Il professionista dell’innovazione che non può mancare nelle aziende. Esplora i nuovi mercati e gestisce progetti sperimentali
Il Chief Innovation Officer è una figura professionale relativamente recente, sorta in concomitanza con l’esplosione delle nuove tecnologie e la diffusione di strumenti digitali.
Questo professionista, oggi molto ricercato dalle aziende, può servire in molti e diversi settori dell’economia, e le sue funzioni possono cambiare a seconda dell’organizzazione in cui lavora, delle necessità e delle competenze che possiede.
Trattandosi di una figura professionale di nuova generazione, la sua posizione all’interno delle aziende è meno definita rispetto ad altre figure dirigenziali, ma il suo ruolo ha una notevole importanza.
Il Chief Innovation Officer risponde a un nuovo contesto partito all’inizio degli anni 2000, che ha visto lo sviluppo di nuove tecnologie, ma soprattutto di un nuovo modello di business che non tiene conto solo delle performance di un prodotto, ma anche dell’esperienza customer.
Per fare un esempio concreto e rendere comprensibile il contesto attuale, si pensi a Nintendo, il colosso giapponese specializzato nella produzione di videogiochi che ha superato la concorrenza dotando la console Wii di sensori di movimento.
Grazie alla console Wii, le persone possono fare ginnastica, yoga, ballo e molto altro, allargando così la gamma delle possibilità di utilizzo del prodotto. In pratica, in questo caso, il Chief Innovation Officer ha individuato una fetta ulteriore di mercato, adattando il prodotto alle nuove esigenze del pubblico.
Ma questo è solo uno dei tanti esempi dei campi d’azione di questo professionista dell’innovazione, destinato a diventare sempre più importante per le aziende.
Il Chief Innovation Officer si sta dirigendo verso una funzione sempre più definita e precisa e, al tempo stesso, che risponde a esigenze diverse delle organizzazioni.
Fino a dieci anni fa, questa figura aveva il compito di gestire il budget destinato all’innovazione e individuare i progetti sui quali puntare.
Oggi non è più così: questo professionista esperto in innovazione è di supporto a molti ambiti aziendali, ed è un facilitatore dell’innovazione per tutta l’azienda. Sono stati individuati 8 ambiti di azione. In particolare il CIO:
Lo sviluppo delle nuove tecnologie, l’affermarsi di un nuovo modello di gestione del lavoro determinato anche dalla pandemia, con la conseguente rapida diffusione dello smart workingÈ una nuova modalità di svolgimento dell’attività lavorativa, introdotta dalla l. 81/2017 e caratterizzata dall’assenza di precisi vincoli di orario e di luogo di lavoro per il dipendente. More impone alle figure dirigenziali un altrettanto veloce cambiamento.
I direttori HR devono confrontarsi con il lavoro ibrido, con le nuove priorità delle persone in azienda e con una nuova capacità di leadership; i direttori marketing devono immaginare una nuova comunicazione con i consumatori che hanno esigenze diverse rispetto al periodo pre Covid-19 e i direttori della produzione si devono confrontare con le nuove tecnologie sempre più avanzate, che possono essere un vantaggio nei processi aziendali.
Il Chief Innovation Officer cerca di rispondere a queste nuove necessità delle varie funzioni aziendali, dettate dal cambiamento in atto. Una sfida importante che può rappresentare nuove opportunità di lavoro per chi ne è alla ricerca e l’acquisizione, da parte delle aziende, di una figura indispensabile per il nuovo mondo del lavoro.
Un modo per diventare leader dell’innovazione aziendale è seguire percorsi di formazione tecnico-manageriale. Quest’ultima è necessaria in aggiunta alla formazione e sperimentazione sul campo dedicate alla gestione di progetti innovativi, che avviene generalmente in azienda.
I percorsi formativi principali per diventare un Chief Innovator Officer capace ed evolvere nella professione sono i Master Executive in Innovation Management, che permettono di acquisire gli strumenti manageriali e operativi per guidare le imprese verso progetti di innovazione di successo.
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