Le aspettative della Generazione Z al lavoro sono elevate: ecco come il management può affrontarle
Giovani sempre più determinati ma, al tempo stesso, attenti alla qualità della loro vita: lavorare bene, guadagnare tanto, senza rinunciare al tempo libero. Le aspettative della Generazione Z dal lavoro sono molto elevate, e riuscire a soddisfarle non è così semplice.
L’employer branding sta diventando un fattore importante sul quale le aziende devono investire per attrarre nuovi talenti e ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro presente ormai da almeno cinque anni.
Cosa fare, dunque, per essere attrattivi nei confronti di questi giovani che si affacciano sul mondo del lavoro? Guadagno e retribuzione sono sempre stati un punto importante per le generazioni al lavoro, ma per i GenZ questo parametro non è più l’unico e spesso neanche quello fondamentale per scegliere se accettare o rifiutare un’offerta.
Ci sono altri aspetti che non sono affatto secondari e che, anzi, possono essere proprio l’ago della bilancia nella scelta di un giovane della Generazione Z.
Corporate social responsibility, engagement e work life balance sono gli elementi a cui questi giovani non vogliono più rinunciare. Pertanto, il percorso delle aziende per accaparrarsi i talenti migliori parte nella fase del recruiting, che però è solo un primo step.
Il focus su questi parametri deve proseguire durante l’onboarding e, di fatto, non si ferma mai. L’impegno dell’azienda e del management, una volta ingaggiato un nuovo talento, sarà quello di mantenerli sempre alti.
La corporate social responsibility è un fattore che ha un peso importante nella scelta di un giovane di lavorare per una determinata azienda. La Generazione Z è molto attenta alle tematiche legate alla sostenibilità sociale e ambientale e, tra i parametri di valutazione rispetto a una realtà dove poter lavorare, il livello di coinvolgimento reale in iniziative che apportino benefici concreti alla comunità può incidere molto sulla decisione del giovane.
Non si tratta di una questione di immagine: le competenze e la preparazione della Generazione Z rispetto a questo tema sono notevoli, e rendono i giovani molto capaci di individuare quando la sostenibilità dichiarata da un’azienda è solo un’operazione di marketing.
Il management deve tener conto di questo approccio al lavoro che i giovani stanno manifestando. Questo si traduce, nelle fasi di recruiting e onboarding, nel comunicare le iniziative concrete dedicate alla sostenibilità che la propria azienda mette in atto e nel coinvolgere la persona nei progetti di sostenibilità una volta che sarà salita a bordo, ad esempio attraverso la comunicazione interna.
L’engagement non è solo il frutto dell’interesse verso le attività che vengono svolte in azienda: la Generazione Z cerca un posto di lavoro che abbia una mission ambiziosa e un management capace di essere d’esempio.
L’epoca della fiducia one-way è finita, sostituita dalla fiducia reciproca: i giovani hanno aspettative molto elevate nei confronti dell’azienda e, di conseguenza, di Ceo e HR che la rappresentano.
Per questa generazione la fiducia reciproca è fondamentale; è importante che il management sia onesto e trasparente a tutti i livelli, trasmettendo un’immagine coerente con vision e mission dell’azienda.
Questo è determinante nel percorso professionale dei giovani in un’azienda: se viene meno la fiducia nei confronti di figure apicali e HR, la Generazione Z inizia a cercare un nuovo impiego.
Il terzo elemento a cui fare attenzione è il work life balance: i giovani hanno la necessità di trovare un ambiente lavorativo che preveda lo smart workingÈ una nuova modalità di svolgimento dell’attività lavorativa, introdotta dalla l. 81/2017 e caratterizzata dall’assenza di precisi vincoli di orario e di luogo di lavoro per il dipendente. More, valorizzi la diversity e favorisca la partecipazione nei processi decisionali. La Generazione Z vuole lavorare in modo collaborativo e da remoto, utilizzando le nuove tecnologie a disposizione.
Questo permette ai giovani di avere una gestione equilibrata e libera dei tempi di lavoro e vita privata. Un vantaggio sia per loro che per le aziende, che beneficiano in modo indiretto delle conseguenze di un buon work life balance: maggior benessere per chi lavora significa migliori performance di business per l’azienda.
Leggi anche:
‘WeBlend: iniziativa Lavazza per favorire l’engagement’
‘Le 4 sfide per il benessere delle organizzazioni del futuro’