I device aziendali inquinano quasi il doppio dei famigerati data center. McKinsey suggerisce alle aziende come arginare il problema
La tecnologia aziendale è responsabile dell’1% delle emissioni totali di gas serra. Se può sembrare poco, basti pensare che equivale a circa la metà delle emissioni prodotte dall’aviazione o dal trasporto marittimo ed è l’equivalente del carbonio totale emesso dal Regno Unito. È quanto emerge dal report “The green It revolution: A blueprint for CIOs to combat climate change”, elaborato da McKinsey.
Evidentemente, l’impatto è di gran lunga maggiore di quanto comunemente si pensi. McKinsey ha voluto fare luce sulla questione con dati precisi e alcuni consigli alle aziende, visto che le strategie adottate dalle imprese possono risultare decisive nella riduzione di emissioni.
Il settore industriale che contribuisce maggiormente alle emissioni di gas serra è quello delle comunicazioni, dei media e dei servizi. Il contributo della tecnologia aziendale alle emissioni totali è particolarmente elevato per le assicurazioni (45% delle emissioni totali dell’ambito 2) e per i servizi bancari e di investimento (36%).
In questo scenario, i maggiori responsabili delle emissioni sono i dispositivi che ognuno di noi ha in casa e in ufficio: laptop, tablet, smartphone e stampanti. Questi strumenti generano globalmente da 1,5 a 2 volte più emissioni di carbonio rispetto ai data center.
Questo accade in parte perché le aziende, con tutte le persone che ci lavorano, hanno un numero significativamente maggiore di dispositivi rispetto ai server nei data center. Inoltre, i dispositivi vengono sostituiti molto più spesso: gli smartphone hanno un ciclo di aggiornamento medio di due anni, i laptop di quattro anni e le stampanti di cinque anni. I server vengono sostituiti in media ogni cinque anni, anche se il 19% delle organizzazioni aspetta di più.
Ci sono due modi per ridurre l’impatto delle tecnologie: McKinsey divide l’attività in due fronti. Da un lato c’è l’“offesa” (miglioramento dell’efficienza operativa, spostamento delle attività che generano emissioni verso alternative più pulite, riciclo dei materiali), dall’altro la “difesa”. Quest’ultima riassume le strategie che ogni CIO (Chief Digital Innovation Officer, cioè responsabile dell’innovazione digitale) può adottare nella propria azienda.
L’indagine di McKinsey riporta che, per diventare più efficienti dal punto di vista ecologico, molti ritengono che siano necessari corposi investimenti, per sostituire impianti o aggiornare le strutture. L’analisi, tuttavia, rivela invece che per trarre importanti vantaggi in termini di emissioni di carbonio non servono affatto investimenti importanti, al contrario.
Complessivamente, ad esempio, il 50-60% delle emissioni legate ai dispositivi dell’utente finale può essere affrontato attraverso cambiamenti nell’approvvigionamento. Principalmente, basterebbe acquistare meno dispositivi per persona, utilizzandoli per più tempo.
L’ottimizzazione del numero di dispositivi ridurrebbe circa il 30% delle emissioni dei dispositivi degli utenti finali, ovvero la quantità di carbonio emessa da Hong Kong.
Inoltre, le aziende possono potenziare il riuso dei dispositivi: l’89% delle organizzazioni ricicla meno del 10% dell’hardware complessivo. Altre azioni a basso costo e ad alto impatto includono l’ottimizzazione dei viaggi di lavoro e delle esigenze informatiche dei centri dati, nonché l’aumento dell’uso del cloud per gestire i carichi di lavoro.
Quest’ultimo passaggio permetterebbe di ridurre le emissioni di anidride carbonica dei loro data center di oltre il 55% o di circa 40 Mt di CO2e a livello mondiale, l’equivalente delle emissioni di anidride carbonica della Svizzera.
Qualsiasi progresso reale nella tecnologia verde può avvenire solo quando le aziende misurano i loro “ritorni verdi”. Oggi, però, la maggior parte delle metriche verdi non tiene conto dei costi e dei risparmi, cosa che le rende poco pratiche.
Tra le azioni che le aziende possono mettere in campo c’è anche l’adozione di un “Green Roi”, un sistema metrico che si concentra sul costo per tonnellata di carbonio risparmiata (tenendo conto anche dei costi risparmiati). Modelli sofisticati calcolano le emissioni lungo l’intero ciclo di vita, compresa la produzione, il trasporto e lo smaltimento.
I CIO possono valutare fornitori, produttori e fornitori di servizi in base a quanto sono avanzati nel riciclo e nel ricondizionamento dell’elettronica, nella progettazione di componenti circolari, nell’estensione del ciclo di vita dei prodotti con un design migliore, una produzione di qualità superiore e materiali più robusti, nell’offerta di servizi di riparazione e nella rivendita ai consumatori.
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