Benessere dei dipendenti e work-life balance, prevenzione a km 0, sfruttare meglio il welfare pubblico: ecco i temi affrontati nel panel su salute e risorse
Lo scorso 15 maggio si è svolta la seconda edizione di IMPACT2030, il grande evento di laborability dedicato al lavoro che cambia. Manager e CEO di importanti aziende si sono avvicendati sul palco nel corso di quattro panel: “Migliorare la qualità dell’esperienza lavorativa”, “Potenziare l’accesso alle risorse e alla salute”, “Misurare il livello di sostenibilità dell’azienda” e “Guidare il cambiamento partendo dalla leadership”.
Durante il secondo panel, abbiamo voluto mettere al centro del dibattito una questione essenziale per il benessere di ogni persona, cioè l’accesso alle risorse e alla salute e come potenziarlo. Lo abbiamo fatto assieme a Umana, Centro di Medicina e, in conclusione, a noi di laborability.
Che si tratti di progetti a sostegno del personale per la promozione del welfare, di servizi sanitari portati dentro l’azienda per agevolare la gestione del tempo delle famiglie o di accesso a risorse pubbliche che già esistono ma pochissimi conoscono, è emersa in maniera cristallina l’esigenza di partire innanzitutto dall’ascolto e dall’informazione nei confronti dei propri dipendenti come chiave per avviare percorsi in grado realmente di migliorare le cose.
Con Umana si è parlato di impatto sul tessuto sociale insieme a Giovanna Brunelli, referente Innovazione e Sostenibilità, che ha illustrato i vari progetti messi in campo dall’azienda per i propri collaboratori in modo da potenziare l’accesso alle risorse e alla salute.
“Questi progetti che non hanno solo un esito immediato ma guardano al futuro, per cambiare dinamiche poco efficaci. Sono stati sviluppati con un gruppo di colleghi che provengono da diverse aziende del gruppo, quindi in un’ottica di multi competenze”, ha spiegato Brunelli.
“Un’occasione per ragionare sui temi aziendali e capire come portare la cultura del lavoro che ci rappresenta non solo tra noi ma nelle famiglie e sul territorio. Non c’è ricetta magica, è un percorso iniziato nel 2021 con i bilanci di sostenibilità, che via via che macina progetti vede le opportunità”.
Punti chiave della sostenibilità applicata all’HR per Umana sono benessere dei dipendenti, work-life balance, ovvero conciliazione vita-lavoro, ed employability.
Il primo progetto è stato Welfare 4 U. Attivo dal 2021, si tratta di un sistema a fruizione autonoma da parte del singolo, con 1.418 fruitori attuali di cui 1098 donne e 320 uomini. I servizi maggiormente apprezzati sono: buoni acquisto/fringe, attività esperienziali (viaggi, concerti, attività ludico ricreative) e rimborsi istruzione figli, oltre ai servizi aggiuntivi che vanno dall’assistenza fiscale e consulenze previdenziali gratuite a buoni pasto, sconti e convenzioni varie.
A sottolineare l’importanza di comunicare queste iniziative c’è il caso della previdenza complementare. “Ci siamo posti gli obiettivi di promuovere salute e accesso ai servizi, raccontando le opportunità meno viste, tra cui le consulenze sulla previdenza integrativa, e abbiamo notato che i dati sull’accumulo welfare hanno iniziato ad aumentare.
C’è bisogno di un’azione attiva per veicolare e portare avanti il progetto, non basta la piattaforma. Quindi siamo passati a progetti particolari e speciali”.
È il caso del progetto Vivi Umana per il Bando Conciliazione del Ministero della Famiglia, agosto 2022 – febbraio 2025: strumenti e azioni per la cultura della conciliazione, rivolto a chi ha un genitore anziano, un figlio o un parente con necessità di supporto.
“Noi valorizziamo il lavoro e non vogliamo che questa conciliazione sia letta come una scelta tra vita e lavoro. Il concetto è creare sinergia tra questi due ambiti, dando risorse utili ad affrontare queste fasi, non solo economiche, ma che creino coesione. Perché è lì che una persona sta bene, quando si conciliano queste due anime”. Una visione innovativa e lungimirante, premiata dal Ministero con il 1° posto nel bando.
Ancora più impattante si annuncia il progetto Crescere in Umana per l’Avviso Riparto settembre 2024 – settembre 2026, sempre del Ministero Famiglia, che prevede strumenti e azioni a sostegno di famiglia e lavoro, riservato a donne con figli 0-3 ma che Umana ha voluto estendere a tutte le donne del Gruppo.
“Partiremo in settembre. Abbiamo pensato a una serie di azioni trasversali e ci saranno moltissime attività informative e di networking su questi temi, con tantissimi servizi fino al rientro al lavoro. Un progetto che ci ha portato a ottenere la certificazione parità di genere e a sederci accanto ai territori, per dialogare e capire come lavorare con la comunità per portare impatto e cambiare ciò che non è perfettamente funzionante”.
Il secondo intervento ha visto come protagoniste Monia Campilii e Francesca Villa, rispettivamente responsabile Commerciale Corporate e responsabile Convenzioni e Fondi sanitari del Centro di Medicina, una realtà nata 35 anni fa a Conegliano e diventata oggi un interlocutore di riferimento per le aziende.
Centro di Medicina è una rete di strutture sanitarie private e convenzionate presenti nel nord Italia tra Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia e Friuli Venezia Giulia che già nel 1989 aveva creato una divisione corporate su medicina, lavoro e prevenzione a km 0 in azienda.
