I buoni pasto possono essere utilizzati per aumentare il proprio netto in busta paga, poiché non sono soggetti a tassazione
Quando non è presente un servizio mensa in azienda, l’azienda può decidere di erogare dei buoni pasto ai propri dipendenti per ogni giorno di effettivo lavoro.
I buoni non sono soggetti a tassazione e perciò il loro utilizzo è conveniente sia per chi li eroga sia per chi li riceve.
I destinatari sono espressamente indicati nel DECRETO 7 giugno 2017, n. 122:
Ogni lavoratore che riceve buoni pasto ha diritto ad averne uno per ogni giornata lavorativa. Facoltativamente il datore di lavoro può erogarne di più, ma concorrerebbero al reddito del dipendente, perdendo tutti i vantaggi fiscali.
I buoni pasto sostituiscono la mensa aziendale e di conseguenza possono essere spesi solo per alcune categorie di beni: alimenti, bevande e qualsiasi altro prodotto alimentare pronto per il consumo. Sono quindi esclusi ad esempio gli acquisti di giornali o altri oggetti non riconducibili a prodotti alimentari.
I buoni pasto possono essere utilizzati non solo nei supermercati, ma anche in pizzerie, agriturismi o qualunque altro negozio con prodotti alimentari convenzionato ad accettare questo tipo di buoni.
In genere si possono utilizzare al massimo 8 buoni pasto per ogni spesa, ma è sempre bene verificare con l’esercente, perché la quantità varia, anche in base all’importo di ogni buono.
I buoni possono essere erogati sia in forma cartacea, che elettronica, e possono essere utilizzati esclusivamente dal lavoratore cui sono rivolti.
La legge fissa dei limiti massimi per non assoggettare i buoni a tassazione:
I buoni pasto hanno una propria scadenza, che è abbastanza lontana nel tempo. Infatti:
Se ti dovessi accorgere di avere dei buoni pasto scaduti e non ancora utilizzati non temere, è possibile sostituirli. Se possiedi buoni pasto cartacei ti consigliamo di rivolgerti al dipartimento delle risorse umane dell’azienda dove lavori, che provvederà a sostituirli; se invece sono elettronici puoi farlo autonomamente presso la società che emette i buoni pasto. Qualora dovessi essere in difficoltà chiedere aiuto alla propria azienda può essere sempre un’opzione valida.
I buoni pasto offrono vantaggi fiscali per i datori di lavoro non indifferenti. Infatti i buoni pasti erogati ai propri dipendenti sono deducibili al 100%, così come l’IVA è completamente detraibile.
Chi ha una partita IVA, è in regime ordinario (dunque, non in regime forfettario) e non ha dipendenti può comunque utilizzare i buoni pasto per sé. In questo caso la deducibilità è fino al 75%, mentre l’IVA con aliquota al 10% è integralmente detraibile.
Va specificato che la deducibilità per gli autonomi con partita IVA senza dipendenti non può superare il 2% dei commenti ottenuti nel periodo d’imposta.
Vediamo ora le domande più frequenti alle domande poste sul tema dei buoni pasto in azienda.
I buoni pasto vengono accettati solitamente presso bar, ristoranti, negozi di alimentari, supermercati e anche esercenti che effettuano il delivery. Per essere accettati gli esercenti dove ti rechi devono essere convenzionati con il brand dei buoni pasto, solitamente puoi consultare la lista presso l’app o il sito web dell’azienda che li emette.
La scadenza del buono pasto è determinata da ogni società emittente; quindi, non è uguale per tutti, e, in ogni caso, normalmente, le società emittenti i buoni pasto fissano la scadenza di fruizione degli stessi al 31 dicembre di ogni anno.
Per ogni transazione è possibile usare fino a 8 buoni pasto, fermo restando che per rimanere esentasse i ticket restaurant emessi dai datori di lavoro possono essere al massimo uno per ogni giorno lavorativo.
I buoni pasto possono essere cartacei o elettronici, e cioè essere consegnati sotto forma di ticket cartaceo o di “tessera elettronica” – tipo il “bancomat”, oltre alla differenza materiale le due tipologie di buoni pasto si differenziano nell’importo di esenzione da tasse e contributi:
Leggi anche:
Buoni pasto: dove li accettano?
Fringe benefit 2024: previsto un ulteriore innalzamento della soglia