Il premio di risultato fa parte della retribuzione variabile e consiste in un’erogazione di denaro – aggiuntiva rispetto alla retribuzione base – condizionata al raggiungimento di un determinato obiettivo che può essere individuale, di gruppo, di stabilimento o di azienda.
Il raggiungimento dell’obiettivo (e quindi del premio) è solitamente legato a determinati indicatori.
Sul premio di risultato si pagano meno tasse? Volendo, sì. Il lavoratore può optare per la tassazione ordinaria o per la «tassazione agevolata», sta a lui valutare la convenienza, ma vediamo meglio di cosa si tratta.
La Legge di Bilancio ricollega delle agevolazioni fiscali al pagamento dei premi di risultato legati a obiettivi che non siano prettamente individuali (entro un limite massimo di importo pari a 3.000 euro lordi e con riferimento a redditi riferiti all’anno precedente non superiori a 80.000 euro).
L’agevolazione consiste nell’applicazione di un’aliquota unica pari al 10% rispetto a quella che viene applicata alla retribuzione ordinaria. Per l’applicazione di questa agevolazione il premio di risultato deve presentare determinate caratteristiche:
Sì, la conversione del premio è fattibile. La legge prevede per il lavoratore la possibilità di scegliere tra il pagamento del premio di risultato in denaro e come retribuzione in busta paga oppure in forma di beni e servizi welfare, per il valore corrispondente in tutto o in parte al premio maturato. Questa possibilità deve però essere prevista dall’accordo sindacale che istituisce il premio di risultato e che prevede anche l’accesso ai beni e ai servizi welfare concordati con le organizzazioni sindacali.
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