Riunisce da 30 anni i lavoratori dello spettacolo e oggi conta 7 società, una fondazione, 8400 soci, 33 filiali in Italia (più una a Parigi) e un fatturato da 72 milioni di euro nel 2019. «Spesso gli artisti anticipano i tempi» spiega Chiappa «sono stati i primi “lavoratori discontinui”, i primi precari. Oggi purtroppo, complice la pandemia dovuta al Covid-19, sono tantissimi in questa condizione. Parliamo dell’esercito dei free lance, soggetti con capacità e professionalità varie, dai giornalisti ai social media manager, e con un reddito medio a livello nazionale di 12 mila euro l’anno. Sono figure che hanno la necessità di mettere a frutto le proprie capacità professionali, ma non hanno protezione. Qual è la nostra particolarità? Che offriamo loro la possibilità di essere autonomi nella sostanza, ma dipendenti nella forma. I nostri lavoratori, già da trent’anni, hanno tutte le tutele: disoccupazione, malattia, congedi parentali. E, per la prima volta, li hanno attraverso un modello cooperativo puro, dove il socio è realmente proprietario dell’impresa».