Pari opportunità e welfare, a Bologna parte un progetto di condivisione

(foto Shutterstock)

Grandi aziende, Capo D e città metropolitana firmano un protocollo per estendere buone pratiche alle pmi

    Un protocollo per diffondere nelle imprese del territorio metropolitano della città di Bologna le buone pratiche per lo sviluppo di pari opportunità sul lavoro, l’applicazione di misure di conciliazione fra vita privata e lavorativa, e soluzioni di welfare aziendale.

    Nella sottoscrizione si sono impegnati Capo D (la rete Comunità di Aziende per le Pari Opportunità), la Città metropolitana di Bologna e un gruppo di importanti aziende del territorio (Aeroporto G. Marconi di Bologna, Automobili Lamborghini, Bonfiglioli Riduttori, Caab, Crif, Emilbanca, Ima, Philip Morris Manufacturing & Technology e Tper).
    L’ottica che muove l’iniziativa è quella della collaborazione e co-progettazione, affinché le best practice vengano ampliate ad altre realtà più piccole. Ovvero piccole e medie imprese che faticano ad approcciare le tematiche in questione per carenza di management e fondi specifici. 

    Grazie al supporto dell’esperienza delle big company, le pmi potranno così ridurre tempo e risorse da impegnare negli interventi, rendendoli più efficaci.

    I temi chiave del protocollo ruotano intorno alle misure finalizzate al miglioramento del benessere dei dipendenti e dell’organizzazione, che le imprese firmatarie stanno già sostenendo, e si concretizzano in equità retributiva tra uomini e donne, work life balance, flessibilità oraria, smart working. E ancora, mum coaching, per facilitare il rientro al lavoro dopo la maternità, formazione, part-time personalizzati su esigenza delle famiglie, e “anonimato di genere” nelle prime fasi di selezione per le assunzioni.  

    L’IMPORTANZA DELLA PARITÀ DI GENERE SUL LAVORO

    «Il tema del lavoro femminile – si legge in una nota della città metropolitana di Bologna – è certamente prioritario per lo sviluppo sociale ed economico del territorio. La città metropolitana di Bologna ha conservato anche nel 2018 il primato del tasso di occupazione totale fra le grandi province italiane con il 72,4%, un valore significativamente elevato. […] Il primato risulta confermato anche per quanto riguarda il tasso di occupazione femminile (passato dal 66,7% al 67,3%, +1.300 donne occupate), davanti alle città metropolitane di Firenze e Milano. La lunga crisi ha comunque colpito anche il territorio metropolitano e ha lasciato strascichi di impoverimento; è alto il rischio che, nella generale difficoltà delle persone e delle famiglie a mantenere un livello di vita dignitoso, le donne paghino un prezzo elevato in termini di quantità, ma soprattutto di qualità del lavoro, o che siano le prime a rinunciare al lavoro per necessità di cura familiare. Tutto ciò può avere pesanti ripercussioni sulla futura capacità del nostro territorio di essere trainante a livello economico e a livello di coesione e sviluppo sociale». 

    Per citare alcune delle iniziative attuate dalle società aderenti alla rete Capo D e al protocollo, ci sono Philip Morris, che ha certificato l’equità retributiva tra uomini e donne, Lamborghini, nel cui piano welfare da anni sono previsti smart working e mum coaching. Ima con la recente promozione di dieci dipendenti donna alla dirigenza. Emil Banca, dove 70 dipendenti lavorano in regime di smart working e altri in part-time personalizzato, e Crif con flessibilità e un piano maternità.

    Senza attendere leggi nazionali, questa alleanza pubblico-privato si è attivata per diffondere buone pratiche e condividere progetti, ma anche con l’aspettativa di rappresentare un esempio da seguire per il resto dell’Italia

     

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