Smart working. Più del Covid può internet, addio ufficio

img 1: “Mamma in smart working, con bimbo in braccio”
(foto Shutterstock)

Pandemia e internet accelerano un processo già avviato: le persone preferiscono lo smart working e la flessibilità a ufficio e orario fisso

La voglia di gestire liberamente il proprio tempo, e lavorare per aziende di cui si condividano valori e modelli organizzativi, è diventata realtà.

Ad accelerare un processo già in atto è stata la pandemia, che ha letteralmente capovolto le priorità delle persone, mettendo il lavoro al suo posto. O meglio: il lavoro è sempre importante, ma altrettanto importanti sono la soddisfazione e la gratificazione che si devono trarre dal proprio mestiere.

Stress e lavoro, addio al modello tradizionale

Ad approfondire il tema è Julia Hobsbawm, figlia del celebre storico Eric Hobsbawm, imprenditrice sociale e appassionata dei temi legati al benessere lavorativo che, nel suo ultimo libro “The Nowhere Office”, spiega come reinventare il lavoro e definisce come saranno i luoghi delle professioni nel prossimo futuro.

La convinzione che i modelli organizzativi prepandemia non fossero funzionali è maturata dopo anni di esperienza a osservare e confrontarsi con i contesti aziendali statunitensi: nel 2017, la scrittrice e imprenditrice aveva individuato nel sovraccarico lavorativo un pericolo per la salute delle persone.

Un’intuizione confermata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che nello stesso anno aveva dichiarato come lo stress fosse la maggior epidemia dell’epoca contemporanea. Capita a tutti di avere una giornata storta al lavoro. A un italiano su due succede di non dormirci la notte, e di cadere in preda all’ansia e, nei casi peggiori, alla depressione. Il dato emerge da uno studio sul benessere psicologico dei lavoratori italiani condotto da BVA Doxa.

Quasi l’85 per cento degli intervistati associa la propria condizione mentale complessiva agli stati emotivi sul lavoro. La pandemia, inoltre, ha contribuito ad aumentare le sensazioni di stress e disagio (+15 per cento) e il diffondersi di patologie come l’insonnia (+9 per cento).

Internet, stop all’ufficio e possibili disuguaglianze in vista

Secondo Julia Hobsbawm, le crepe e il malcontento che avvertiva negli anni precedenti la pandemia si sono manifestati in tutta la loro forza. Lo stop a qualsiasi attività dall’oggi al domani ha sconvolto le persone che, a poco a poco, si sono riappropriate di una parte importante della loro quotidianità, e ora non intendono più rinunciarvi.

Più della pandemia, ha inciso internet: se non fosse esistito, le persone sarebbero state isolate e non avrebbero avuto la possibilità di lavorare in smart working. Il gusto per la flessibilità e la mobilità è iniziato almeno un decennio fa, con l’arrivo di Facebook, Twitter, Instagram, Airb&b e molto altro.

Ma lo sdoganamento del remote working apre ora le porte a un possibile non equilibrio tra chi potrà permettersi di lavorare in modalità ibrida, e chi no: il lavoro ibrido rischia, in primis, di generare divisioni sociali tra lavoratori manuali e lavoratori intellettuali.

Starà alle organizzazioni non farsi travolgere dalle ineguaglianze, e individuare strumenti per consentire a tutti di poter godere della flessibilità e di un miglior work-life balance.

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