Dimissioni dal posto fisso, 1 dipendente su 4 si licenzia

img 1: “Donna partecipa ad una riunione di lavoro in video conference, da casa in modalità smart working”
(foto Shutterstock)

Fenomeno dimissioni in aumento, cambiano priorità delle persone che vogliono gestire il tempo in modo più flessibile. I dati del Ministero del Lavoro

Le persone non si accontentano più, e chi ha un’occupazione consolidata, se non è felice di ciò che fa, o non condivide i valori aziendali, cerca di rimettersi in gioco, curiosando tra le tante piattaforme dove è possibile trovare nuove opportunità di lavoro. I dati del Ministero del Lavoro parlano chiaro: tra aprile e giugno 2021 si registrano quasi 500mila dimissioni (290mila uomini e 190mila donne), con un aumento del 37% rispetto ai tre mesi prima.

Le dimissioni in numeri

Secondo le cifre del Ministero, riferite al secondo trimestre del 2021, si registra una notevole crescita nel numero di dimissioni dei dipendenti, a seguito di un periodo, quello tra gennaio e marzo 2021, in linea con gli anni precedenti.

Se si confronta lo stesso trimestre del 2020, l’incremento è dell’85%. Da un punto di vista strettamente economico, questa tendenza potrebbe indicare un mercato in salute, in cui il Covid-19 ha svolto il ruolo del detonatore, aprendo alla possibilità di un proficuo rimescolamento dei ruoli e delle risorse.

Il 60% delle aziende è coinvolta dal fenomeno delle dimissioni volontarie e, nella maggior parte dei casi (75%), è stata colta di sorpresa rispetto a una tendenza inattesa.

Le fasce d’età maggiormente coinvolte riguardano i 26-35enni, che rappresentano il 70% del campione, seguita dalla fascia 36-45 anni. Si tratta, quindi, di un fenomeno giovanile collocato soprattutto nelle mansioni impiegatizie (82%) e residenti nelle regioni del Nord Italia (79%).

Il fenomeno è iniziato nel 2021, negli USA, e sta continuando a registrare numeri importanti anche in Italia.

Chi ha un lavoro cerca nuove opportunità

Sono sempre di più le persone che, anche in Italia, rinunciano alla loro attuale occupazione rassegnando le dimissioni. I numeri trovano conferma anche nell’analisi dei dati degli ultimi sei mesi (relativi agli iscritti) effettuata da Applavoro.it, la piattaforma che mette in contatto domanda e offerta di lavoro puntando sulla meritocrazia.

C’è un dato che salta all’occhio, e che si può collegare al fenomeno delle dimissioni: l’aumento degli iscritti alla piattaforma che dichiara di avere un’occupazione al momento della registrazione al portale.

Persone che, seppur occupate, sono alla ricerca di un nuovo lavoro e che quindi sono pronte a dimettersi dalla precedente occupazione. Gli ultimi mesi hanno visto un aumento della percentuale di utenti che si iscrivono dichiarando di avere attualmente un’occupazione. Il fenomeno, nato negli Stati Uniti, ha trovato terreno fertile anche in Italia, dove le condizioni lavorative e lo stipendio spesso non sono congrui a competenze e professionalità possedute.

Sono le donne a cercare nuova occupazione

Dall’analisi dei dati emerge come siano a maggioranza donne le persone occupate alla ricerca di un nuovo lavoro con il 65%. Le fasce d’età sono così suddivise:

  • 18-24 anni: 12,2%;
  • 25-34 anni: 20,76%;
  • 35-44 anni: 29,19%;
  • 45-54 anni: 29,04%;
  • 55-64 anni: 8,63%.

Il secondo e il terzo settore risultano essere quelli maggiormente colpiti dal fenomeno delle dimissioni di massa, sempre tenendo conto dei dati inseriti dagli iscritti in piattaforma:

  • Impiegato: 11,85%;
  • Commesso/Addetto alle vendite: 9,29%;
  • Operaio specializzato: 6,24%;
  • Operaio generico: 4,18%.

Le cause del fenomeno dimissioni

La ripresa del mercato del lavoro (48%), la ricerca di condizioni economiche più favorevoli in altra azienda (47%) e l’aspirazione a un maggior equilibrio tra vita privata e lavorativa (41%) sono le tre ragioni principali alla base della crescita esponenziale delle dimissioni seguite, subito dopo, dalla ricerca di maggiori opportunità di carriera (38%).

Senza dubbio, la ripresa del mercato del lavoro dopo il periodo di pausa dovuta alla pandemia ha riacceso il fenomeno.

Diverse persone, rimaste ferme o in smart working durante l’emergenza, hanno posticipato l’addio dal lavoro per ricercarne un altro migliore, ed ecco che con la ripresa hanno messo in atto i loro obiettivi. Ma, tra i motivi che stanno spingendo le persone a dimettersi, c’è anche la ricerca di condizioni lavorative migliori.

Se prima c’era una forte cultura del sacrificio, ora sempre più persone pretendono condizioni lavorative migliori, arrivando anche a preferire di restare momentaneamente disoccupati.

 

 

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