Se la famiglia è solida, la pensione preoccupa meno

Una giovane coppia fa dei controlli sulla contabilità domestica
(foto Shutterstock)

L’Osservatorio Welfare della Luiss Business School indaga la propensione al welfare integrativo in relazione con i legami familiari

La propensione ad aderire a programmi di previdenza complementare è fortemente influenzata dai legami familiari. Chi ha più fiducia nella solidità (anche economica) della famiglia è meno propenso a stipulare contratti in questo campo, ma anche fra chi sembra più propenso il giudizio dei familiari è determinante.

È quanto si evince dal Rapporto sul Welfare 2022 dell’Osservatorio sul Welfare della Luiss Business School, che per la prima volta esplora come le scelte di risparmio e di welfare della popolazione italiana in relazione ai “family ties”, i legami familiari.

Quattro le dimensioni indagate dall’osservatorio:

  • la propensione alla previdenza complementare
  • il giudizio sui sistemi pensionistici
  • l’educazione finanziaria
  • il favore per l’introduzione di una pensione minima universale.

Questi temi sono stati analizzati innanzitutto sulla base di variabili tradizionali:

  • sesso
  • età
  • grado d’istruzione.

È stata svolta anche un’analisi in base a criteri nuovi, come:

  • il grado di fiducia
  • il senso civico
  • i legami familiari.

Il peso della famiglia

Sono proprio i legami familiari, un campo quasi inesplorato in questa tipologia di analisi, a rappresentare un punto innovativo e determinante, soprattutto in tema di pensioni.

I dati, infatti, mostrano come la fiducia nel prossimo (famiglia, amici e non conoscenti) si correli all’adesione a forme di previdenza complementare, propensione comunque molto condizionata dal giudizio familiare.

Nel dettaglio, si evidenzia, infatti, una stretta correlazione negativa tra il grado di fiducia nei propri familiari e l’adesione alla previdenza complementare. Questo legame mette in luce come capitale sociale e fiducia influenzino le scelte dei singoli.

Ancora sul fronte dei legami familiare, emergono posizioni diverse a seconda della prospettiva dalla quale si analizza la situazione. Se, ad esempio, i legami familiari si analizzano top-down, in relazione a quanto si ritiene giusto che i genitori debbano sacrificare il proprio benessere a favore di quello dei figli, emerge una correlazione positiva tra intensità dei legami e propensione alla previdenza complementare.

Se, al contrario, si pone la questione in prospettiva bottom-up, chiedendo quanto gli intervistati ritengono sia importante rispettare e amare i genitori, allora emerge una correlazione negativa tra intensità dei legami e propensione all’adesione a fondi pensione.

Un punto di vista innovativo

L’Osservatorio ha visto la luce nel gennaio del 2021 ed è diretto dal professor Mauro Marè, che in occasione della presentazione (lo scorso 15 dicembre) ha illustrato come l’indagine nasca “dall’esigenza della Luiss Business School di studiare molto da vicino e in modo non tradizionale le politiche di Welfare”.

Infatti, “il primo rapporto che presentiamo oggi non studia la distribuzione della spesa sanitaria, della spesa pensionistica e gli effetti dell’efficienza, ma studia una tematica molto nuova: il ruolo dei legami familiari in relazione al Welfare. Quindi il ruolo degli uomini, delle donne e dei genitori per far vedere che il Welfare italiano ha una specialità importante nella famiglia e nelle politiche pubbliche”.

“Per la prima volta – continua il professor Marè – esistono dati del genere. Non li ha la Banca d’Italia e nemmeno l’ISTAT. Noi abbiamo un campione di 6 mila individui che permette di avere dati significativi da un punto di vista regionale. [Ndr. Questa tematica è da considerare] Nuova perché abbiamo tutta una serie di domande sul ruolo della donna, sulla famiglia e sull’impatto della famiglia sulle declinazioni”.

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