Confermata anche per il 2025 la riduzione del costo del lavoro ottenibile grazie ai risparmi fiscali e contributivi sui premi di risultato
Il premio di risultato è una forma di riconoscimento monetario sempre più diffusa nelle aziende, legata al raggiungimento di specifici obiettivi concordati tra impresa e lavoratori.
Si tratta, in sostanza, di un compenso aggiuntivo rispetto alla normale busta paga, pensato per valorizzare l’impegno del personale e incentivare il miglioramento delle performance. Il suo ammontare viene espressamente definito, in via preventiva, all’interno di un regolamento.
Può essere legato a parametri di produttività, efficienza o redditività aziendale in uno specifico periodo di tempo. Negli ultimi anni, la normativa ha previsto una tassazione agevolata per questo tipo di premio, rendendolo più interessante sia per i datori di lavoro che per i dipendenti.
Uno degli obiettivi principali delle recenti riforme in ambito di lavoro è il “taglio del cuneo fiscale”, ovvero la riduzione delle imposte e dei contributi nella busta paga per aumentare lo stipendio netto dei lavoratori dipendenti.
Per questa finalità la Legge di Bilancio ha confermato anche per l’anno 2025 l’incentivo fiscale sulle somme date ai lavoratori come premi di risultato, in continuità con il regime agevolato sulla tassazione dei premi che era già stato introdotto nel 2016 come misura di carattere strutturale per migliorare la produttività e l’innovazione all’interno delle aziende.
Il premio di risultato è una somma di denaro che puoi ricevere dal tuo datore di lavoro quando vengono raggiunti determinati obiettivi, generalmente su base annua, che possono riguardare:
Il tema del premio di risultato e delle assenze è sempre molto discusso, soprattutto quando ci sono obiettivi da raggiungere. Ti starai chiedendo: il premio di risultato è legato alla presenza? In molti casi, sì. Il premio viene riconosciuto solo se hai registrato un certo numero di giornate effettivamente lavorate nel periodo di riferimento.
Ma non tutte le assenze vengono considerate allo stesso modo. Ad esempio, il rapporto tra congedo parentaleÈ il diritto, riconosciuto in capo a entrambi i genitori, di astenersi dal lavoro facoltativamente e contemporaneamente entro i primi anni di vita del bambino. More e premio di risultato può variare in base agli accordi aziendali.
A questo proposito, è utile ricordare la sentenza del Tribunale di Asti del 7 dicembre 2020, secondo cui il fatto di essere genitore e di usufruire dei relativi congedi non può giustificare un trattamento diverso tra lavoratori.
Un altro caso importante riguarda le assenze per legge 104 e premio di risultato. Con una sentenza della Corte d’AppelloÈ l’organo che, nel sistema giudiziario italiano, è competente a giudicare sulle impugnazioni delle sentenze pronunciate dal Tribunale. More di Torino del 13 aprile 2022, è stato definito discriminatorio escludere dal premio di risultato le assenze legate alla cura di familiari con disabilità o alla propria condizione.
Questa decisione è stata fondamentale: ha chiarito che non tutte le assenze possono essere trattate allo stesso modo nel calcolo dei premi di produttività. Congedo straordinario e premio di risultato, quindi, sono compatibili.
Capire come si calcola il premio di risultato ti aiuta ad avere un’idea più precisa di quanti soldi potresti ricevere alla fine del periodo considerato. Ma attenzione: non esiste un metodo unico, perché ogni azienda può stabilire regole diverse tramite accordi interni o regolamenti aziendali.
Una volta fissati gli obiettivi, l’azienda stabilisce un importo massimo che può variare in base a quanto l’impresa, o il reparto in cui lavori, è riuscita a raggiungere durante l’anno.
In alcuni casi esiste una quota fissa garantita, in altri il premio è completamente variabile. E può anche succedere che l’importo venga differenziato tra i lavoratori, a seconda della presenza o del livello di partecipazione agli obiettivi.
Il premio di risultato ha una tassazione diversa da quella ordinaria, cioè da tutte quelle somme che, per esempio, potresti ricevere una tantum nella tua busta paga. I premi di risultato hanno un’imposta sostitutivaÈ un prelievo che si applica alla fonte su taluni redditi (ad es. interessi sui conti correnti bancari o postali che non sono relativi all’attività d’impresa, interessi sui BOT o altri titoli di debito pubblico); i redditi soggetti a imposta sostitutiva, come quelli a tassazione separata, sono esclusi dalla base imponibile. More , una forma di tassazione più favorevole rispetto all’IRPEF ordinaria.
L’incentivo fiscale consiste nell’applicazione di un’imposta sostitutiva dell’IRPEF e delle addizionali regionali e comunali, ridotta anche per l’anno in corso dal 10% al 5%.
La tassazione dei premi di risultato è quindi vantaggiosa per te, perché ti permette di ricevere in busta paga quasi tutto l’importo lordo previsto dal datore di lavoro.
L’importo massimo che può beneficiare di questa tassazione agevolata è di 3.000 € lordi all’anno, come previsto dall’art.1 comma 385 della Legge di Bilancio 2025. Questo limite si riferisce all’imponibile fiscale, cioè al netto dei contributi Inps a tuo carico.
Per beneficiare della detassazione dei premi di risultato, ci sono regole precise da rispettare, sia da parte tua che da parte del datore di lavoro.
Hai diritto a questa agevolazione solo se sei un lavoratore dipendente del settore privato, non hai rinunciato espressamente all’agevolazione, e se il tuo reddito da lavoro dipendente nel 2024 non supera gli 80.000 €.
Inoltre, la detassazione si applica solo se il premio ti viene erogato sulla base di un accordo aziendale o territoriale stipulato con le rappresentanze sindacali (RSU o RSA).
A questa contrattazione decentrata spetta il compito di stabilire criteri oggettivi per misurare incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza o innovazione, in modo da legare il premio a parametri chiari e verificabili.
I contratti che regolano questi premi devono poi essere depositati presso l’Ispettorato del Lavoro competente, che li rende disponibili agli enti pubblici interessati.
L’attuale normativa prevede anche un’ulteriore agevolazione, vantaggiosa sia per te che per il tuo datore di lavoro: la possibilità di convertire, anche solo in parte, il premio di risultato in beni o servizi di welfare aziendaleÈ l’insieme di benefit e prestazioni che un datore di lavoro riconosce ai suoi dipendenti, in aggiunta alla normale retribuzione, con lo scopo di migliorarne la qualità della vita privata e professionale. More, in alternativa all’imposta sostitutiva del 5%.
In questo caso, le somme convertite non concorrono alla formazione del reddito imponibile e risultano totalmente esenti da tassazione e contribuzione. Il limite massimo di questa agevolazione è 3.000 € all’anno.
Scegliere la conversione del premio in welfare rappresenta un beneficio anche per l’azienda: mentre l’erogazione del premio in denaro è pienamente imponibile ai fini contributivi, la quota convertita in welfare è esente da contributi e non rientra nel calcolo del TFR, con un risparmio fino al 30% sul costo del lavoro.
Leggi anche:
Licenziamento di una badante o di una colf: come funziona?