Realizzano prodotti ad alto contenuto tecnologico, grazie alla professionalità di disabili e persone svantaggiate. La storia appassionante della cooperativa sociale Galileo
Tra il dire e il fare c’è una grande differenza, e in fatto di sostenibilità, la cooperativa sociale no profit Galileo porta esempi molto concreti e tangibili nell’ambito dell’economia circolare. Qui, nella sede in provincia di Verona, 150 lavoratori tra disabili e persone svantaggiate si impegnano, ogni giorno, per garantire servizi di information technology a realtà molto importanti del panorama nazionale, come il Banco BPM, rispondendo a protocolli particolarmente esigenti.
Nella cooperativa Galileo, nata nel 1991, la sostenibilità si pratica davvero: «Il nostro obiettivo principale è l’inserimento nel mondo del lavoro, di persone disabili e svantaggiate – spiega Pierluigi Tacinelli, Ceo di Galileo da dieci anni –. Siamo il fulcro della sostenibilità, e spiego perché: abbiamo il 34% di persone disabili, e la restante parte del personale è costituito in prevalenza da persone svantaggiate.
Forniamo servizi di alta qualità, andando a competere con le società profit che si trovano sul mercato, a parità di condizioni di costi e prezzi. Non riceviamo alcun contributo dallo Stato e, a partire dal mio, tutti gli stipendi di Galileo sono calmierati, non hanno lo stesso valore di quelli del mercato. Così facendo, abbiamo la possibilità di inserire più persone che, magari, non riescono ad avere un lavoro proprio, per le difficoltà personali legate ad una condizione di disabilità fisica o cognitiva, o alla disoccupazione perché overaged».
Rientra tra i servizi più importanti di Galileo, in questo momento. Il servizio prevede l’erogazione, per le imprese, e a titolo esclusivo sul territorio nazionale, del customer care del banco BPM: in pratica, sono i lavoratori di Galileo ad occuparsi delle attività di back office per conto di BPM.
«Forniamo questo servizio da alcuni anni, e siamo gli unici a farlo in tutta Italia. La Banca ha voluto accettare di dare l’appalto ad una cooperativa sociale, accogliendo una sfida, perché riuscire a rispettare i parametri molto stringenti stabiliti dal comparto non è cosa semplice. Tanto per fare un esempio, nell’attività di primo livello, i nostri lavoratori devono essere in grado di rispondere al 65% delle chiamate dei clienti, entro i 20 secondi».
Per rispettare questo modello di efficienza la cooperativa prevede corsi di formazione che vanno dai 3 ai 6 mesi, e richiedono notevole impegno da parte dei partecipanti. Queste attività di contact center vengono svolte da persone con disabilità non cognitiva, ma la cooperativa ha individuato altri ambiti in cui inserire anche disabili cognitivi, come autistici gravi o persone con altre difficoltà intellettive.
Digitalizzazione e archiviazione documentale: il servizio DARDO consente di supportare la Pubblica Amministrazione nell’archiviazione di documenti attualmente inaccessibili al processo digitale: «Ad esempio, andiamo nei magazzini dei comuni fisicamente, a prendere i faldoni contenenti i documenti catastali scritti a mano o, nel privato, ci occupiamo dei documenti scritti delle aziende. I faldoni vengono puliti, i documenti vengono protocollati, e scansionati. Non esiste una tecnologia in grado di digitalizzare questi documenti, e ad inserire i dati sono disabili intellettivi che abbiamo inserito in Galileo.
Siamo riusciti a creare un gruppo di lavoro di persone disabili e svantaggiate, permettendo loro di avere autonomia e rispettare la propria dignità».