Assegno unico: a chi spetta?

Assegno unico, a chi spetta?
(foto Shutterstock)

Lavoratori, imprenditori, autonomi e professionisti: tutte le persone che possono fare domanda per l’assegno unico

Per comodità il nome è stato abbreviato nella formula “assegno unico”, ma il vero nome sarebbe “assegno unico e universale”. La legge che lo ha introdotto – il decreto legislativo 46 del 2021 – parla infatti di “assegno unico e universale, basato sul principio universalistico”.

La motivazione e la finalità di questo nuovo strumento di supporto per genitori con figli a carico sono proprio nell’aggettivo “universale”: l’assegno spetta a chiunque abbia un figlio a carico, indipendentemente dalla tipologia di reddito e di lavoro.

Vuoi fare domanda? Il team di esperti di Laborability ha ideato una guida gratuita per trasmetterla, in autonomia, direttamente sul sito dell’INPS.

Universale, davvero per tutti

La generalità dei beneficiari è probabilmente la novità più importante del nuovo strumento di sostegno per i genitori con figli a carico.

Le precedenti misure erano rivolte principalmente ai lavoratori subordinati, come ad esempio gli assegni familiari. Lasciavano così prive di supporto moltissime categorie di lavoratori, come ad esempio gli autonomi o i piccoli imprenditori.

Inoltre, le detrazioni per figli a carico non operavano per certe fasce di reddito, escludendo così ulteriori soggetti. Questa nuova misura, invece, spetta a tutti i genitori con figli a carico.

Chi può fare domanda

Chiunque abbia un figlio a carico e senza distinzione di tipologia di lavoro, occupazione e reddito.

Dunque, possono fare domanda:

  • tutti i lavoratori subordinati, anche a tempo determinato;
  • tutti gli autonomi;
  • i professionisti
  • gli imprenditori, i soci, ecc.
  • i disoccupati
  • i beneficiari del reddito di cittadinanza
  • i cittadini stranieri, residenti in Italia, con regolare contratto di lavoro, anche a tempo determinato, ma di durata superiore ai 6 mesi.

 Nessuna categoria è esclusa dai beneficiari: è una vera rivoluzione nel sistema delle tutele per i figli a carico.

Quando si considera un figlio a carico?

Se la tipologia di lavoro, o l’assenza di occupazione, non hanno alcun valore ai fini del riconoscimento del diritto all’assegno, l’unico presupposto per poter riceverlo è essere genitore con figlio a carico.

Che cosa intende la legge per “figlio a carico”?

  • tutti i figli minorenni: sono considerati parte del nucleo familiare del genitore con il quale convive;
  • il figlio maggiorenne è considerato a carico, se convive con il genitore, a condizione che il figlio non abbia un reddito superiore a 8.000,000 euro; se non convivente, è considerato fiscalmente a carico se non supera i 4.000,00 euro lordi annui.

C’è un limite di reddito?

No, non c’è alcun limite di reddito. Anche questo è un altro aspetto che conferma l’universalità del nuovo strumento di sostegno.

Chiunque può chiedere l’assegno, indipendentemente dal reddito conseguito durante l’anno. Dai milionari sino ai soggetti meno fortunati. Anche i più ricchi possono ricevere l’assegno: l’importo minimo garantito è di 50 euro mensili per figlio a carico.

Come fare domanda?

Questo tipo di misura non passa per il datore di lavoro, ma deve essere richiesta dal singolo lavoratore.

È possibile fare la richiesta di assegno unico in tre modi:

  1.   direttamente attraverso il portale dell’INPS;
  2.   presso le sedi territoriali dell’INPS;
  3.   attraverso un CAF – patronato

Se vuoi fare domanda direttamente sul sito INPS, puoi utilizzare questa guida gratuita creata dal team di Laborability, che ti guiderà nella compilazione della domanda, passo dopo passo, spiegandoti in modo interattivo e con un linguaggio semplice, ciascuna fase della richiesta.

 

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