Capsula, curare il proprio benessere in autonomia e riservatezza

L’esperienza di A2A, primo cliente di Capsula: la tutela della privacy è un punto di forza dello strumento, che si mostra attraente e inclusivo

Il Gruppo A2A è una multiservizi presente in tutta Italia con 14 mila dipendenti e circa 8 mila stabilimenti. È stata la prima azienda a sperimentare Capsula nell’ambito del programma di wellbeing aziendale, con un dispositivo acquistato e altri due presi a noleggio. 

Le tre Capsule sono state installate, al momento, nelle sedi di Milano e Brescia, ma l’obiettivo è quello di farle ruotare in altre sedi per coinvolgere nell’esperienza un sempre maggior numero di lavoratori. A2A sta utilizzando Capsula già da due anni, registrando più di 19 mila test con una media di 5 mila ingressi l’anno. 

A raccontarci l’esperienza maturata è il dott. Plinio Amendola, medico del lavoro e Responsabile Salute di A2A.

Dott. Amendola, qual è stata la prima impressione quando ha conosciuto Capsula?

“Quando ho conosciuto Capsula, che al tempo era un progetto di ricerca non ancora sul mercato, mi ha colpito l’obiettivo: Capsula è pensata per persone che stanno bene, sì, ma che vogliono stare meglio e tenere sotto controllo i propri miglioramenti. 

Il dispositivo non è orientato a individuare patologie, ma piuttosto le precondizioni cliniche. Può darsi che dalle analisi le persone trovino qualche aspetto della propria salute che merita di essere approfondito, ma l’obiettivo generale è proprio quello di prendere in carico e curare il proprio benessere

Aggiungo che, anche dal punto di vista aziendale, dobbiamo affrontare il fatto che la popolazione invecchia e dovrà lavorare a lungo, quindi aiutare le persone a mantenersi a lungo in buone condizioni di salute è nell’interesse di tutti”. 

Quali sono, nella sua esperienza, i punti di forza rispetto ad altre proposte simili?

“I progetti di prevenzione e di screening proposti in ambito aziendale non si contano, ce ne sono di ogni genere. Capsula però è qualcosa di diverso: con questo strumento si cerca di intervenire diversamente, non si vanno a indagare aspetti espressamente legati alla patologia, ma si cerca di promuovere un approccio positivo e proattivo da parte delle persone: quando si affronta uno screening c’è sempre un po’ di timore e un po’ di fatalismo, ovviamente: fai l’esame sperando sempre che non ci sia nulla.

Capsula no, non crea disagio, non mette ansia, anzi è accogliente in qualche modo. E in più è uno strumento facile da usare, in autonomia, molto rispettoso della privacy. Pensiamo alla classica bilancia della farmacia: non la usa mai nessuno, perché nessuno vuole pesarsi davanti a tutti. Con Capsula è diverso: vuoi lavorare sulla tua forma fisica? Puoi farlo, puoi cercare un programma o una dieta e seguirla in autonomia, al riparo da occhi e orecchie indiscrete”. 

Nella sua esperienza diretta, com’è stato sperimentare Capsula?

“Io l’ho utilizzata più volte, è un’esperienza immersiva. Usarla è molto semplice, di primo impatto impressiona in modo positivo: è un oggetto da esplorare, che non intimidisce e non dà quella vaga sensazione di disagio che spesso si ha, ad esempio, in un ambulatorio medico. 

Anche solo farsi misurare la pressione, quando lo fa il medico, crea una situazione vagamente di stress, di ansia. Diciamo che semplicemente non è piacevole. Affrontare la stessa identica misurazione usando Capsula dà una sensazione diversa, incuriosisce invece di intimidire

In un certo senso, è un’esperienza anche di empowerment, ti coinvolge e ti dà la sensazione di prendere in mano la tua salute. Già una quindicina di anni fa avevo visto esperimenti che partivano dagli stessi obiettivi di Capsula, ma offrivano un’esperienza diversa, lo strumento era in formato totem. E qui torniamo alla bilancia in farmacia: la salute è un fatto estremamente privato, da gestire a porte chiuse”. 

Avete avuto dei feedback anche da parte delle vostre persone?

“Non direttamente, nel senso che non li abbiamo chiesti. Abbiamo solo lasciato che le persone fossero libere di interagire con lo strumento, ci siamo limitati a posizionarlo in punti di maggiore afflusso. 

Non tutti affrontano la questione della salute nello stesso modo, ma molti hanno mostrato interesse: alcuni hanno provato un solo test, altri sono tornati. Chiaramente appena arrivato lo strumento c’è un picco di ingressi dettato dalla curiosità, poi alcuni tornano e altri no. In generale, l’impressione è che chi l’ha provato ha avuto un’esperienza positiva e questo per noi è l’importante”. 

Avete particolari obiettivi fissati, o già raggiunti, per quanto riguarda l’uso di Capsula?

“Abbiamo come obiettivo primario un numero minimo di persone da coinvolgere in iniziative di promozione della salute, e questo numero aumenta progressivamente. Nell’ambito della sostenibilità, così come nell’ambito della promozione della salute, le aziende devono fornire dati molto solidi, e a noi serviva uno strumento che potesse aiutarci in questo, ma rispettoso della privacy e dell’inclusività. 

Gli obiettivi sono stati raggiunti e ora stiamo continuando a testare Capsula anche con uno sguardo al futuro: immaginiamo nuove possibilità, nuove sperimentazioni e nuovi utilizzi da implementare. Lo strumento è promettente e immaginiamo che, nel tempo, le persone prenderanno sempre più confidenza con questo approccio sia fisico che digitale”.

 

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