Previdenza complementare: tutto quello che c’è da sapere

(foto Shutterstock)

Guida per destinare il proprio TFR e non solo ai fondi di previdenza complementare.

Lo scenario pensionistico italiano sta affrontando un momento di crisi, che nel corso del tempo potrebbe anche peggiorare

Secondo recenti studi, chi andrà in pensione prenderà molto meno rispetto all’ultimo stipendio, pari circa a un 30-40% in meno. 

In contesti simili, muoversi per tempo può fare veramente la differenza e TFR e fondi pensione diventano alleati. 

In questo articolo, infatti, capiremo come funziona la previdenza complementare e come poter destinare il proprio Trattamento di fine rapporto nei diversi fondi che esistono. Iniziamo!  

Cos’è la previdenza complementare 

La previdenza complementare è una forma pensionistica volontaria che si affianca, per questo viene definita complementare, a quella pubblica obbligatoria per legge e cioè a quella dell’INPS. 

È stata introdotta nel 1993 in linea con le esperienze degli altri Paesi internazionali: anche in Italia si è deciso di strutturare il sistema previdenziale affiancando alla previdenza pubblica un sistema di fondi pensione nati dalle intese tra le associazioni sindacali o gli istituti finanziari. 

Fai attenzione però: per ottenere la rendita di una seconda pensione è obbligatorio contribuire a un fondo che può essere un:

  • fondo chiuso detto anche negoziale: vi aderiscono persone che appartengono a un certo settore, comparto, impresa, o territorio. Rientra tra questi, ad esempio, il FON.TE. e cioè il Fondo pensione dei dipendenti delle aziende del terziario, commercio, turismo e servizi;
  • fondo aperto: istituito dalle banche, società di intermediazione mobiliare (SIM), dalle assicurazioni o dalle società di gestione del risparmio (SGR).

Quindi per rispondere alla domanda cos’è la previdenza complementare potremmo dire che è un modo per accantonare, con specifici vantaggi fiscali, un gruzzoletto che andrà a potenziare la pensione pubblica dell’INPS. 

Chiarito cos’è la previdenza complementare, vediamo ora di capire il suo funzionamento. 

Previdenza complementare: come funziona 

Una volta che hai scelto quale somma conferire alla previdenza complementare, devi sapere che la tua posizione individuale dipenderà da: 

  • l’arco temporale in cui trasferisci denaro al fondo (prima ci si iscrive e maggiore vantaggio economico si avrà);
  • gli importi che hai versato;
  • i rendimenti che riesci a ottenere in seguito all’investimento nel mercato finanziario.

Una cosa da sapere per capire come funziona la previdenza complementare è questa: rispetto al TFR lasciato in azienda, infatti, le somme che versi al fondo pensione vengono investite in diversi prodotti finanziari e cioè azioni e/o obbligazioni. 

In base all’andamento di questi investimenti, il tuo fondo pensione renderà una certa somma che aumenterà l’importo finale che andrai a riscattare in prossimità della pensione. 

Di fatto la procedura che viene seguita per comporre la tua posizione è questa: 

  • il contributo economico che versi e il tuo TFR +
  • il contributo del datore di lavoro (se previsto) +
  • i rendimenti dell’investimento (già netti) –
  • i costi di gestione.

Chi può aderire alla previdenza complementare – Requisiti

Tutti possono aderire alla previdenza complementare perché l’adesione è volontaria e non servono particolari requisiti. 

Se hai un contratto di lavoro dipendente e vuoi destinare il tuo TFR a un fondo di previdenza specifico, dovrai comunicare la tua volontà con un documento ad hoc e cioè il Modulo TFR2.

Una cosa molto interessante da sapere è che anche i familiari fiscalmente a carico possono essere iscritti alla previdenza complementare. Ad esempio, puoi versare contributi per i tuoi figli a carico e beneficiare della deducibilità fiscale di cui hai complessivamente diritto. Di questo vantaggio fiscale ne parleremo meglio nei paragrafi successivi. 

Come e quando fare domanda per la previdenza complementare

Se hai un contratto da lavoro dipendente, dovrai comunicare la tua scelta all’azienda entro 6 mesi dalla data di assunzione con il Modulo TFR. 

In questo caso, se non fai una scelta il TFR non può rimanere in azienda e quindi verrà destinato automaticamente alla previdenza complementare. 

In quest’ultimo caso, la legge prevede un meccanismo preciso: 

  • in primo luogo, viene destinato al fondo TFR previsto dal CCNL applicato al tuo rapporto di lavoro;
  • se il CCNL non prevede nessun fondo di categoria, viene destinato al fondo a cui sono iscritti più dipendenti;
  • come ultima opzione percorribile viene usato il Fondo COMETA

Quando conviene la previdenza complementare

Non esiste una risposta univoca e adatta a tutti, perché la convenienza o meno del fondo pensione dipende da diversi fattori in primo luogo da: 

  • gli obiettivi che si vogliono raggiungere;
  • il tempo entro cui si vogliono raggiungere gli obiettivi sopra menzionati;
  • la necessità di liquidità;
  • la volontà di avere uno strumento che renda nel lungo periodo grazie a investimenti nel mercato finanziario.

