Il lavoro interiore, riflessioni del filosofo Vito Mancuso

img 1: “Vito Mancuso, filosofo, teologo. Intervento ad Agenda 2030”
(In foto Vito Mancuso, Filosofo e Teologo)

L’importanza di dar spazio alla coscienza e assumersi la responsabilità della vita: le suggestioni di Vito Mancuso a conclusione di Agenda 2030

Dopo un susseguirsi di interventi dedicati al mondo del lavoro che cambia, l’evento di Agenda 2030 è stato coronato dal discorso del filosofo e teologo Vito Mancuso, che ha donato al pubblico del Teatrino di Palazzo Grassi un prezioso momento di riflessione sul lavoro interiore. Oratore capace e appassionato, ha colto il tema dell’interiorità per invitare le persone a riflettere sull’esistenza, creando un clima intimo ed emozionante.

L’interiorità

Quasi a controbilanciare i prestigiosi e ricchi interventi dedicati alle grandi trasformazioni tecnologiche del mondo del lavoro, Vito Mancuso ha proposto una serie di considerazioni sulla sfera interiore dell’essere umano, rivolgendosi alla platea come a un pubblico non più di soli professionisti ma anche, e soprattutto, di donne e uomini

«Come viene identificata l’interiorità dell’essere umano? Questa energia intelligente che ci abita, e ci rende sapiens quando la utilizziamo, è la cosa più stupefacente dell’Universo – riflette Vito Mancuso –.   Questa cosa va coltivata e protetta, da noi stessi, prima di tutto, e dalle macchine, che possono essere un aiuto, o il contrario di esso, a seconda di come decidiamo di utilizzarle

Più creiamo tecnologia, più abbiamo bisogno di etica, di raccoglimento: il fattore umano non è scontato, può crescere o decrescere a seconda di come lo si educhi». 

Da qui Mancuso ha meditato a voce alta sull’importanza della coscienza: «Essa è un fenomeno complesso, che si definisce in tre modi. Esiste la capacità di elaborare le informazioni al fine di produrre cognizione, e in questo caso la coscienza è una sorta di centro cognitivo, che capta le informazioni e le elabora, per nutrirsi e riprodursi. 

Questo primo livello di coscienza è presente in tutti gli esseri viventi. Il secondo livello – prosegue Mancuso –, è l’autocoscienza, che si esprime attraverso l’elaborazione delle informazioni che provengono non solo dal mondo esteriore, ma anche da quello interiore. L’autocoscienza è difficilmente comunicabile e condivisibile con il prossimo». 

Il terzo livello individuato da Vito Mancuso è la coscienza morale: il giudizio morale, con cui si giudica e considera sé stessi. «Quella voce a cui va dato spazio come esseri umani è quella parte legata, in qualche modo, al concetto di responsabilità, o libertà matura. Essa ci permette di conoscere e governare noi stessi, e quindi di metterci in ascolto dell’altro».

Lavoro interiore

È costituito da lavoro e interiorità. «Il lavoro è la capacità di utilizzare energia per produrre un risultato. Viene da “labor”, dal latino “scivolo”, ma il lavoro, anche etimologicamente, significa anche affaticamento, fatica – spiega Vito Mancuso. Il lavoro interiore produce conoscenza di sé, e significato

La differenza tra conoscenza e significato è sostanziale: «Si può conoscere tutto della dimensione chimica e biologica della vita, ma non trovare alcun significato nell’esistenza – approfondisce il filosofo, avvicinandosi alla conclusione del suo intervento –. Al contrario, è possibile non conoscere assolutamente nulla, ma avere la percezione di un significato, un senso del vivere».

Volendo offrire una riflessione sul significato dell’esistenza umana, Vito Mancuso ha letto gli ultimi passaggi della Critica della Ragion Pratica di Immanuel Kant, risalente al 1788: «Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me».

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