Molti lavoratori, in particolare i più giovani, chiedono informazioni sul TFR, sui fondi pensione e sulla previdenza complementare.
Sono William Castagnotto, sono un avvocato e mi occupo di diritto del lavoro.
In questo episodio approfondiremo assieme alcuni dei temi più importanti riguardanti i fondi pensione e la previdenza complementare.
No. Dipende dalla scelta effettuata dal lavoratore.
Dal 2007, è possibile scegliere se mantenere il TFR all’interno dell’azienda oppure destinarlo a un Fondo pensione.
Il lavoratore ha sei mesi di tempo, dall’inizio del rapporto lavorativo, per scegliere se mantenere il TFR in azienda oppure se desidera destinarlo a uno specifico Fondo Pensione.
Se non esprime alcuna scelta, il TFR viene devoluto automaticamente al Fondo pensione istituito dal contratto collettivo applicato in azienda.
È obbligo dell’azienda informare compiutamente il lavoratore della possibilità di scelta e sulle conseguenze delle proprie decisioni. In un primo momento, al momento dell’assunzione, e in un secondo momento, 30 giorni prima della scadenza del termine di 6 mesi.
Si tratta di uno dei temi più delicati e che riguardano la fiducia dei lavoratori nei confronti dell’istituto a cui devolvono il proprio TFR.
L’attività dei Fondi è monitorata dalla CoVIP, Commissione Vigilanza Fondi Pensione.
I Fondi gestiscono denaro altrui e hanno l’obbligo di investire, tramite società che operano professionalmente nel settore degli investimenti, esclusivamente con prodotti e strumenti dedicati.
La tipologia di investimento, azionario, obbligazionario o misto, è decisa dal lavoratore.
La scelta di destinare il TFR fuori dall’azienda a un fondo di previdenza complementare presenta più profili di convenienza per i dipendenti.
Innanzitutto la rendita assicurata dai Fondi è maggiore della somma che restituisce l’azienda al momento della cessazione del rapporto.
Secondo l’ultimo rapporto della CoVIP, la rendita media assicurata dai fondi pensione è pari al 3%, al netto dei costi di gestione.
Il tasso di rendimento del TFR lasciato in azienda è stabilito per legge nella misura del 1,5% annuo + il 75% del tasso di inflazione annua.
In secondo luogo, le somme restituite dal fondo pensione godono di una tassazione di vantaggio.
Il TFR pagato dall’azienda è soggetto alla tassazione con le ordinarie aliquote Irpef. Mentre le somme restituite dal Fondo, che sono maggiori rispetto a quelle eventualmente pagate dall’azienda, sono soggette ad una tassazione che varia dal 15% al 9%.
Su somme importanti, come quelle acquisite dal lavoratore al momento della pensione, si tratta di un risparmio notevole.
In terzo luogo, la scelta del Fondo Pensione consente al lavoratore di sommare liberamente anche il cosiddetto contributo aggiuntivo. È una scelta facoltativa.
Il lavoratore può aggiungere una percentuale della retribuzione alle somme già versate a titolo di TFR.
Il vantaggio sta nel fatto che nel caso in cui il lavoratore decida volontariamente di versare il contributo aggiuntivo, anche l’azienda è obbligata ad aggiungere un ulteriore versamento a suo integrale carico.
In pratica, il lavoratore si autofinanzia una rendita a spese della società.