Guida per destinare il proprio TFR e non solo ai fondi di previdenza complementare.
Lo scenario pensionistico italiano sta affrontando un momento di crisi, che nel corso del tempo potrebbe anche peggiorare.
Secondo recenti studi, chi andrà in pensione prenderà molto meno rispetto all’ultimo stipendio, pari circa a un 30-40% in meno.
In contesti simili, muoversi per tempo può fare veramente la differenza e TFR e fondi pensione diventano alleati.
In questo articolo, infatti, capiremo come funziona la previdenza complementare e come poter destinare il proprio Trattamento di fine rapporto nei diversi fondi che esistono. Iniziamo!
La previdenza complementare è una forma pensionistica volontaria che si affianca, per questo viene definita complementare, a quella pubblica obbligatoria per legge e cioè a quella dell’INPS.
È stata introdotta nel 1993 in linea con le esperienze degli altri Paesi internazionali: anche in Italia si è deciso di strutturare il sistema previdenziale affiancando alla previdenza pubblica un sistema di fondi pensione nati dalle intese tra le associazioni sindacali o gli istituti finanziari.
Fai attenzione però: per ottenere la rendita di una seconda pensione è obbligatorio contribuire a un fondo che può essere un:
Quindi per rispondere alla domanda cos’è la previdenza complementare potremmo dire che è un modo per accantonare, con specifici vantaggi fiscali, un gruzzoletto che andrà a potenziare la pensione pubblica dell’INPS.
Chiarito cos’è la previdenza complementare, vediamo ora di capire il suo funzionamento.
Una volta che hai scelto quale somma conferire alla previdenza complementare, devi sapere che la tua posizione individuale dipenderà da:
Una cosa da sapere per capire come funziona la previdenza complementare è questa: rispetto al TFR lasciato in azienda, infatti, le somme che versi al fondo pensione vengono investite in diversi prodotti finanziari e cioè azioni e/o obbligazioni.
In base all’andamento di questi investimenti, il tuo fondo pensione renderà una certa somma che aumenterà l’importo finale che andrai a riscattare in prossimità della pensione.
Di fatto la procedura che viene seguita per comporre la tua posizione è questa:
Tutti possono aderire alla previdenza complementare perché l’adesione è volontaria e non servono particolari requisiti.
Se hai un contratto di lavoro dipendente e vuoi destinare il tuo TFR a un fondo di previdenza specifico, dovrai comunicare la tua volontà con un documento ad hoc e cioè il Modulo TFR2.
Una cosa molto interessante da sapere è che anche i familiari fiscalmente a carico possono essere iscritti alla previdenza complementare. Ad esempio, puoi versare contributi per i tuoi figli a carico e beneficiare della deducibilità fiscale di cui hai complessivamente diritto. Di questo vantaggio fiscale ne parleremo meglio nei paragrafi successivi.
Se hai un contratto da lavoro dipendente, dovrai comunicare la tua scelta all’azienda entro 6 mesi dalla data di assunzione con il Modulo TFR.
In questo caso, se non fai una scelta il TFR non può rimanere in azienda e quindi verrà destinato automaticamente alla previdenza complementare.
In quest’ultimo caso, la legge prevede un meccanismo preciso:
Non esiste una risposta univoca e adatta a tutti, perché la convenienza o meno del fondo pensione dipende da diversi fattori in primo luogo da:
Qualora tu volessi avere maggiore flessibilità e liquidità nel breve periodo, ad esempio, potrebbe essere più conveniente mantenere il TFR in azienda che verrà ogni anno adeguato al tasso di inflazione.
Quello che può essere considerato di maggior favore tra lasciare il TFR in azienda e investirlo in un fondo riguarda la tassazione. Quest’ultima, nel caso della previdenza complementare, è comunque più bassa rispetto alle aliquote marginali IRPEF che verrebbero applicate al TFR rimasto in azienda.
A fronte di un range compreso tra il 23% e il 43%, nel caso dell’IRPEF, abbiamo una forbice compresa tra il 9% e il 15% in base a quanti anni si è rimasti iscritti al fondo.
Il nostro consiglio, comunque, è quello di farsi seguire da un esperto consulente finanziario per poter adeguare lo strumento alle proprie necessità.
Per scegliere un fondo di previdenza complementare è sempre bene farsi consigliare da consulenti finanziari esperti in quanto questa figura professionale sa valutare bene le esigenze personali e l’andamento dei mercati.
A ogni modo esiste anche un ente nazionale che vigila sul fondo previdenza complementare e si chiama COVIP ovvero Commissione di Vigilanza dei Fondi pensione. Su questo sito potrai:
Nella prima pagina di atterraggio, poi, potrai leggere tutte le novità e le notizie più recenti in materia di fondi pensione e previdenza complementare.
Come abbiamo già spiegato, i contributi per previdenza complementare sono versamenti volontari che puoi effettuare, anche congiuntamente al tuo datore di lavoro, per integrare la pensione pubblica e costruire un futuro più sicuro.
Questi contributi vengono destinati a fondi per accumulare un capitale che verrà poi trasformato in una erogazione al momento del pensionamento.
Esistono anche contributi previdenza complementare versati da un soggetto diverso dall’aderente, come ad esempio da un familiare, che possono rappresentare un importante beneficio per chi aderisce al fondo. Inoltre, i contributi di previdenza complementare dedotti dai redditi possono essere sottratti dal reddito imponibile, cioè dalla base su cui viene calcolata l’imposta IRPEF, riducendo così le tasse da pagare.
Questa forma di risparmio previdenziale rappresenta oggi uno strumento chiave per garantire un tenore di vita adeguato anche dopo la fine dell’attività lavorativa.
Quando aderisci alla previdenza complementare puoi beneficiare di una tassazione favorevole che riguarda sia quello che versi, che quello che incasserai nel futuro.
Nello specifico:
Nel paragrafo precedente abbiamo già anticipato il meccanismo della deducibilità della previdenza complementare.
In pratica, puoi togliere dal tuo reddito complessivo i contributi che hai versato al fondo entro il limite di 5.164,57 euro all’anno.
Questo importo comprende l’eventuale contributo del tuo datore di lavoro, mentre è esclusa la quota del TFR versata.
Gli eventuali contributi versati e non dedotti (inclusi quelli che superano il limite annuo di 5.164,57 euro) vanno comunicati al fondo pensione entro l’anno successivo al versamento affinché non vengano assoggettati a tassazione al momento dell’erogazione delle prestazioni.
Vediamo ora un altro aspetto molto interessante e cioè previdenza complementare e TFR.
Devi sapere, infatti, che puoi destinare al fondo pensione non solo i contributi aggiuntivi volontari che abbiamo visto nei paragrafi precedenti, ma anche tutto o parte del tuo TFR.
Come puoi vedere da questo screen del Modulo TFR2, infatti, puoi scegliere che il tuo TFR venga conferito integralmente o in misura percentuale al fondo che hai scelto che può essere aperto o chiuso.
Ricordati di allegare sempre il modulo di adesione al fondo così il datore di lavoro può verificare che i dati che hai inserito sono corretti.
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