In Olanda una legge trasforma il lavoro da casa in un diritto legale: un precedente per gli altri Paesi dell’Ue
Il lavoro sta attraversando un periodo di trasformazione epocale, e lo smart workingÈ una nuova modalità di svolgimento dell’attività lavorativa, introdotta dalla l. 81/2017 e caratterizzata dall’assenza di precisi vincoli di orario e di luogo di lavoro per il dipendente. More è uno dei protagonisti di questo cambiamento.
Il lavoro da remoto si sta facendo strada in tutto il mondo, con evoluzioni diverse a seconda dei Paesi.
Qualcuno gli sta concedendo molto spazio, diventando un esempio per altri: è il caso dell’Olanda, e delle altre 12 Province dei Paesi Bassi, che hanno approvato una legge per trasformare il lavoro da casa in un diritto legale per determinati lavori.
Data la complessità della materia, non è ancora chiaro come la legge verrà declinata nel quotidiano, ma questa norma potrebbe rappresentare un precedente, e aprire la strada alla diffusione capillare dello smart working.
In Italia, durante il lockdown, il 94% delle Pubbliche Amministrazioni, il 97% delle grandi imprese e il 58% delle PMI ha esteso la possibilità di lavorare da remoto, e il numero di lavoratori da remoto è salito a 6,58 milioni, pari ad un terzo dei lavoratori dipendenti.
L’Osservatorio del Politecnico di Milano dice che, con la fine dell’emergenza, le iniziative di smart working sono notevolmente evolute: per il 70% dei dipendenti delle grandi imprese, e per il 47% dei dipendenti pubblici sono aumentate il numero di giornate in cui lavorare da remoto.
Ad ampliare il numero degli smart workers è stato il 65% del mondo aziendale di grandi dimensioni, e il 72% degli uffici pubblici. Ben il 42% delle grandi aziende ha incluso nuove figure professionali finora non presenti, mentre solo il 17% di esse interviene sull’orario di lavoro.
A partire dal prossimo 1 settembre, però, tutti i dipendenti privati potranno svolgere la prestazione lavorativa in smart working solo con la stipula di un accordo individuale, in forma scritta, con il datore di lavoro.
In base ai dati di un’indagine condotta dall’Associazione italiana per la direzione del personale, il 58% delle aziende dichiara difficoltà ad assumere o trattenere i dipendenti, proprio perché non è garantita la possibilità di lavorare da remoto.
Molte aziende di tutta Europa hanno già deciso di abbandonare il tradizionale orario di ufficio, e il mondo del lavoro è sempre più variegato, con i nomadi digitali, gli amanti dell’ufficio, e gli appassionati di smart working.
Secondo i dati Eurostat, nel 2018 il 14% degli olandesi lavorava a distanza: il tasso più alto in Europa. Durante la pandemia, il Governo olandese ha incoraggiato le aziende a continuare a consentire ai dipendenti di lavorare da casa.
In base alle regole attuali, nei Paesi Bassi un’azienda può respingere la richiesta di un lavoratore di lavorare da casa senza dare una giustificazione. In futuro, invece, con questa legge l’azienda sarà tenuta a motivare il suo rifiuto.
Secondo un sondaggio, oltre il 70% degli olandesi vuole che lo smart working diventi un diritto, e il Governo dei Paesi Bassi sta sostenendo l’alternanza di lavoro in presenza e lavoro a distanza già da molto tempo: da gennaio ha dato vita a un programma di rimborso per le imprese, per aiutare finanziariamente i dipendenti che avevano sostenuto costi aggiuntivi lavorando da casa.
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