L’azienda parla di stipendi sopra la media, ma i sindacati chiedono carichi di lavoro meno pesanti e meno precarietà
Niente consegne per un giorno. Il 22 marzo l’intera filiera italiana di Amazon si è fermata in occasione del primo sciopero generale indetto dai lavoratori del colosso statunitense. Un evento che ha avuto un’eco internazionale, sollecitando i lavoratori degli hub di tutto il mondo.
L’azione sindacale, sostenuta da Cgil Cisl e Uil, è partita dall’interruzione della trattativa per la contrattazione di secondo livelloÈ l’accordo concluso tra datore di lavoro e sindacati per regolare determinati aspetti dei rapporti di lavoro (es. orario di lavoro, stipendio) in modo diverso dal contratto collettivo nazionale e più adeguato alla singola azienda.. More della filiera Amazon. Tra i punti all’ordine del giorno c’erano l’accertamento dei carichi e dei ritmi di lavoro imposti, la verifica e la contrattazione dei turni, la riduzione dell’orario di lavoro dei driver, gli aumenti retributivi, la clausola sociale e la continuità occupazionale per tutti in caso di cambio appalto o cambio fornitore, la stabilizzazione dei tempi determinati e dei lavoratori interinali, il rispetto delle normative sulla salute e la sicurezza, l’indennità Covid.
Alla protesta, secondo quanto riportato dai sindacati, hanno aderito circa il 75% dei 30 mila lavoratori coinvolti. La percentuale più alta si tocca tra i corrieri, dove l’adesione è stata intorno al 90%.
Amazon Italia conta circa 10 mila dipendenti a tempo indeterminato, a cui però si aggiungono numerosi lavoratori che entrano, ad altro titolo, all’interno della filiera. Nel complesso, i sindacati parlano di circa 30 mila persone. Diverse sono le sedi dove operano e le funzioni che li vedono coinvolti. Di conseguenza, diversi sono anche i contratti collettivi nazionali da applicare. Nel dettaglio: telecomunicazioni per il customer care a Cagliari e Taranto, commercio in particolare nel sito piacentino di Castel San Giovanni e infine logistica in tutto il resto dei siti. I fattorini, ha evidenziato la Cgil in occasione dello sciopero, «consegnano fino a 180 pacchetti al giorno, con tre minuti di stop a consegna e seguendo un percorso definito dal famoso algoritmo».
Secondo quanto dichiarato dall’azienda al Sole 24 Ore, i lavoratori «sia quelli con contratto a tempo indeterminato che in somministrazione, sono assunti inizialmente al 5° livello del contratto collettivoÈ l’accordo stipulato a livello nazionale tra i sindacati di rappresentanza dei lavoratori e dei datori di lavoro per regolare determinati aspetti dei contratti individuali di lavoro di un certo settore (es. orario di lavoro, retribuzione minima, ferie, congedi, ecc.). More nazionale trasporti e logistica con un salario d’ingresso pari a 1.550 euro lordi al mese per i dipendenti a tempo pieno, tra i più alti del settore della logistica, e includono un pacchetto di benefit come sconti sul sito Amazon.it e l’assicurazione contro gli infortuni».
Per Tania Sacchetti, segretaria confederale della Cgil, «è importante che Amazon incrementi le proprie attività in Italia, ma non è sufficiente offrire occasioni di lavoro. Abbiamo ancora problemi insostenibili di carichi, di tempi, di eccessiva precarietà lavorativa. In un’azienda con quel tipo di fatturato – continua – è giusto costruire un sistema di relazioni che riconosca ai lavoratori un premio di risultato e condizioni contrattate. Ossia relazioni sindacali stabili. Non è facile chiedere oggi ai lavoratori di scioperare. Sappiamo della carenza di lavoro, sappiamo dell’alta ricattabilità degli addetti. Però sappiamo anche che combattere e rivendicare diritti per la propria dignità è l’unica strada possibile per affermare il diritto a un lavoro di qualità».
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