“Dai dati Istat emerge che nel 2023 ci sono state 400 mila nascite in meno e l’età media in Italia è di 48 anni, più alta di quella europea che è a 44,4. Dati che sono aumentati molto negli ultimi anni: siamo più vecchi e stiamo più a lungo in azienda”, ha sottolineato Monia Campili.
“Ragionando con le imprese e intervistando il personale dipendente abbiamo capito l’urgenza di portare i check up a km 0, sul posto di lavoro, proponendo esami del sangue con infermieri direttamente in azienda. La cosa più importante per chi lavora è il tempo, che è sempre poco. Tra spostamenti nel traffico, bambini da portare a scuola e incombenze quotidiane, andare a fare il prelievo di sangue di routine diventa l’ultima delle priorità”.
L’intuizione del Centro di Medicina, quindi, è stata quella di dare la possibilità di fare il prelievo in azienda: chi lavora si trova già lì, ci mette solo 10 minuti e non ha bisogno della ricetta del medico di base, un ulteriore risparmio di tempo. I prelievi possono essere offerti dall’azienda o pagati dal dipendente, che usando il Pos poi può scaricarli sul 730. “Un sistema molto efficace, tanto che abbiamo avuto un boom di richieste”.
Le aziende sono sempre più consapevoli dell’importanza di prendersi cura della salute. L’epidemia
di Covid-19 ha accelerato questa tendenza e ora c’è bisogno di una presa in carico da parte degli HR per offrire sempre più servizi relativi al benessere delle proprie persone, inteso non solo come salute. “Tante aziende importanti stanno portando diversi servizi sanitari all’interno dell’azienda. È un modo virtuoso di dare più tempo alle persone e permettere loro di gestire meglio l’equilibrio vita-lavoro”.
Nel 2024 la sanità sta cambiando anche grazie alla sanità integrativa. Dai dati in possesso del Centro di Medicina, sono 15 milioni gli italiani che, grazie al posto di lavoro, hanno accesso ai
fondi sanitari collettivi. Le aziende hanno un ruolo cruciale anche su questo punto: devono sensibilizzare le persone e invitarle a informarsi su tutto quello di cui hanno diritto. Sapere cosa offre la propria copertura sanitaria è fondamentale per il benessere di ogni persona che lavora.
Francesco Salonia, AD di Laborability, ha chiuso gli interventi del panel partendo dal confronto alquanto impietoso tra il salario medio lordo in Italia (34 mila euro e con fiscalità elevata) e quello di Germania (54 mila euro) e Usa (58 mila). Che però, tra le righe, sottintende una particolarità del sistema italiano.
“Questo implica uno stato di welfare ricco e generoso. Che come cittadini sfruttiamo troppo poco. E può essere la chiave per incidere su questo tema”, ha osservato Salonia, fornendo subito dati di grande rilevanza.
“Abbiamo tre grandi bacini di risorse: pubbliche, bilaterali e Tfr. In Italia messe insieme queste tre voci valgono 30 miliardi di euro l’anno. Che è il valore economico dell’Intelligenza Artificiale in Europa nel 2022. Quindi è un valore enorme e dimostra che c’è un bacino di ricchezza da sfruttare meglio, visto che tra il 40% e il 60% di queste risorse non viene utilizzato.
Ci sono più di 500 misure disponibili in Italia, un’enormità. Gli enti bilateraliSono associazioni private tra sindacati dei lavoratori e dei datori di lavoro di un determinato settore, con varie funzioni (es. conciliazione nelle liti di lavoro, sostegno al reddito dei lavoratori, formazione professionale). More sono più di 600 ma meno del 5% di chi ne ha diritto fa almeno 1 richiesta in 1 anno. Significa che il 95% dei lavoratori contribuiscono agli enti bilaterali senza ricevere nulla in cambio”.
Alla base, anche in questo caso, c’è primariamente un problema di informazione.
“In media un lavoratore dipendente normale riesce a ottenere almeno 1.000-1.200 euro dal welfare pubblico. Una famiglia in affitto con due figli e un cane può superare i 3mila euro tra assegno unico universale, bonus nido, detrazioni su affitto, spese veterinarie, abbonamento trasporti e contributo Fondo Est per acquisto di occhiali.
Ma c’è una chiara aspettativa delle persone che lavorano: l’84% ritiene che sia l’azienda a dover informare su queste risorse. E qui c’è una grande occasione di employer branding, perché possiamo fare qualcosa di importante per loro”.
“Quando facciamo una strategia di total reward dobbiamo sempre tenere conto di questi 3 pilastri: welfare aziendaleÈ l’insieme di benefit e prestazioni che un datore di lavoro riconosce ai suoi dipendenti, in aggiunta alla normale retribuzione, con lo scopo di migliorarne la qualità della vita privata e professionale. More, risorse pubbliche e servizi bilaterali. Ed è importante non sprecare le risorse che già esistono.
In questi anni laborability ha lavorato a uno strumento che ha mappato più di 250 tipologie di bonus, agevolazioni e incentivi, mettendo le persone nelle condizioni di poterle prima di tutto conoscere e poi utilizzare, così da portare a casa 1.000-1.200 euro di welfare pubblico da integrare a quello privato. È un’occasione per dare di più al personale senza alzare il costo del lavoro, e per di più in modo socialmente sostenibile.
Si può fare in maniera intelligente, avendo un impatto sociale fortissimo su chi lavora in Italia, ovvero 23 milioni di persone: con questi numeri, parliamo di un impatto sul sistema macroeconomico”.