200 nuove professioni per l’economia circolare. Un’opportunità che necessita anche di un sistema di istruzione e formazione adeguato
Sono oltre 200 i nuovi lavori che servono all’economia circolare per poter funzionare al meglio. Il report “Le duecento e più professioni dell’economia circolare”, 2021 di Randstad Research relativo al censimento sulle professioni dell’economia circolare, evidenzia la necessità di profili ibridi con competenze tecniche e trasversali in costante connessione tra loro.
Le professioni coinvolte richiedono un mix di conoscenze, sia tecnico-scientifiche specifiche dell’ambito di riferimento, sia trasversali, come la capacità di fare squadra, l’apertura al cambiamento, la capacità di aggiornarsi continuamente e doti relazionali, in connessione costante con i contesti in cui operano.
Il report mette in luce anche l’attuale insufficienza di personale adeguatamente preparato per ricoprire questi ruoli, con il rischio di esasperare, nei prossimi anni, la cronica difficoltà di reperimento di figure professionali specifiche.
Dall’analisi delle competenze richieste, nell’ambito delle oltre 200 professioni individuate, risultano fondamentali le conoscenze tecnico-scientifiche, lo spirito di progettazione, l’attitudine al cambiamento, la capacità di gestione e di controllo, la conoscenza delle norme, la vocazione alla comunicazione e al coordinamento. E poi ci sono le competenze trasversali, che variano a seconda della professione. Sono ricorrenti soprattutto la capacità di lavorare in squadra, di capire i trend emergenti, la flessibilità, la capacità di rapportarsi con persone interne ed esterne, e di mettere in collegamento tra loro professioni diverse.
Il designer circolare deve conoscere i principi di progettazione sostenibile, i processi produttivi e le strategie di utilizzo dei materiali. Deve saper gestire il network di una filiera e saper collaborare nell’azienda. Questa figura progetta processi di produzione circolare, e suggerisce strategie produttive innovative.
C’è poi il tecnico della gestione della filiera, che deve conoscere i linguaggi di programmazione, e saper fare un’analisi del bilancio di sostenibilità dell’azienda. Deve avere competenze informatiche, e saper proporre nuove tecnologie. Collabora con i rappresentanti aziendali per l’organizzazione delle attività e per la comunicazione.
A questi si aggiungono, il gestore della logistica inversa, l’esperto di blockchain per la sostenibilità, il carrellista digitale, passando per l’imprenditore e per gli ingegneri gestionali che dovranno guidare le aziende nell’innovazione.
A tutti i livelli, in un contesto di economia circolare, gli operatori devono saper lavorare secondo un’ottica di riutilizzo: ad esempio, gli addetti alla logistica devono “reinventarsi”, mettendosi al servizio di processi inversi. Il settore manifatturiero del riciclo conta, in Italia, oltre 93.000 occupati, e spazia da settori che vantano una tradizione industriale di riutilizzo dei materiali (acciaio, alluminio, legno) con tassi di riciclo che vanno già dall’85% al 100%, ad altri settori con alto potenziale in prospettiva, e per i quali i tassi vanno, per esempio, dal 15,4% della lavorazione delle materie plastiche, al 56% di carta e cartone, al 71,5% di piombo e zinco.
Attraverso questa metafora, Randstad Research spiega come sia necessario disegnare le squadre che, in ogni ambito, devono affrontare aspetti specifici di economia circolare. Le nuove professioni ibride richiedono, infatti, una nuova organizzazione del lavoro.
Nel repertorio aperto delle professioni dell’economia circolare, Randstad Research ha rappresentato 15 costellazioni, a cominciare da quella dell’agricoltura: per ogni professione viene segnalata la costellazione di riferimento, poi le professioni e le costellazioni con le quali si ibrida. Ogni costellazione è costituita da professioni centrali, professioni specialistiche, e professioni emergenti trasversali.
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