Migliora le performance, il benessere organizzativo e la comunicazione interna. Il 76% degli HR la conosce, ma solo il 41% delle aziende la sta applicando
Il 76% dei direttori HR dice di averne nozione, ma meno della metà la applica e solo il 22% ne conosce a fondo i principi base, che poggiano su flessibilità e predisposizione al cambiamento. Parliamo della learning agility, ovvero la capacità di apprendimento che permette alle persone e ai gruppi di affrontare situazioni impreviste. E, va da sé, si è rivelata una qualità essenziale in occasione delle tante sfide poste alle aziende dall’emergenza sanitaria. La learning agility migliora efficacia, produttività e competitività in un contesto caratterizzato da cambiamento continuo, ed è efficace contro il malessere organizzativo. Ma, nelle aziende, le sue applicazioni concrete iniziano solo ora a farsi strada. Lo rivela l’HR Trends & Salary Survey 2020, la ricerca condotta da Randstad in collaborazione con l’Università Cattolica, che tra il 19 febbraio e il 30 aprile 2020 ha intervistato 465 Head of HR italiani.
La predisposizione ad affrontare costruttivamente situazioni inaspettate è certamente, almeno in parte, una qualità innata. Ma la learning agility è più un’inclinazione, che un bravo maestro sa riconoscere e allenare: la grande maggioranza degli HR intervistati (85%) concorda infatti che sia una competenza acquisibile, mentre solo una piccola minoranza ritiene invece che sia una caratteristica innata che non si può allenare.
Secondo i direttori del personale italiani, la learning agility è da applicare prioritariamente nelle modalità di lavoro e dei processi interni e nella direzione operativa (secondo il 60% degli HR), poi nel cambiamento organizzativo (45%) e, in minor misura, nel clima interno (35%).
Un aspetto emerso con forza dall’indagine riguarda poi il benessere dei dipendenti. Benché la metà degli HR intervistati riconosca un buon livello di benessere e serenità nella propria organizzazione, solo il 21% dichiara che non ci sia alcuna forma di malessere. Questa sofferenza si manifesta soprattutto in forma di stress (50%), demotivazione (39%) e la sensazione di non appartenenza (20%). E ben il 63% dei direttori delle risorse umane ritiene che i principi della learning agility costituiscano uno strumento efficace per contrastarli.
L’organizzazione agile migliora più in generale la comunicazione interna, che spesso non è del tutto efficace: solo nel 24% delle aziende i dipendenti riescono facilmente a comprendere le decisioni manageriali e solo nel 33% la vision aziendale è chiara e condivisa a tutti i livelli. Appena il 22% degli HR ritiene la sua azienda “capace di conciliare velocità e flessibilità necessarie all’azienda con il bisogno di stabilità dei dipendenti”.
Secondo il sondaggio di Randstad, la principale sfida che gli HR dovranno affrontare nel 2020 è incrementare performance e produttività, individuata dal 46% dei responsabili, seguita dallo sviluppo di leader di talento e dall’attrazione di talenti (42%).
Le competenze richieste alla leadership sono soprattutto la capacità di motivare e ispirare gli altri, indicata dal 65% degli HR, poi la capacità di adattarsi alle nuove esigenze dell’attività (53%) e la capacità di programmare (44%). Ma queste caratteristiche non sono tutte già presenti in egual misura nelle aziende: la capacità di motivare e ispirare gli altri c’è solo nel 31% delle organizzazioni, mentre la capacità di adattarsi alle nuove esigenze è presente in un buon 63% e la capacità di programmare il futuro nel 40%.
In azienda l’importanza del ruolo HR può crescere soprattutto coinvolgendo maggiormente la funzione Risorse Umane nelle decisioni strategiche (per il 37% degli intervistati), allineando l’attitudine dei dipendenti alla cultura aziendale (30%) e sviluppando politiche di talent management (27%).
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