Assenteismo e falsa timbratura: quali sono le conseguenze

Assenteismo e false timbrature
(foto Shutterstock)

È consentito il licenziamento per giusta causa del dipendente che attesta falsamente la propria presenza in ufficio, anche se la condotta viene accertata dalle agenzie investigative

Cos’è l’assenteismo 

Con il termine “assenteismo” si indicano diverse situazioni che riguardano le assenze dal lavoro, ma qual è il significato di assenteismo?

In senso tecnico, l’assenteismo è la percentuale di assenze registrata all’interno di un’azienda o di una sede di lavoro. Le aziende la calcolano perché rappresenta un costo e può ridurre la produttività.

In senso più comune, invece, si parla di assenteismo dal lavoro per descrivere la tendenza di una persona a essere spesso assente, con o senza una giustificazione valida.

Ecco alcuni esempi tipici di comportamenti che possono far pensare ad assenteismo:

  • malattie frequenti a ridosso o dopo le ferie o i ponti;
  • Assenze non programmate o ingiustificate;
  • Ritardi frequenti;
  • Uscite anticipate senza permesso;
  • Permessi presi con regolarità sospetta.

E cosa significa invece falsa timbratura del cartellino? 

Con l’espressione “falsa timbratura del cartellino” si indicano tutte le situazioni in cui dichiari di essere presente al lavoro, anche se in realtà non lo sei.

Ci sono diversi modi in cui può avvenire, ma ecco i più frequenti:

  • timbri il cartellino e poi ti allontani dal posto di lavoro;
  • un collega timbra per te, anche se quel giorno non sei nemmeno presente.

In entrambi i casi, stai falsamente attestando una presenza che non corrisponde alla realtà.

Licenziamento per assenteismo o per falsa timbratura: è giusta causa?

Per prima cosa, devi sapere che c’è una differenza importante tra licenziamento per assenteismo e licenziamento per giusta causa per falsa timbratura perché si tratta di due situazioni diverse.

La falsa timbratura del cartellino è sicuramente una violazione disciplinare, ma bisogna sempre valutare quanto è grave il comportamento prima di parlare di licenziamento per giusta causa.

Facciamo un esempio concreto: se timbri il cartellino falsamente solo una volta, e ti assenti per pochi minuti, rischi comunque un procedimento disciplinare, ma non basta per giustificare un licenziamento immediato.

In questi casi, l’azienda può decidere di darti una sanzione conservativa, come una sospensione o un richiamo scritto.

Se invece la falsa timbratura si ripete più volte, o riguarda intere giornate lavorative, allora la tua condotta può essere ritenuta molto grave, tanto da portare anche al licenziamento per giusta causa.

La situazione è diversa quando si parla di assenteismo. Se le tue assenze sono giustificate (per esempio con un certificato medico), l’azienda non può punirti.

Ma se l’azienda sospetta che le assenze non siano reali, dovrà dimostrarlo, magari anche con l’aiuto di un investigatore privato, per provare che non c’erano motivi validi per restare a casa.

Lavoratore assenteista pubblico impiego

Nel lavoro pubblico esiste una norma specifica che punisce proprio questi comportamenti. L’articolo 55-quinquies del Decreto Legislativo 165/2001 dice chiaramente che, se lavori nella pubblica amministrazione e attesti falsamente la tua presenza in servizio, puoi andare incontro a conseguenze penali molto serie.

In particolare, se alteri il sistema di rilevazione delle presenze (come il cartellino) oppure usi un certificato medico falso per giustificare un’assenza, rischi:

  • la reclusione da 1 a 5 anni;
  • una multa da 400 a 1.600 €.

Le stesse pene si applicano anche al medico che rilascia il certificato falso e a chiunque ti aiuti a commettere questo reato.

Assenteismo e indagini investigative.

Se il tuo datore di lavoro scopre, anche con l’aiuto di un investigatore privato, che hai dichiarato falsamente di essere presente al lavoro, mentre in realtà svolgevi attività personali, puoi andare incontro a conseguenze molto serie.

In questi casi, il datore può procedere col licenziamento per giusta causa, cioè senza preavviso e senza indennità, perché la tua condotta viene considerata molto grave.

Il comportamento in cui attesti una falsa presenza in servizio (per esempio timbrando e poi andando via o non presentandoti affatto) può essere considerato un atto fraudolento.

Se lavori nel settore pubblico, rischi anche sanzioni penali, come la reclusione da 1 a 5 anni e una multa, secondo l’articolo 55-quinquies del decreto legislativo 165/2001.

La decisione del tribunale di Padova

Il Tribunale di Padova ha chiarito che il tuo datore di lavoro può usare un’agenzia investigativa per verificare se hai attestato falsamente la tua presenza in servizio.

Il giudice ha spiegato che, in questi casi, si parla di controlli difensivi. Cosa significa? Sono controlli permessi solo per accertare comportamenti illeciti, cioè azioni che violano la legge o il contratto, come nel caso della falsa timbratura o della dichiarazione di orari non veri.

Questi controlli non possono servire a verificare come svolgi il tuo lavoro o se rispetti i tuoi compiti quotidiani. Sono ammessi solo quando l’azienda sospetta un comportamento illecito.

Il Tribunale ha confermato che questi controlli possono essere fatti anche da investigatori privati, oltre che con strumenti come telecamere o altri sistemi di videosorveglianza, ma solo se c’è il sospetto di un reato o una grave violazione.

Nel caso deciso dal giudice, il lavoratore aveva falsificato gli orari di entrata e uscita, oppure timbrava il badge e poi usciva per dedicarsi ad attività personali, come andare al bar o al ristorante.

Il problema non era solo disciplinare: questo comportamento è stato considerato anche un reato, cioè una truffa, perché il dipendente ha preso lo stipendio intero pur lavorando meno ore del dovuto.

Per questo motivo, il Tribunale ha confermato che il licenziamento per giusta causa era legittimo, perché la fiducia con il datore di lavoro era stata definitivamente compromessa (Ordinanza n. 1774 del 2 ottobre 2019).

 

 

 

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