Quiet quitting, una recessione emotiva che può essere capovolta solo con una nuova passione per il lavoro
Il quiet quitting è un fenomeno globale che sta investendo la popolazione che lavora e consiste nello svolgere strettamente solo i compiti richiesti, senza andare oltre alla propria mansione.
In altre parole, lavorare in minimo indispensabile e senza avere prospettive o ambizioni di carriera. Il quiet quitting si è manifestato con evidenza nel post pandemia, in concomitanza con un cambiamento delle priorità delle persone.
Improvvisamente, il lavoro non è stato più al primo posto nella quotidianità di ognuno determinando, in parte, la great resignation: quattro quinti della forza lavoro globale si sono licenziati silenziosamente o rumorosamente, con un costo per l’economia mondiale di quasi 9 mila miliardi di dollari all’anno.
Eppure le persone vogliono lavorare. Secondo uno studio condotto dalla società di consulenza Gallup, oltre l’80% dei lavoratori del mondo lavora volentieri. Apparentemente, alle persone piace lavorare, tanto che la maggior parte dei lavoratori americani e tedeschi continuerebbe a lavorare anche se non ne avesse bisogno economicamente.
Se, dunque, a oltre l’80% delle persone piace il proprio lavoro, perché quasi l’80% dei lavoratori si licenzia? A seconda dei diversi Paesi in cui sono state effettuate le interviste, le risposte assumono sfumature diverse ma, in generale, la maggior parte delle persone vorrebbe cambiare il modo in cui il proprio manager le tratta e vorrebbero un ambiente di lavoro in cui ci siano rispetto ed equità.
I risultati di Gallup si basano su un campione casuale di 15.091 dipendenti a tempo pieno e part-time di età pari o superiore a 18 anni, intervistati nel giugno del 2022.
Alcune aziende hanno cercato, per anni, di capire come motivare le persone, altre non hanno affrontato il tema. Ma ci sono alcune realtà che hanno risolto il quiet quitting e le dimissioniL’atto unilaterale con cui il lavoratore comunica di voler interrompere il rapporto lavorativo con il datore di lavoro. More silenziose prima che diventassero un fatto concreto.
Le migliori organizzazioni del mondo vedono coinvolto il 72% della loro forza lavoro, utilizzando uno standard di coinvolgimento molto elevato. Un fatto che riguarda le più grandi aziende statunitensi che vogliono sperimentare un tipo di capitalismo inclusivo e rivolto allo sviluppo sostenibile dei territori.
In pratica, realizzare un capitalismo che lavori per migliorare la qualità della vita delle persone, coinvolgendo le comunità e rispettando l’ambiente, mettendo sullo stesso piano di importanza il profitto e il benessere della collettività.
Il problema dell’engagement non interessa solo dipendenti e collaboratori ma anche le figure dirigenziali. È indispensabile elaborare nuove strategie di coinvolgimento per i manager. Secondo Gallup, solo un manager su tre è impegnato con passione al lavoro.
In un mondo del lavoro in rapido cambiamento, la dirigenza senior deve riqualificare i manager per garantire il successo delle aziende nel nuovo ambiente ibrido. I leader devono imparare come dialogare con i dipendenti per aiutarli a ridurre il disimpegno e il burnout.
Il miglior requisito e abitudine da sviluppare per i manager di successo è avere una conversazione significativa a settimana con ciascun membro del team, per una durata di almeno 15-30 minuti.
I manager devono favorire l’assunzione di responsabilità da parte dei loro collaboratori, contribuire alla crescita di una collaborazione di gruppo e valorizzare le persone in modo che si sentano parte attiva nel raggiungimento degli obiettivi aziendali.
Le decisioni relative alle modalità di lavoro (ibrido, in presenza o smart working) devono tenere conto di questi fattori, uniti da un unico filo rosso che li accomuna: ogni organizzazione deve costruire una cultura aziendale che sia condivisa dalle persone e nella quale esse si rispecchiano.
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