Domanda e offerta di lavoro in ambito scientifico e tecnologico: il gap supera il 60%

img 1: “Ricercatori, analisi al microscopio”
(foto Shutterstock)

I professionisti introvabili: alle aziende mancano figure preparate in scienze matematiche, informatiche, chimiche e naturali

Sono 354 mila le assunzioni che hanno in programma le aziende, ma il 37,5% di queste, pari a 133 mila, sono praticamente introvabili. Secondo gli Osservatori più importanti, dalla Banca d’Italia all’ISTAT e all’OCSE, si è di fronte ad un vero e proprio allarme per mancanza di competenze specifiche, che rischia di mettere in seria difficoltà l’economia. 

I dati sul mismatch di competenze

Secondo i dati forniti da Unioncamere-Anpal, Sistema informativo Excelsior 2021, la percentuale della difficoltà di reperimento da parte delle imprese in Italia è aumentata di ben 9 punti negli ultimi 4 anni, passando dal 21% nel 2017 fino ad arrivare al 30% nel 2020. Le ragioni alla base di questo elevato livello di incongruenza, tra quanto richiesto dalle aziende e quanto presente, invece, dalla parte dell’offerta, sono da riferire alla carenza di competenze adeguate, o alla poca reperibilità di candidati.

Tra i professionisti di cui le aziende avrebbero decisamente bisogno, in questo momento, vi sono figure specialistiche e tecniche e operai specializzati. È quindi tra gli istituti di istruzione e formazione professionale che si verifica il mismatch più grande. In questi casi, l’offerta formativa è in grado di soddisfare solo il 50% della domanda potenziale, con situazioni critiche per gli indirizzi della meccanica, della logistica e dell’edilizia.

Quali sono i professionisti che mancano

Le figure che mancano di più alle aziende sono gli specialisti in scienze matematiche, fisiche, chimiche, naturali e informatiche, per le quali le difficoltà di reperimento sono al 65,2%. Mancano dirigenti (60,9%), montatori e saldatori (59,4%), operatori dell’estetica (56,8%), fabbri e costruttori di utensili (55,4%), artigiani e operai specializzati addetti alla pulizia e igiene degli edifici (55,2%). E ancora: mancano ingegneri (52%), tecnici informatici e delle telecomunicazioni (50,3%). 

A determinare la carenza di reperibilità da parte delle aziende, è l’assenza di candidati, e questa voragine è presente soprattutto nelle imprese della metallurgia, meccatronica, informatica e telecomunicazioni. 

Formazione e long-life learning

In questo contesto le imprese possono fare qualcosa, come investire in percorsi di  upskilling e reskilling professionale, per dare nuovi strumenti al personale e favorire l’engagement. L’Italia, nonostante un forte aumento della partecipazione degli adulti in percorsi di formazione, resta comunque indietro rispetto agli standard internazionali con solo il 20,1% della popolazione adulta che partecipa a percorsi di formazione continua, contro una media del 40% negli altri paesi Ocse.

Le imprese, inoltre, devono porre attenzione ai benchmark retributivi di mercato, e alle esigenze espresse dalle persone che, oggi più che mai, vedono nella flessibilità e nella possibilità di organizzare il proprio lavoro in autonomia, un elemento irrinunciabile. La responsabilità sociale d’impresa, l’attenzione al benessere organizzativo attraverso soluzioni di smart working e strumenti di welfare, sono fattori fondamentali per rendersi attrattive nei confronti dei potenziali candidati.

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