Ancora oggi la maternità al lavoro è un tabù, e noi vogliamo farlo cadere come una foglia di fico
di Sonia Malaspina, Direttrice Risorse Umane Italia e Grecia Danone
Il rientro dalla maternità, per me, è stato difficile. Erano altri tempi e tutta l’organizzazione aziendale semplicemente era fatta per persone che non hanno mai bisogno di assentarsi, che possono essere presenti al lavoro in qualunque giorno e a qualunque ora.
Per una mamma con dei bambini, che ha bisogno di un periodo di congedo e poi di rispettare determinati orari, di assentarsi se i bambini si ammalano… non c’era spazio. Non voglio dire che tutto il mondo del lavoro fosse deliberatamente ostile alle mamme lavoratrici, direi più che altro che non ci pensavano. Eravamo una categoria invisibile, un tabù.
Successivamente ho orientato la mia carriera lavorativa, e non solo, a colmare questo gap: l’ho fatto con passione e dedizione, con spirito da attivista. Ho lanciato una policy sulla maternità quando ancora non se ne parlava e da dodici anni intervisto regolarmente mamme e papà di rientro dal congedo, un’esperienza che mi ha insegnato moltissimo.
Nella primavera del 2021, in piena pandemia, ho incontrato Riccarda Zezza, co-autrice del libro MAAM – Maternity as a Master. Eravamo ai giardini di Porta Venezia, a Milano, tutt’e due con il panino in mano. È stata lei, chiacchierando, a propormi di scrivere un libro. All’inizio mi è sembrata un’idea balzana: io sono una manager, gestisco, non racconto.
Però l’idea continuava a frullarmi in mente, e così insieme a una giovane collega e HR manager, Marialaura Agosta, abbiamo iniziato a lavorare al nostro libro: “Il congedo originale”. Il richiamo evidente è al peccato: quando diciamo che le mamme devono poter lavorare andiamo contro secoli di storia.
Da che mondo è mondo, le donne stanno a casa e curano i bambini. Studiano, si formano e poi sacrificano il loro percorso professionale perché accudiscono prima i figli, poi i genitori. E l’uomo lavora.
Siamo consapevoli che la nostra battaglia non è contro l’atteggiamento di alcune aziende, ma contro la storia. Ancora oggi la maternità è un tabù, e noi vogliamo farlo cadere come una foglia di fico. Il libro è un racconto corale, che nasce dalla mia esperienza diretta ma anche da più di dieci anni di dialogo con i neogenitori.
Il punto di partenza è un’esperienza difficile, la mia, sublimata in una prospettiva positiva. Vedo che ultimamente a proporre policy per la genitorialità non sono solo le grandi aziende che possono “permetterselo”, ma anche realtà che decidono di investire, rendendosi conto che sul medio termine la resa è enorme.
Nel 2020 ho lanciato una policy dedicata non solo alle mamme ma anche a tutte le persone che condividono incarichi di cura, per esempio coloro che devono assistere una persona cara anziana o fragile. E ho sperimentato in prima persona quanto è prezioso dare valore alle caratteristiche delle persone.
L’attenzione ha un peso che non è traducibile in denaro. Crea legame, attaccamento, coinvolgimento sincero. Motiva le persone. Non esiste benefit o compenso economico in grado di restituire lo stesso valore.
Al tempo, se non avessi avuto la mia famiglia io avrei mollato e non sarei qui. Ora sogno il giorno in cui nessuna mamma dovrà più trovarsi a scegliere tra il lavoro e la famiglia.