Cosa succede in caso di rifiuto? Esistono delle alternative? E se non sono disponibili ferie maturate? Tutte le risposte, in pillole
La possibilità per le aziende di far rimanere a casa i lavoratori durante l’emergenza coronavirus, per evitare la diffusione del contagio, pone il problema di come considerare i giorni in cui il dipendente è costretto a non andare al lavoro.
Per chi non può ricorrere allo smart workingÈ una nuova modalità di svolgimento dell’attività lavorativa, introdotta dalla l. 81/2017 e caratterizzata dall’assenza di precisi vincoli di orario e di luogo di lavoro per il dipendente. More, le ferie sono uno degli strumenti necessari a garantire l’attuazione della principale misura preventiva: il distanziamento sociale. E infatti i dpcm dell’8, 9 e 11 marzo 2020 hanno suggerito ai datori di lavoro di promuovere il ricorso a periodi di ferie al fine di ridurre le presenze sui posti di lavoro, limitando, conseguentemente, lo spostamento delle persone.
Al riguardo il problema che si pone è: fino a che punto l’azienda può decidere in modo unilaterale quante ferie far fare al dipendente?
Sì, nel caso di ferie arretrate.
L’azienda, considerate anche le indicazioni del Governo relative all’emergenza Covid-19, può decidere autonomamente di mettere mano alle ferie arretrate, ossia quelle degli anni precedenti non ancora godute dal dipendente, nei casi di chiusura anche solo parziale dell’attività.
È anche possibile che l’azienda faccia esaurire tutte, e non solo una parte, delle ferie arretrate. In questo caso il dipendente non può rifiutarsi di essere collocato in ferie, in quanto l’azienda ha l’ultima parola sulla concessione o meno di esse.
I dipendenti che si rifiutano di essere posti in ferie e, ad esempio, continuano a svolgere la propria attività lavorativa in smart working, sono esposti a sanzioni disciplinari, dal momento che non hanno rispettato una precisa disposizione aziendale.
Il dipendente posto forzatamente in ferie, anziché rifiutarsi, potrebbe chiedere in forma scritta che i periodi di assenza gli vengano considerati come ore di permessi (ex festivitàEx festività o festività soppresse, rappresentano i giorni di festività non più riconosciuti dalla legge e dalla contrattazione collettiva, che sono stati convertiti in ore di permesso retribuite ulteriori rispetto ai ROL. More o ROL), conservando così integro il suo “tesoretto” di ferie da utilizzare in futuro.
Un’ulteriore alternativa, ove concretamente possibile, è chiedere al datore di poter svolgere l’attività in regime di smart-working, attivabile in modo semplificato in ragione dell’emergenza.
Si, ma non può impormelo.
Non è necessario. Lo ha specificato l’INPS, con riferimento a CIGO e CIGS, con la circolare 28 marzo 2020, n. 47.
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