Il colosso lombardo è stato tra i primi a scegliere la linea dura contro i non vaccinati, prospettando misure fino al possibile licenziamento per i trasgressori. Poi il passo indietro
Ha scatenato una pioggia di polemiche la lettera ai dipendenti diffusa il 26 luglio da Sterilgarda, uno dei maggiori produttori di latte e succhi di frutta in Italia. La comunicazione, un’informativa ad uso interno, tracciava la linea che verrà adottata da settembre in poi: cambio mansione o, dove non fosse possibile, blocco dello stipendio per chi rifiuta il vaccino. In seguito, però, l’azienda ha corretto il tiro: l’azione sarà volta solamente a sensibilizzare i dipendenti, senza misure “punitive”.
«È convinzione della società — si legge nella prima lettera ai dipendenti — che gli strumenti di contenimento della pandemia, in primis i vaccini, siano e saranno fondamentali per evitare la reintroduzione di misure restrittive delle libertà personali e per lo svolgimento delle attività economiche. […] Tutelare l’azienda dai rischi biologici rientra tra gli obblighi del datore in tema di sicurezza sul posto di lavoro. La normativa in vigore prevede già, per molte categorie di lavoratori, la somministrazione obbligatoria di vaccini quali quello contro il tetano, contro l’epatite B o il vaccino antitubercolare. A ciò si aggiunga che la sottoposizione alla vaccinazione costituisce anche uno strumento etico di rispetto e tutela dei lavoratori e delle loro famiglie, oltre che di tutti coloro che si trovano a dover già convivere con situazioni patologiche incompatibili con la somministrazione del vaccino, rimanendo pertanto soggetti esposti al contagio in ambiente lavorativo».
Il testo si fa però più preciso nella parte finale, dove si annuncia a chiare lettere una linea molto dura contro i non vaccinati. «Si informa pertanto che che dal mese di settembre 2021 — si legge — a chi risulterà privo di Green Pass per la mancata sottoposizione all’iter vaccinale verranno attribuite mansioni diverse da quelle normalmente esercitate e tali da escludere il rischio di contagio per gli altri dipendenti, con erogazione della relativa retribuzione. Qualora la modifica della mansione non fosse possibile esponesse altri dipendenti o collaboratori alla medesima situazione di rischio il lavoratore non verrà ammesso in azienda, con sospensione della retribuzione sino alla ripresa dell’attività lavorativa». Una presa di posizione che ha scatenato l’ira dei no vax, che hanno tempestato di commenti negativi il profilo Facebook dell’azienda.
Visto il clamore sollevato, Sterilgarda si è affrettata a rendere pubblica una seconda nota, per precisare che «in nessuna parte del testo si è mai minacciato di licenziare alcuno. Abbiamo fatto presente che il diritto alla salute dei dipendenti e delle loro famiglie deve essere salvaguardato al pari del diritto al lavoro di ognuno. Si è scritto che sarà avviato un tavolo di discussione al riguardo con le RSU aziendali e con il medico del lavoro proprio per valutare meglio, con tutti gli interessati, il miglior percorso da intraprendere». In seguito all’incontro con i sindacati, il dietrofront definitivo: la terza nota da Sterilgarda, pur ribadendo l’importanza della vaccinazione anticovid-19, annuncia solamente la costituzione di una commissione interna che «valuterà come applicare al meglio i protocolli sanitari nazionali e aziendali».
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