Quanti sono i “nomadi digitali”?

Nomade digitale

Nel mondo sono ormai quasi 30 milioni, una piccola nazione. Età media 40 anni, sono per lo più professionisti, di cui giuristi, medici e ingegneri

Alcuni girano il mondo zaino in spalla, fermandosi solo per poche settimane. Altri scelgono una stanzialità temporanea, di diversi mesi o anche di uno o due anni. Molti sono giovani, ma ci sono anche famiglie di globetrotter che hanno scelto, almeno per un po’, di condividere questa esperienza con i propri figli

I nomadi digitali sono ormai moltissimi: le statistiche parlano di circa 30 milioni di persone nel mondo (per dare la misura, ricordiamo che l’Italia ha 60 milioni di abitanti). Per quanto riguarda i numeri nel nostro Paese, un’indagine di Volagratis.com parlava dell’8,4% della popolazione, che in numeri assoluti equivale a circa 500 mila persone

L’identikit del nomade digitale

Chi sono questi avventurieri, e come fanno a mantenersi? Iniziamo sfatando un mito diffuso: i nomadi digitali non sono solo giovani di buona famiglia che vivono di rendita e passano il tempo pubblicando splendide foto sui social. Sicuramente esiste anche questa categoria, ma ormai non sono che una piccola minoranza. 

L’ultimo rapporto di Brother Abroad, associazione internazionale che ogni anno pubblica una fotografia del nomadismo digitale nel mondo, ormai la percentuale di remote worker (quindi lavoratori dipendenti) si avvicina al 20%. Per il resto si parla per lo più di liberi professionisti altamente qualificati

Le professioni più comuni per i nomadi digitali in settori come marketing, informatica, design, copywriting ed e-commerce. E il 14% dei nomadi digitali svolge un lavoro che sembra stridere con il lavoro da remoto: architettura, giurisprudenza, medicina, urbanistica o ingegneria

Per quanto riguarda l’età media, forse stupirà scoprire che è intorno ai 40, anche se un’ampia fetta di questi lavoratori è più vicina ai 30. 

Vita da nomade: il ritmo del viaggio

Sempre secondo Brother Abroad: 

  • il 23% dei nomadi intervistati preferisce lavorare a casa propria o nel proprio alloggio, piuttosto che altrove
  • il 21% predilige gli spazi di coworking
  • il 14% ama i caffè più di qualunque altra opzione.

Il costo della vita e l’accesso veloce a Internet sono i fattori principali nella scelta di una località per la maggior parte dei nomadi, ma pesano anche:

  • sicurezza (criminalità, sicurezza ambientale)
  • accesso all’aria aperta e alla natura
  • politiche favorevoli per quanto riguarda i visti
  • accessibilità dei caffè per lavorare. 

I nomadi italiani: professionisti in viaggio

Quanto alla situazione in Italia, offre un’interessante panoramica l’ultimo Rapporto sul nomadismo digitale in Italia, realizzato dall’Associazione Italiana Nomadi Digitali.

Secondo l’indagine, i professionisti che hanno già sperimentato esperienze di nomadismo digitale sono principalmente dipendenti (52%) o collaboratori di aziende e presentano in media un alto livello di istruzione: 

  • il 42% ha una laurea
  • il 31% un master o undottorato.

La maggior parte dei nomadi digitali e remote worker intervistati lavora in settori ad alto valore aggiunto, con competenze che spaziano dal mondo della comunicazione, all’insegnamento, fino a quello dell’information technology.

In generale, l’approfondimento conferma anche che l’Italia è un paese tra i più graditi ai giramondo, che rappresentano quindi una possibile risorsa da attrarre. 

Anche perché, guardando al futuro, le statistiche sembrano concordare tutte sul fatto che questo fenomeno potrà solo continuare a crescere. I remote worker iniziano a rappresentare numeri sempre più significativi e sono sempre più numerosi anche i lavoratori che scelgono la completa autonomia, soprattutto per ragioni di libertà.

Parallelamente, continuano a crescere anche le dimissioni volontarie: secondo i dati del ministero del Lavoro, nel 2021 ce ne sono state 2 milioni, il 33% in più rispetto all’anno precedente. Si attendono ancora i dati del 2022, ma le previsioni parlano di un’onda che non accenna a fermarsi. 

 

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