Scopri come promuovere l'employee engagement attraverso pratiche sostenibili e garantirti una retention dei talenti a lungo termine
Secondo Gallup, solo il 14% dei dipendenti in Europa si sente veramente coinvolto nel proprio lavoro. Le variabili in gioco sono tantissime: sempre secondo Gallup, il 39% della Generazione Z è insoddisfatto della propria flessibilità oraria e il 37% della flessibilità del luogo di lavoro. La possibilità di lavorare fuori ufficio, ormai, è talmente importante che molti giovani dichiarano che prenderebbero in considerazione la possibilità di cercare una nuova azienda, se il datore o la datrice di lavoro ordinasse loro di lavorare in ufficio a tempo pieno.
Da un lato, per i giovani lavoratori, sperimentare esperienze diverse può essere un modo per arricchire le proprie competenze. Dall’altro, tuttavia, per le aziende l’ipotesi di trovarsi con relativa frequenza a sostituire risorse è tutt’altro che rosea. Secondo uno studio di Society for Human Resource Management (SHRM), ogni volta che un’impresa sostituisce una persona, spende in media da 6 a 9 mesi di stipendio in più all’anno. Per un manager o una manager che guadagna 50.000 € l’anno, si tratta di circa 30-40.000 € di spese aggiuntive di assunzione, onboarding e formazione.
Eppure il problema dei coinvolgimento dei dipendenti e della retention dei talenti non riguarda tutte le aziende nella stessa misura. Ma cosa fa la differenza?
Quando si tratta di attrarre e trattenere i talenti in azienda, l’employee engagement gioca un ruolo fondamentale. Gli strumenti, oggi, non sono solo quelli tradizionali: le aziende che hanno provato a combattere la fuga dei talenti con strumenti “canonici” (aumenti retributivi, bonus, incentivi) senza investire sul coinvolgimento e sulla motivazione delle persone, sono spesso andate incontro a clamorosi fallimenti.
Questo perché l’esperienza degli ultimi anni ha completamente cambiato la prospettiva e le aspettative delle persone, che oggi hanno un approccio diverso al mondo del lavoro.
L’employee engagement, oggi, si basa su cinque pilastri che possiamo sintetizzare così:
Come è evidente da questa sintesi, tra le leve della motivazione spiccano questioni che abbracciano una visione valoriale ed etica.
E tra le questioni che stanno più a cuore alle giovani generazioni, la sostenibilità è diventata sempre più importante. I giovani cercano aziende che condividano i loro valori etici e ambientali, dimostrando un impegno concreto verso la responsabilità sociale. Questa attenzione alla sostenibilità può quindi essere un forte punto di attrazione per i talenti in cerca di un impiego significativo.
Qualche dato: dall’ultimo report di Kite Insights è emerso che l’83% delle persone vuole agire sul cambiamento climatico nel proprio lavoro e il 70% ha dichiarato che poter contrastare i cambiamenti climatici con il lavoro in azienda è importante per il proprio senso di motivazione e benessere personale. Il 15% (+10% rispetto al 2020) degli intervistati ha ammesso di aver preso in considerazione l’idea di cambiare lavoro per occuparsi maggiormente di questioni legate al clima.
Per i lavoratori, le aziende che abbracciano la sostenibilità mostrano di avere una visione a lungo termine, attirando persone motivate dalla possibilità di contribuire a un futuro migliore. Promuovere pratiche sostenibili all’interno dell’azienda crea un ambiente positivo e stimolante, aumentando il senso di appartenenza dei dipendenti e riducendo il turnover.
Come dimostrano anche i dati sopra esposti, quando si tratta di coinvolgere e trattenere i talenti in azienda la formazione sulla sostenibilità gioca un ruolo fondamentale. Offrire ai dipendenti la possibilità di approfondire le tematiche legate alla sostenibilità non solo li sensibilizza su questioni cruciali per il futuro del pianeta, ma li fa sentire parte attiva di un’azienda responsabile e orientata al bene comune.
La formazione sulla sostenibilità non solo fornisce conoscenze pratiche sui temi ambientali e sociali, ma stimola anche una maggiore consapevolezza tra i dipendenti sulle azioni quotidiane che possono fare la differenza. Questo porta ad un più ampio coinvolgimento e senso di appartenenza verso l’azienda, creando un ambiente lavorativo più motivante e gratificante per tutti.
Ma c’è un ostacolo: la maggior parte dei lavoratori non dispone degli strumenti e delle informazioni necessarie per dare il proprio contributo positivo nel ridurre l’impatto ambientale sul lavoro. La sfida per le aziende, quindi, è chiara: colmare il divario di conoscenze dei dipendenti sul clima per trasformare le loro catene di valore.
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