Riconoscere le emozioni di chi lavora con noi è importante per gestire ogni situazione al meglio
Le emozioni non esistono solo nella vita privata, ma pervadono anche l’ambito lavorativo.
Che sia rabbia o tristezza, delusione o felicità, ogni emozione va gestita al meglio per trasformarla in qualcosa di positivo per la persona che lavora: un buon leader deve possedere la dote dell’intelligenza emotiva, una delle soft skills più importanti per affrontare nel modo migliore anche le situazioni più complesse e problematiche.
L’epoca del leader-capo e della struttura gerarchica in azienda sta volgendo al termine, e sempre di più il leader capace è identificato come una persona che sa entrare in connessione con i propri collaboratori, cogliendone necessità, sofferenze, difficoltà e anche entusiasmo.
Ogni emozione, infatti, dalla più negativa a quella più positiva, se correttamente interpretata e compresa, può trasformarsi in un’occasione di crescita per tutti, dal leader ai colleghi che lavorano nello stesso team.
L’intelligenza emotiva consiste nella capacità di percepire, valutare ed esprimere un’emozione. Riuscire a gestire le emozioni proprie e altrui aiuta a vivere meglio, sia nel privato che nel contesto lavorativo: è importante accorgersi quando un collaboratore prova rabbia, o è triste rispetto a una difficoltà riscontrata nello svolgimento di un’attività assegnatagli.
Una volta riconosciuta un’emozione negativa, un leader capace si avvicina al collaboratore, e cerca un confronto costruttivo per capire insieme a lui cosa possa non aver funzionato bene, e come poter rendere una performance più efficace.
Per la persona, sentire la vicinanza e la volontà di comprensione sarà fondamentale per trasformare la difficoltà e l’insoddisfazione in un desiderio di miglioramento.
L’intelligenza emotiva è una competenza composta da cinque aspetti fondamentali: chi possiede questa skill è in grado di conoscere le proprie emozioni, monitorarle, motivarsi utilizzando le emozioni, riconoscere quelle del prossimo, e gestire le situazioni più diverse con una buona dose di autocontrollo.
Queste persone possiedono le competenze della padronanza di sé e del self-control sotto stress.
Gli studi di neuroscienze hanno dimostrato come l’area prefrontale, sede della “memoria di lavoro”, sia messa a dura prova dall’amigdala, la struttura cerebrale che gioca un ruolo chiave nelle emergenze emotive. La capacità dell’area prefrontale di inibire il messaggio proveniente dall’amigdala preserva la chiarezza mentale e mantiene le nostre azioni su una rotta definita, anche nelle condizioni più difficili.
Se non si sanno riconoscere e gestire le proprie emozioni, non si possono gestire quelle degli altri. L’intelligenza emotiva è indispensabile per codificare e interpretare le emozioni, che si possono trasformare in strumenti molto potenti.
Un’emozione negativa gestita male può innescare meccanismi deleteri verso tutti i colleghi, con gravi ripercussioni sulla qualità e la quantità del lavoro.
Riuscire a comprendere l’origine delle nostre emozioni, e saperle gestire positivamente, favorisce la sintonia con i colleghi, superiori e dipendenti, oltre a migliorare il nostro lavoro, specie quando si tratta di un lavoro di squadra.
Esiste una differenza sostanziale tra il capo e il leader: quest’ultimo istruisce i propri collaboratori, senza far percepire il senso di subordinazione, e ascoltando le persone. In questo modo il leader costruisce l’armonia tra tutti i suoi collaboratori, generando entusiasmo e dando fiducia.
Imparare a riconoscere le emozioni, e trasformarle in stimoli per migliorare il lavoro è la chiave del successo.
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