Il trasferimento del lavoratore deve essere sempre motivato dal datore di lavoro e si tratta di un trasferimento definitivo
Può succedere che durante il percorso professionale il datore di lavoro ti chieda di spostarti a lavorare in una sede di lavoro diversa rispetto a quella in cui hai iniziato a lavorare.
Questa sua scelta potrebbe provenire da diverse ragioni, spesso collegate a esigenze organizzative dell’azienda.
Ma non solo: potresti anche essere tu a richiedere un trasferimento per motivi anche delicati come frizioni o dissapori con altri colleghi.
In questo articolo, scopriamo come funziona il trasferimento dei lavoratori e quali sono le regole di legge da rispettare. Iniziamo!
Il trasferimento del lavoratore consiste nel cambiamento definitivo del luogo di lavoro in cui opera abitualmente e quindi lo spostamento, sempre definitivo, da una sede di lavoro a un’altra.
In pratica, c’è un trasferimento di sede lavorativa: potresti passare da un ufficio a Milano a uno a Roma, oppure da una filiale a un’altra città. Questo tipo di trasferimento di sede di lavoro è regolato dalla legge, e cioè dal codice civile, che dice chiaramente: non si può spostare una persona da una sede all’altra senza motivi validi. Servono delle ragioni serie, come esigenze tecniche, organizzative o produttive dell’azienda.
Attenzione: per il trasferimento dei lavoratori non possiamo considerare solo la legge come fonte di disciplina, ma dobbiamo tener conto anche di cosa dice la giurisprudenza e soprattutto il CCNL applicato al tuo rapporto di lavoro.
Ma quando può essere davvero necessario un trasferimento per lavoro? A volte nasce da un bisogno dell’azienda: magari c’è una riorganizzazione aziendale o servono competenze specifiche in un’altra sede. In altri casi, il trasferimento del lavoratore può rappresentare l’ultima spiaggia per risolvere questioni più delicate, come ad esempio frizioni o conflitti tra colleghi.
In certe altre situazioni, poi, puoi essere tu a richiedere il trasferimento di lavoro. Se è così, il datore di lavoro non può rifiutarsi di prendere in considerazione la tua domanda, che dovrà essere valutata secondo correttezza e buona fede.
Vediamo ora i requisiti specifici per porre in campo un trasferimento di lavoratori.
Il datore di lavoro ha un ampio potere di scelta per quanto riguarda la tua prestazione lavorativa, ma deve comunque giustificare le sue scelte.
Il trasferimento di un dipendente, come abbiamo già accennato, deve essere legato a specifiche esigenze:
La scelta, quindi, del datore di lavoro di trasferire un dipendente dovrà essere necessariamente collegata a bisogni aziendali o a specifiche previsioni dei contratti collettivi. Queste ragioni, infatti, devono sempre avere un carattere oggettivo dato che un eventuale trasferimento disciplinare, cioè uno spostamento per sanzionare una condotta, è ammesso solo se è previsto come sanzione dal CCNL applicato al rapporto di lavoro.
Cosa succede se ti hanno proposto un trasferimento a una sede di lavoro oltre 50 km da casa tua, ma non puoi spostarti? In certi casi, potresti riuscire ad accordarti con l’azienda e firmare una risoluzione consensuale del contratto, così da chiudere il rapporto di lavoro in modo pacifico.
Nel caso venga richiesto un trasferimento del lavoratore oltre 30 km, e questo spostamento rende difficile raggiungere la nuova sede, ad esempio perché è troppo lontana o richiede più di 80 minuti con i mezzi pubblici, allora puoi rifiutare il trasferimento. In queste condizioni, il rifiuto è considerato giusta causa e ti dà diritto a richiedere la NASpI, cioè l’indennità di disoccupazione.
Attenzione: ricorda che il trasferimento è un atto definitivo e non temporaneo. Se l’azienda ti propone qualcosa di temporaneo allora si parla di trasferta.
Devi sapere che anche tu puoi fare richiesta di trasferimento lavoro. In questo caso potresti domandarti “come faccio chiedere il trasferimento al lavoro? Non ci sono delle regole specifiche, ma comunque dovrai presentare una richiesta scritta al tuo datore di lavoro.
In questo caso, indipendentemente dai motivi per chiedere il trasferimento di lavoro, il tuo capo è tenuto a valutare la tua domanda e a scegliere secondo i principi di correttezza e buona fede.
Devi avere delle ragioni specifiche per chiedere questo trasferimento? No, ma comunque possono essere motivi legati alla famiglia meritevoli di tutela e attenzione come ad esempio assistere dei familiari non autosufficienti oppure dei figli piccoli.
Non per forza per iscritto. Questo non vuol dire che non serve fare la comunicazione di trasferimento sede di lavoro, anzi è sempre necessario comunicarlo, anche solo in forma orale.
A nostro avviso, comunque, è buona prassi comunicarti per iscritto dove verrai trasferito e da quando avrà luogo il trasferimento.
Questa lettera di trasferimento ha inoltre lo scopo di dare data certa del giorno in cui tale notizia ti viene comunicata.
Posso rifiutare un trasferimento di lavoro?
Si, puoi rifiutare un trasferimento di lavoro ma devi fare molta attenzione, perché la motivazione alla base deve essere valida.
In questi casi, infatti, è molto frequente che ci si trovi davanti a un giudice e tutto dipenderà dalla sua valutazione. Possono crearsi due scenari diversi:
Per riassumere, infine, perché il tuo rifiuto sia valido il trasferimento deve essere illegittimo: deve, cioè, non essere conforme a quanto previsto dal contratto collettivo.
Se il tuo rifiuto è legittimo, dovrai comunicarlo all’azienda in genere entro 60 giorni dal ricevimento della lettera di trasferimento. Al contrario, se è illegittimo il tuo comportamento potrebbe essere sanzionato dal datore.
Non dobbiamo confondere il trasferimento definitivo con il trasferimento temporaneo del lavoratore ad altra sede.
In quest’ultimo caso, infatti, come abbiamo già anticipato più sopra, si parla di trasferta.
Il personale dipendente può essere inviato in “missione” in un altro Comune rispetto a quello in cui ha sede l’azienda, anche per più giorni in via del tutto temporanea.
Finita la trasferta, infatti, tornerai a lavorare nella sede dove hai sempre reso la tua prestazione lavorativa.
In questo caso, in base anche a cosa prevede il CCNL applicato al tuo rapporto di lavoro o alle prassi aziendali, ti può essere pagata un’indennità di trasferta con metodi diversi a seconda dei casi.
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