Qualora tu volessi avere maggiore flessibilità e liquidità nel breve periodo, ad esempio, potrebbe essere più conveniente mantenere il TFR in azienda che verrà ogni anno adeguato al tasso di inflazione. 

Quello che può essere considerato di maggior favore tra lasciare il TFR in azienda e investirlo in un fondo riguarda la tassazione. Quest’ultima, nel caso della previdenza complementare, è comunque più bassa rispetto alle aliquote marginali IRPEF che verrebbero applicate al TFR rimasto in azienda. 

A fronte di un range compreso tra il 23% e il 43%, nel caso dell’IRPEF, abbiamo una forbice compresa tra il 9% e il 15% in base a quanti anni si è rimasti iscritti al fondo. 

Il nostro consiglio, comunque, è quello di farsi seguire da un esperto consulente finanziario per poter adeguare lo strumento alle proprie necessità.

Come scegliere il fondo di previdenza complementare

Per scegliere un fondo di previdenza complementare è sempre bene farsi consigliare da consulenti finanziari esperti in quanto questa figura professionale sa valutare bene le esigenze personali e l’andamento dei mercati. 

A ogni modo esiste anche un ente nazionale che vigila sul fondo previdenza complementare e si chiama COVIP ovvero Commissione di Vigilanza dei Fondi pensione. Su questo sito potrai: 

  • consultare l’elenco dei rendimenti dei fondi pensione;
  • consultare la Guida alla previdenza complementare, per iniziare a familiarizzare con questo tema se è la prima volta che ti approcci;
  • utilizzare il comparatore dei costi di gestione dei singoli Fondi.

Nella prima pagina di atterraggio, poi, potrai leggere tutte le novità e le notizie più recenti in materia di fondi pensione e previdenza complementare. 

Cosa sono i contributi per la previdenza complementare? 

Come abbiamo già spiegato, i contributi per previdenza complementare sono versamenti volontari che puoi effettuare, anche congiuntamente al tuo datore di lavoro, per integrare la pensione pubblica e costruire un futuro più sicuro. 

Questi contributi vengono destinati a fondi per accumulare un capitale che verrà poi trasformato in una erogazione al momento del pensionamento. 

Esistono anche contributi previdenza complementare versati da un soggetto diverso dall’aderente, come ad esempio da un familiare, che possono rappresentare un importante beneficio per chi aderisce al fondo. Inoltre, i contributi di previdenza complementare dedotti dai redditi possono essere sottratti dal reddito imponibile, cioè dalla base su cui viene calcolata l’imposta IRPEF, riducendo così le tasse da pagare. 

Questa forma di risparmio previdenziale rappresenta oggi uno strumento chiave per garantire un tenore di vita adeguato anche dopo la fine dell’attività lavorativa.

Previdenza complementare: la tassazione​

Quando aderisci alla previdenza complementare puoi beneficiare di una tassazione favorevole che riguarda sia quello che versi, che quello che incasserai nel futuro. 

Nello specifico: 

  • puoi dedurre dal tuo reddito complessivo i contributi versati alla forma pensionistica complementare, fino al limite di 5.164,57 € all’anno
  • per quanto riguarda i rendimenti la tassazione cambia in base al tipo di investimento. Quelli in titoli di Stato sono tassati con un’aliquota agevolata del 12,50%; gli altri al 20% (rispetto al 26% che si applica alla maggior parte delle forme di risparmio finanziario);
  • al momento del pagamento della prestazione pensionistica la tassazione è molto favorevole. C’è una ritenuta agevolata del 15% che si riduce in base a quanti anni si aderisce al sistema di previdenza complementare fino ad arrivare a una imposta del 9%. 

Previdenza complementare e deducibilità 

Nel paragrafo precedente abbiamo già anticipato il meccanismo della deducibilità della previdenza complementare. 

In pratica, puoi togliere dal tuo reddito complessivo i contributi che hai versato al fondo entro il limite di 5.164,57 euro all’anno. 

Questo importo comprende l’eventuale contributo del tuo datore di lavoro, mentre è esclusa la quota del TFR versata. 

Gli eventuali contributi versati e non dedotti (inclusi quelli che superano il limite annuo di 5.164,57 euro) vanno comunicati al fondo pensione entro l’anno successivo al versamento affinché non vengano assoggettati a tassazione al momento dell’erogazione delle prestazioni.

Previdenza complementare e TFR 

Vediamo ora un altro aspetto molto interessante e cioè previdenza complementare e TFR. 

Devi sapere, infatti, che puoi destinare al fondo pensione non solo i contributi aggiuntivi volontari che abbiamo visto nei paragrafi precedenti, ma anche tutto o parte del tuo TFR

Come puoi vedere da questo screen del Modulo TFR2, infatti, puoi scegliere che il tuo TFR venga conferito integralmente o in misura percentuale al fondo che hai scelto che può essere aperto o chiuso.

previdenza complementare sezione 1

Ricordati di allegare sempre il modulo di adesione al fondo così il datore di lavoro può verificare che i dati che hai inserito sono corretti.

 

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